Review Sipario: LA SPOSA E I SUOI CARNEFICI a Volterra. Patrizia Ciofi e Simone Migliorini con Laura Pasqualetti incantano il pubblico con l’avanguardia ナタリア・ディ・バルトロ.
By D.G.
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XV Festival internazionale del Teatro Romano di Volterra – Patrizia Ciofi e Simone Migliorini con “La Sposa e i suoi carnefici” ナタリア・ディ・バルトロ
L’articolo da “Sipario”:
Patrizia Ciofi e Simone Migliorini incantano Volterra
と LA SPOSA E I SUOI CARNEFICI ナタリア・ディ・バルトロ
La sposa e I suoi carnefici
ナタリア・ディ・バルトロ
Con Patrizia Ciofi e Simone Migliorini
Al pianoforte Laura Pasqualetti
Regia di Patrizia Ciofi e Simone Migliorini
XV Festival del Teatro Romano di Volterra, 2017
Non sempre a teatro la sperimentazione deve conferire un taglio netto al passato per essere se stessa. Si può realizzare una sperimentazione di commistione di generi che trasformi un semplice récital a due voci, una parlata e una cantata, in un un vero e proprio spettacolo in cui recitazione, musica e canto s’intersechino in maniera assolutamente inedita.
と’ accaduto a Volterra, dove è andato in scena giorno 8 agosto 2017, quale serata conclusiva del XV Festival internazionale del Teatro Romano, nel monumento millenario, uno spettacolo tra Opera e Prosa: “花嫁と処刑人” によって ナタリア ・ ディ ・ バルトーロ.
Protagoniste due eroine immortali del teatro di tutti i tempi: Giulietta e Desdemona, accomunate entrambe dall’essere spose, ma costrette al sacrificio estremo dalla violenza cieca dei propri congiunti: il padre per Giulietta e il marito per Desdemona.
I congiunti, armati di un amore che diventa potere inconsapevolmente crudele e vessatorio, sanno diventare i più spietati carnefici e le due eroine sono accomunate dal privilegio di essere state immortalate dalla divina penna di Shakespeare e dall’essere congiunte in un unico destino di matrimonio e di morte. Ciò che il padre decide per Giulietta diventa morte; così come ciò che Otello decide per Desdemona. Il destino delle due spose, però, oltre ad essere l’effetto di due cause opposte, è il prodotto di due “riflessi” in antitesi dell’amore coniugale, entrambi fatali: quello imposto per Giulietta e quello liberamente scelto per Desdemona.
L’idea si presentava in bilico tra Opera e Prosa ed il bilico, è ovvio, può essere pericoloso: basta perdere un attimo l’equilibrio e si rischia di cadere. Mica facile, la questione, se si debbano conciliare William Shakespeare と ヴィンチェンツォ ・ ベッリーニ と ・ フェリーチェ ・ ロマーニ と シャルル ・ グノー…per non parlare di Arrigo Boito col Bardo e di entrambi con ジュゼッペ ・ ヴェルディ. シェイクスピアー と . ボイト, in sintonia perfetta, si sa, erano in ottime mani musicali, comunque, entrambi… Ma il punto sta nel fatto che anche . ボイト meriti di essere recitato, come シェイクスピアー, non solo cantato.
Visto che il punto è questo, l’idea è nata proprio da qui, perché i libretti d’opera sono sempre dimenticati, così come i loro autori. Boito fu talmente geniale da immortalarsi anche come musicista…Ma pure Romani era un grande poeta; e Barbier と カレ, librettisti di グノー, altrettanto e anche loro andavano d’accordo con il grande Bardo.
L’idea era quella di far “話” i librettisti insieme a シェイクスピアー, oltre che farli “cantare”. La scelta della commistione dei versi dai libretti d’Opera con i versi shakespeariani ha seguito una conseguenzialità drammaturgica che ha ripercorso a tutto tondo le due vicende celeberrime e tragiche.
Un lavoro di cesello tra frasi musicali, canto e recitazione, che ha dovutro tenere conto di passaggi musicali e canori, di fiati e suggestioni, di duetti traslati dall’Opera alla Prosa. Apparentemente un semplice collage, è stato invece un gran lavoro anche di scrittura, che si è giovato di sinergia ed ha tenuto conto delle singole competenze.
