GIUSEPPE ALBANESE la simbiosi col pianoforte

ナタリア ダンタスによるレビューします。 © ディバルトロクリティック


Una serata di grande musica pianistica al Teatro massimo Bellini di Catania5 novembre 2016, con il M° Giuseppe Albanese in concerto, uno dei pianisti più interessanti della nuova generazione, vincitore nel 2003 del Vendome Prize, definito da Le Figaro il più importante concorso pianistico al mondo.

Un artista tanto giovane, quanto spontaneo nella comunicazione col pubblico. Armato di microfono, dopo aver salutato gli spettatori, con la naturalezza della sua giovane età, ma, riguardo ai temi trattati, con l’introspezione del Maestro, ha illustrato il programma musicale scelto per la serata a Catania, sia all’inizio del concerto, sia all’apertura della seconda parte.

Programma di cui già non è facile parlareDi grande impatto la scelta dell’interprete, che ha ripercorso il programma del proprio ultimo CD, uscito nel 2015 per la ドイツ ・ グラモフォン. Il titolo è lo stesso dato al concerto: Après une lecture de Liszt.

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Una lettura non solo approfondita dal punto di vista esegetico, ma anche da quello interpretativo e stilistico, un programma“tutto Liszt” che già faceva presagire scintille.

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La prima parte ha privilegiato il lato descrittivo, paesaggistico, con: Au bord d’une source, da Années de Pèlerinage, Première Année. Suisse S 160; Les Jeux d’eaux à la Villa d’Este, da Années de Pèlerinage, Troisième Année, S 160; ST Francois de Paule marchant sur les flots, da Deux Légendes, S 175; Après une lecture de Dante, Fantasia quasi Sonata, da Années de Pèlerinage, Deuxième Année, Italie S 161.

Con tocco fluente come l’acqua, tema ricorrente nella prima parte, colore brillante, scintillio di sonorità delicate e virtuosistiche, il M° Albanese ha dato di questi brani un’interpretazione cosciente e sentita con forza e impegno, in un’immedesimazione che coinvolgeva lo spettatore. Vibrazioni sonore quasi luminescenti, nei riflessi liquidi di brani che richiedono padronanza assoluta dello strumento.

Era proprio questo che colpiva nell’interpretazione dell’Albanese: il suo fondersi con il pianoforte, quasi in un moto simbiotico, in una familiarità quasi ancestrale, che sembrava a volte somigliare ad un abbraccio, a volte a uno schiaffo, a volte ancora a una carezza.

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La potenza e nello stesso tempo la duttilità del suo stile esecutivo sono venuti fuori soprattutto nell’improba seconda parte, di matrice prettamente ispirata alla musica operistica: Rhapsodie espagnole S 254; Danse des Sylphes, da La damnation de Faust di Berlioz, S 475; Isoldens Liebestod, da Tristan und Isolde di Wagner, S 447; Réminiscences de Norma de Bellini, Grande fantaisie, S 394.

Qui il pubblico è stato trasportato dall’impeto e dalla forza interpretativa del pianista, che, scevro da orpelli della tradizione legati all’Opera, sia per la giovane età, sia per matrice di studio, ha dato della musica di Liszt ispirata ad Opere celeberrime, un’impronta di sinfonismo, più che di lirismo d’ispirazione operistica. Personalissima interpretazione, dunque, fresca, sentita, emozionata, soprattutto nel porgere al pubblico catanese le celeberrime note ispirate a Liszt dalla Norma di Vincenzo Bellini.

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Una sera decisamente di livello, che il pubblico catanese delle prime ha mostrato di gradire particolarmente con applausi scroscianti, che il virtuoso pianista ha ricambiato con un bis di Giovanni Sgambati, allievo di Liszt: la trascrizione della Danza degli Spiriti Beati dell’Orfeo ed Euridice di Gluck. Per rimanere in tema con la seconda parte della serata in cui l’Opera l’ha fatta da protagonista.

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All’uscita dalla sala, il piacere dell’incontro diretto col Maestro, usanza insconsueta in Italia, ma cara ai grandi nomi d’oltr’alpe: un saluto, un autografo, la memoria di una serata da ricordare.

ナタリア ・ ディ ・ バルトーロ © ディバルトロクリティック

 

PHOTOS © Giacomo Orlando, © Deutsche Grammphon, AA.VV.