Ruben Micieli e Fabrizio Maria Carminati, virtuosismo a Catania – Recensione

di Natalia Di Bartolo – “Virtuosismo pianistico e strumentale” in una serata con Ruben Micieli pianista e Fabrizio Maria Carminati Direttore al Teatro Massimo Bellini di Catania


Il Concerto n. 1 in SI bemolle minore per pianoforte, op. 23 di Pëtr Il’ič Čajkovskij è un vero monumento della Musica di tutti i tempi, ma, fin dalla sua composizione nel 1874-75, fu una reale fonte di “conflitto” per l’autore stesso.

Concepito per pianista virtuoso e orchestra, rifiutato, denigrato, accettato poi, rimesso a punto e, successivamente, invece, conclamato come capolavoro, fu considerato anche musicalmente, come un “conflitto” fra orchestra e pianoforte. In realtà è la sua natura stessa che lo porterebbe ad esserlo, per la disparità dei mezzi dello strumento solista di fronte ad un’orchestra con un organico molto nutrito. E qui lo stesso autore ammise che occorresse “un pianista bravo”. Dunque sono palesi le difficoltà virtuosistiche da superare, perché il pianoforte rischierebbe di essere travolto dalle sonorità dell’orchestra.

In realtà, la parola chiave risolutrice per l’ottimale esecuzione di questo concerto è “equilibrio”: solo equilibrando alla perfezione le voci dello strumento con quelle della compagine orchestrale si può venir fuori da un pericoloso ginepraio sonoro. E il 22 marzo 2024, al Teatro Massimo Bellini di Catania tale equilibrio è stato raggiunto, grazie alle doti virtuosistiche del giovane pianista siciliano Ruben Micieli e l’esperiente, saggia direzione d’orchestra del M° Fabrizio Maria Carminati.

Infatti, se è pur vero che per eseguire alla perfezione il concerto suddetto occorra un pianista virtuoso, è pur vero anche che occorra un ottimo direttore d’orchestra per raggiungere l’equilibrio di cui sopra.

Il Maestro Carminati ha scelto la modulazione dei volumi orchestrali per centrare l’obiettivo e ha colto nel segno. Ruben Micieli, allievo del M° Giovanni Cultrera di Montesano e che ancora oggi con lui studia e si perfeziona, ma dotato di un già rilevante curriculum, si è cimentato in quest’impresa improba e ne è uscito vittorioso. Padrone della tastiera, è riuscito, in coordinazione perfetta anche dell’entusiasmo giovanile con la saggezza dell’esperienza del M° Carminati, non solo a raggiungere l’equilibrio di cui sopra, ma ad instaurare quel “dialogo” tra pianoforte e orchestra, che in questo concerto è il dato più difficile da ottenere. Ottimo, quindi, il coordinamento fra i due musicisti e docile e duttile l’orchestra del Teatro Massimo Bellini ad assecondare necessità, tempi e dinamiche.

Risultato: grande successo del pianista e delicata, anch’essa saggia, ritrosia agli applausi del M° Carminati, che ha lasciato il proscenio tutto al Micieli.

Applausi scroscianti da un pubblico variegato e composito, meritato successo personale del solista, che, chiamato più volte alla ribalta ha concesso due bis: le improbe Variazioni dal Rigoletto verdiano di Eugenia Appiani e la “Giga” dalla Partita n. 1 di Johann Sebastian Bach. Ovvero, sia concesso a chi scrive, “il diavolo e l’acquasanta”, perché dall’insistito virtuosismo ottocentesco delle variazioni da un’opera italiana, si è passati all’inevitabile virtuosismo “matematico” di Bach. Il che dimostra che il riuscitissimo progetto “Micieli suona il concerto di Čajkovskij” ha dato adito allo spettatore di desiderare ascoltare nuovamente il pianista, ma da solista: un tale excursus nei bis è stato, ad orecchio attento, dimostrazione di padronanza non solo dello strumento, ma anche degli stili e delle capacità necessari per metterli in atto; se ne deduce, allora, che il Micieli, abbia catturato il pubblico e lo abbia saputo incuriosire, pur propendendo, per gusto personale, si ritiene, per il repertorio del virtuosismo ottocentesco. Si attende, dunque, un ritorno del giovane pianista in concerto solistico.

La serata era intitolata, non a caso, “Virtuosismo pianistico e strumentale” e perciò, se la prima parte del Concerto è stato “territorio” del pianoforte, il M° Fabrizio Maria Carminati, nella seconda parte, si è saputo ritagliare un programma strumentale a proprio gusto e misura, dandosi anima e corpo all’amato Ottorino Respighi.

In tale seconda parte, infatti, il Maestro bergamasco, Direttore artistico del Teatro Massimo Bellini di Catania, ha dato vita ad un’esecuzione calibrata, delicata nella direzione del “Trittico Botticelliano”, attenta alle dinamiche, alle sensazioni, alla capacità pittorica che anche la musica indubbiamente possiede, se coniugata, poi, con le Arti visive.

I tre capolavori del Botticelli: “La Primavera”, “L’adorazione dei Magi” e “La nascita di Venere” hanno dunque aleggiato in musica, eseguiti, come previsto, con un organico ridotto e solisti di tutto rilievo. Di bacchetta gentile e precisa, il Maestro Carminati ha colorato la serata di sensazioni coinvolgenti assolutamente attinenti ad una partitura desueta nell’esecuzione e anche per questo particolarmente preziosa.

A seguire, le meravigliose “Fontane di Roma”, poema sinfonico P 106, sempre del Respighi, in un tripudio di strumentazione a pieno regime, con un organico attentissimo e coinvolto e, anche qui, un acceso colorismo di tipo pittorico, che evidentemente è molto congeniale al M° Carminati.

Anche la seconda parte orchestrale del Concerto ha entusiasmato il pubblico, che ha tributato al Direttore ed all’orchestra convinti e sentiti applausi di gradimento per l’intera serata.

Natalia Di Bartolo ©

Foto di Giacomo Orlando, Teatro Massimo Bellini ©