Il canto lirico era tratto dalle opere di ヴィンチェンツォ ・ ベッリーニ “私プレーティ e は私 Montecchi”、で シャルル ・ グノー “ロミオとジュリエット” と ジュゼッペ ・ ヴェルディ “オテロ”. La scelta dei brani è stata plasmata, quindi, su misura per un’ugola capace di interpretare entrambe le eroine protagoniste con la perfezione richiesta e dunque con la vocalità adeguata: l’ugola di パトリツィア ・ チョフィ.
E qui si potrebbero versare fiumi d’inchiostro per tessere le lodi di パトリツィア ・ チョフィ come soprano; ma si vuole sottolineare in questa sede soprattutto il suo amore per il teatro, in toto: non solo per l’Opera. A Volterra non si è risparmiata, ha dato tutta se stessa, ha recitato abilmente per la prima volta e la sua ben nota presenza scenica ha conferito spessore non solo sonoro ma anche credibilità attoriale alle due spose protagoniste. Il suo canto è stato sentito, emozionante ed emozionato, intenso e coinvolgente. L’artista era anche al debutto come Desdemona verdiana, in un evento nell’evento che ha conferito un valore aggiunto allo spettacolo.
La pianista Laura Pasqualetti, già collaboratrice del M° Riccardo Muti, ha eseguito le musiche al pianoforte con un tocco volutamente orchestrale ed intensa sensibilità.
Quanto ai carnefici è bastato un grande interprete per entrambi, ma anche per altri personaggi cardine delle due trame: シモーネ ・ Migliorini, nella veste di “attore fine dicitore”.と’ una figura che va scomparendo dai teatri, questa. E’ quella di colui che sa pronunciare il verso, che ne conosce gli accenti, i ritmi e i respiri, che ne sprigiona l’afflato e il canto e dunque utilizza la propria vocalità con un’impostazione simile a quella del canto lirico. Quindi, anche se シモーネ ・ Migliorini non cantava, nel cambiare ruolo, toni, perfino timbro di voce, rispettava anch’egli i tempi musicali, le pause, i fiati, con in sottofondo, in momenti determinati, l’accompagnamento musicale originale dalle opere. L’interprete si è così districato tra i brani di Shakespeare e le rime dei librettisti, duettando con il soprano in un incalzare di voci, canto, parole e poesia da mettere i brividi.
Il pubblico era incantato. Gli spettatori, che colmavano la platea del meraviglioso monumento volterrano, trattenevano il respiro e seguivano agilmente le trame, riconoscendo i personaggi, nell’abile interscambio vocale, negli atteggiamenti e nelle posture, nei gesti contenuti, ma pregni di significati simbolici di entrambi gli interpreti, anche abilissimi registi.
Un pugnale e un fazzoletto ricamato, disposti su un leggio al centro del palcoscenico erano tutta la scena, ma sufficienti a definire luoghi ed azioni. Bastava che fossero sfiorati, o solo indicati dai protagonisti: null’altro. Lo splendido scenario di Volterra e del suo teatro romano, dotato d’acustica sublime, faceva da cornice ed amplificava atmosfera ed emozione.
Uno spettacolo originalissimo, dunque, in cui è stato percorso un sentiero mai battuto prima. Si parlava all’inizio di sperimentazione: si potrebbe parlare di una particolare “avanguardia”. La commmistione di generi performativi in questo caso va ben al di là della commistione di generi, tecnologie e multimedialità, come oggi è tanto di moda. Qui si è trattato, invece, di un teatro “単純です”, fatto di pochi mezzi e grande talento e che recupera il ruolo centrale dell’artista. Anche l’essenzialità e l’eleganza hanno fatto di questo spettacolo un unicum, ma che, auspicabilmente, avrà un seguito.
Il teatro, dunque, non muore. Per dirla con . ボイト と、 “彼の” Otello: “Si risensa”.
D.G.
PHOTOS Stefano Fidanzi- GIAN Volterra