Iphigénie en Tauride di Gluck a Parigi – Review

Iphigénie en Tauride di Gluck a Parigi – Review by William Fratti – Meraviglioso spettacolo di Robert Carsen al Theatre des Champs Élysees –


Ogni volta che si ha la fortuna di ascoltare uno dei tanti capolavori di Christoph Willibald Gluck ci si rende subito conto di quanto fosse moderno, anticipatore dei tempi, genio indiscusso del carattere drammatico formatosi all’interno della sua stessa tragedia, per poi arrivare a influenzare non solo il romanticismo ottocentesco, ma addirittura l’opera del primo Novecento. Oggi non è possibile ascoltare la splendida Iphigénie en Tauride senza pensare a Les Troyens ed Elektra.

Ed è in questo filone atemporale che si insinua il meraviglioso spettacolo di Robert Carsen al Theatre des Champs Élysees a Parigi, in scena il 24 giugno 2019, che descrive sapientemente e con enfasi angosciante il terribile antefatto degli omicidi di Agamennone e Clitennestra, per poi calare nuovamente la scure della tragedia negli animi di Ifigenia e Oreste senza mai lasciare al pubblico un solo minuto di riposo. L’uso dei bravissimi mimi, con eccezionali coreografie di Philippe Giraudeau, avvolge il dramma come le spire di un serpente, con effetti luci davvero incredibili disegnati dallo stesso Carsen e da Peter van Praet. La scenografia e i costumi di Tobias Hoheisel sono più che funzionali, assolutamente necessari così come sono per raccontare la terribile tragedia che sembra consumare i cuori dei protagonisti, ma che riesce a ripiegare nel lieto fine solo all’ultimo minuto.

Eccellente anche la bacchetta di Thomas Hengelbrock alla guida del bravissimo Balthasar-Neumann-Ensemble, che si prodiga in una lettura che lascia senza respiro, sempre attenta al fraseggio e all’accento della musica e degli interpreti, mai sacrificando la purezza dei suoni. Bravissimo anche il Balthasar-Neumann-Chor con un particolare encomio per la sezione femminile.

Gaëlle Arquez è una splendida Iphigénie, dotata di una bella voce piena, dal timbro piacevolissimo che non si inquadrerebbe né come soprano né come mezzosoprano, particolarmente adatto a questo genere di ruoli. Gli acuti sono limpidi, le note basse sono salde, i piani sono pregevoli, la linea di canto è morbida ed elegante, arricchita da un carattere drammatico particolarmente incisivo.

La affianca un altrettanto eccellente Stéphane Degout nel ruolo di Oreste, dove mostra le sue ottime qualità in termini di proiezione, con una vocalità brillante e smaltata, sapientemente al servizio di un entusiasmante fraseggio e un eloquente uso della parola, che trova il suo apice in tutta la parte introduttiva di secondo atto, con un forte accento tragico.

Paolo Fanale conclude il superbo trio di protagonisti con la sua consueta raffinatezza. Pylade è il solo personaggio patetico – fatta eccezione per la prima aria di Ifigenia – e Fanale sa bene come rendere interessante questo genere di canto con un uso dei colori che non ha eguali e dei cromatismi davvero dolci. La musicalità è eccezionale, il suono è pulitissimo, le mezze voci sono elegantissime.

Alexandre Duhamel è un bravo Thoas e risolve molto bene la parte, con grinta e in maniera davvero avvincente.

Molto bene anche per la morbida Catherine Trottmann nel doppio ruolo di Diane e Deuxième prêtresse.

Concludo il grande cast di altissimo livello gli efficaci Francesco Salvadori nei panni di uno scita, Charlotte Despaux in quelli della prima sacerdotessa e una donna greca, Victor Sicard in quelli del ministro del tempio.

William Fratti

PHOTOS  Vincent Pontet |Theatre Des Champs Élysees