Il Requiem di Verdi alla Berlin Philharmonie di Berlino
Review by Dalila Calisolo ©dibartolocritic
Berlino 14 gennaio 2017
Verdi nel Requiem deve tuonare. E non solo tuonare una trascendenza evocata, ma soprattutto la disperata ricerca di tale trascendenza.
A Berlino, il 14 gennaio 2017, nella splendida Berlin Philharmonie della capitale tedesca nella morsa del gelo, Verdi non ha tuonato.
Del resto il tuono di Verdi non è quello di Beethoven o quello di Mahler…è proprio quello di Verdi, che di teatrale conserva ed emana moltissimo, senza nulla trattenere. Così come il lirismo di Verdi non è quello di Grieg, ma proprio sempre quello di Verdi: i legni dei Berliner non possono suonare Verdi come se stessero eseguendo Peer Gynt…
L’orchestra dei Orchestre Philharmonique de Berlin è stata splendida, come lo è sempre, ma la Direction sia pure molto attenta e curata di Marek Janowski , che sostituiva un indisposto Chailly, non si è dimostrata capace di evocare quell’atmosfera di tregenda quasi disperata che il Requiem verdiano esprime.
A sua volta il Rundfunkchor Berlin, réalisé par Gijs Leenaars, pur perfetto nella propria esecuzione è risultato accademico, inespressivo, anche nei forte e fortissimo e dunque non ha contribuito a far tuonare l’esecuzione.
Come accade anche nelle opere, i coloriti di Verdi non sono solo quelli musicali scritti, ma anche quelli dettati dal testo. Certo, il testo è in latino, ma le parole contano anche nel Requiem, per un compositore d’Opera di quel calibro. Se si toglie il senso alle parole, si è tolta metà dell’efficacia dell’intero Requiem. E se il Coro non ha seguito lo spirito di alcuna parola cantata, quel che è peggio è che non lo hanno fatto neanche i solisti.
L’unica tra i solisti che ha afferrato ed espresso tale sentire, che ha cantato il testo e non solo i coloriti è stata la splendida Maria José Siri, reduce dai trionfi scaligeri con Madama Butterfly.
La Siri ha un timbro scuro che nel Requiem di Berlino ha tirato fuori in tutta la propria efficacia e bellezza, nei gravi elegantissimi, soprattutto, ma anche nella zona media, in cui la sua voce si trova a gran proprio agio. Gli acuti, poi, sono stati vere e proprie lame. La drammaticità quasi scenica dell’opera verdiana ha avuto in lei una ricezione assoluta. Grandioso il Requiem di Berlino lo è stato grazie a Maria José Siri ed al suo carattere espresso nel canto.
Al suo fianco una fin troppo costantemente dolente Daniel Barcelone, ma pur corretta e gradevole nell’espressione cantata e nel bel timbro da mezzo che possiede.
Le ténor Roberto Aronica ha fatto uso e abuso del piano in falsetto, e si preferisce glissare su tutto il resto. Il basso Riccardo Zanellato si è dimostrato corretto, ma senza particolari voli espressivi.
Pubblico soddisfattissimo, ma soprattutto, come sopra sottolineato, gran prova della Siri, che ha sbaragliato anche in proiezione tutti i presenti, compresi coro e orchestra. Del resto, la sua carriera in costante ascesa dimostra che il merito ha il diritto di fare strada.
Dalila Calisolo ©dibartolocritic
PHOTOS © Berliner Philarmoniker, AA.VV.