Rezension: FALSTAFF a Parma

Review: FALSTAFF a Parma, uno spettacolo firmato da Jacopo Spirei collaboratore di Graham Vick e diretto da Riccardo Frizza

Von William Fratti –


L’ultima opera del Cigno di Busseto torna sul palcoscenico del Teatro Regio di Parma con uno spettacolo firmato da Jacopo Spirei – collaboratore di lunga data di Graham Vick – che mantiene sempre una certa attenzione alla parola, con una sana leggerezza che aiuta a percepire i veri messaggi reconditi di questo capolavoro.

L’azione è giustamente trasposta in tempi contemporanei, così da permettere al pubblico di rivedersi e riconoscersi in scena; resta sempre punzecchiante, mai banale, mai ridicola, sempre divertente nella misura dettata dalla compostezza, trascurata solo dal protagonista e dai suoi servitori. Ottimi i costumi di Silvia Aymonino – interessante la scelta dell’animalier – ed efficaci le luci di Fiammetta Baldiserri. Invece le scene di Nikolaus Webern sono un’occasione persa. Validissima la piccola stanza d’osteria costruita quasi in proscenio, che agevola i cambi che si possono fare sul retro; elegantemente squisita la piazza di Windsor che prende il posto del giardino di Ford. Meno intrigante, ma accettabile, la casa di Alice che si apre sulla piazza. Assolutamente mediocre la scena finale, con piccole aiuole vistosamente finte, la casa dei Ford ancora aperta, la quercia idealizzata in un disegno luci sul lampadario della sala.

Ottima la lettura musicale di Riccardo Frizza sul podio di una Filarmonica Arturo Toscanini finalmente compatta e omogenea. Frizza guida con mano salda la matematica millimetrica di questa immensa partitura senza mai lasciare nulla al caso e il risultato lo si percepisce in crescendo fino all’apoteosi finale, quando dirige una fuga così precisa da potersi sentire ogni singola parte e ogni singola parola.

Roberto De Candia dimostra di avere fatto suo questo ruolo, pur con la certezza che crescerà ulteriormente nel corso degli anni. Il suono è ampio, corposo e luminoso al tempo stesso, perfetto per la parte, con una certa musicalità e precisione che gli derivano dal repertorio mozartiano e rossiniano. Il personaggio è centratissimo, intriso di bon ton britannico, irriverente ma garbato, insolente ma composto.

Amarilli Nizza debutta nella parte di Alice – ennesimo ruolo verdiano del suo catalogo – e finalmente la riconduce nell’ambito delle vocalità piene e robuste. Alice non possiede pezzi solistici o duetti, se non qualche frase in terzo atto, ma è l’artefice di tutta la commedia, pertanto il peso del suo canto deve rappresentare ciò che compie in scena. Nizza, in questo senso, interpreta una “Signora” Alice sotto ogni punto di vista, facendosi sempre sentire dalle note più basse, saldamente ancorate, fino agli acuti.

Giorgio Caoduro è un Ford brillante, dotato di smalto e ampiezza nella voce, rigore e compostezza nell’interpretazione scenica.

Damiana Mizzi è annunciata indisposta – la Signora Meo potrebbe adottare il cortese modello Pereira effettuando direttamente le comunicazioni in palcoscenico – ma la sua performance non sembra particolarmente menomata. Anzi si presenta lucente e in grado di affrontare i filati con un buon uso del fiato, anche se il legato è da migliorare.

Juan Francisco Gatell è un buon Fenton, innamorato, gentile, romantico, elegante e raffinato anche nel canto elegiaco che contraddistingue questo personaggio.

Sonia Prina interpreta una Quickly squisita, anche se nella vocalità si riscontra uno stile non propriamente morbido e fluido che appare un poco strano, presumibilmente derivante dal suo repertorio d’elezione. Ma ciò non è un grande problema, poiché le note ci sono e il personaggio è davvero accattivante.

Meg è la brava Jurgita Adamonyte, Cajus l’efficacie Gregory Bonfatti, Bardolfo l’istrione Andrea Giovannini, Pistola il valido e ben preparato Federico Benetti. Buona la prova del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani.

Wilhelm Fratti

PHOTOS Teatro Regio di Parma