Review: LA VEDOVA ALLEGRA a Catania. Gli appassionati si sono sentiti certamente gratificati dala celebre operetta in scena al teatro Massimo Bellini il 10 dicembre 2017.
ナタリア ・ ディ ・ バルトロで
Gli appassionati si sono sentiti certamente gratificati da La Vedova allegra di Franz Lehár andata in scena a Catania il 10 dicembre 2017. A maggior ragione perché da anni tale genere non si vedeve sulle scene catanesi e la gente, negli attuali tempi difficili, ha desiderio di svago.
Il teatro Massimo Bellini era gremito, colmo di spettatori plaudenti che avevano fatto la fila al botteghino, con tanto di numeretti, fino a pochi minuti prima dell’inizio e si erano poi precipitati a prendere posto. Dunque, se è pur vero che al giorno d’oggi la leggerezza dell’operetta sembra anacronistica e, nata per essere leggera, diventa quasi volatile, senza addentrarsi nel ginepraio dei confronti e delle valutazioni certo è che si tratta di un titolo che ancora spopola.
Per saziare tanto desiderio di “leggerezza”, la direzione d’orchestra di un’operetta dovrebbe essere essa stessa leggera e brillante. In realtà, il Maestro Andrea Sanguineti si è lasciato ammaliare dal lato “sognante” della partitura e, volendolo accentuare in maniera un po’ svenevole, ha rallentato i tempi. L’ottima orchestra del teatro etneo l’ha seguito docilmente in tali sottolineature, che il Maestro ha voluto imprimere all’andamento dell’intero spettacolo. Oltretutto, non bisogna dimenticare come il direttore abbia il compito di favorire le vocalità presenti scena, che sono sia cantanti che recitanti: i rallentamenti eccessivi ed il volume certo non moderato non giovano a nessuno, soprattutto ai cantanti, che hanno dovuto fare riserva di lunghi fiati e spinte.
La protagonista è colei che ha spiccato sull’intero cast, data la vocalità decisamente professionale e adusa anche ad altro repertorio: Silvia Dalla Benetta si è dimostrata una Hanna Glawari duttile e piacente.
Il conte Danilo di Fabio Armiliato si è distinto al suo fianco per disinvoltura scenica ed esperienza.
Il Camille de Rossillon di Emanuele D’aguanno è stato puntuale ed elegante, affiancato dalla graziosa Valencienne di Manuela Cucuccio e dallo spigliato Armando Ariostini nei panni del barone Zeta.
Anche se tutti i numerosi comprimari ed altrettanto il coro diretto da Gea Garatti Ansini sono stati gradevoli, la recitazione è stata un po’ ostica per tutti…E allora su questo versante ha dettato legge Tuccio Musumeci, nei panni di Njegus; un Njegus siciliano, ovviamente, di nome Concetto, che da veterano della prosa ha dominato la scena con grande naturalezza.
Piacevolmente arricchito dalle coreografie di Giusy Vittorino, con l’inserimento del celeberrimo can-can di Offenbach nella parte dello spettacolo ispirata a Chez Maxim’s, l’intero spettacolo si è snodato senza troppe sbavature, in una produzione nella quale hanno spiccato più che la regia, un po’ routinaria, le scene e i costumi di Vittorio Sgarbi.
Idea efficace e low cost la trovata cinematografica delle proiezioni scenografiche delle Terme Berzieri di Salsomaggiore, riflesse dalle quinte a specchio; sarebbe il caso di ripeterla con diverso materiale iconografico anche in altre produzioni di diverso genere.
Il concentrarsi dell’azione sulla parte anteriore del palcoscenico, proprio a causa di tali proiezioni non a tutti, però, è piaciuto. Dunque le proporzioni andrebbero curate con maggiore attenzione, sottolineando che gli effetti cinematografici dal vivo purtroppo non sortiscono lo stesso risultato che sullo schermo.
I mosaici del regno del Liberty hanno comunque fatto da adeguata cornice ad una scena ricca più di personaggi che di arredi, in un turbinio di vesti e di veli. Vittorio Sgarbi li ha certamente curati col gusto dell’intenditore Boldiniano, ma ha travalicato la stilizzata eleganza dell’epoca per il taglio “avveniristico” e l’eccesso di orpelli, spacchi e trasparenze.
Presente in sala il pubblico delle grandi occasioni, numerose le autorità; la Catania che conta era presente all’evento, prodiga di applausi finali che hanno salutato il grande successo della serata, conclusiva della stagione lirica 2017.
ナタリア・ディ・バルトロ ©
PHOTOS Giacomo Orlando