LA MICA MONA in Catania – Review

by Natalia DantasIl 13 dicembre 2024, in scena al Teatro Massimo Bellini l’opera di Ponchielli, Fabrizio Maria Carminati sul podio, Anna Pirozzi protagonista.


Il pubblico delle prime del teatro Massimo “Bellini” di Catania è sempre stato un pubblico particolare: esperto, severo, selezionato e sempre poco numeroso, decretava con moderati applausi o qualche dissenso, mormorato a fior di labbra, il successo o l’insuccesso di uno spettacolo; e non c’erano santi che si cambiasse idea in proposito neanche nei turni successivi: il suo diktat era legge. Oggi, qualche sparuto superstite di quella generazione si trova immerso in un clima da serata mondana più che da prima teatrale, tra gente di ogni genere e tipo, cultura ed estrazione, età e abitudini e quindi imprevedibile anche nelle reazioni allo svolgersi dello spettacolo. Un pubblico che viene a teatro per i motivi più diversi, che non sempre è composto da esperti ed è preda, in generale, di facili entusiasmi.

Non è scritto, quindi, da nessuna parte che oggi la prima di una grande opera debba essere definita dappertutto necessariamente un “trionfo”, termine eccessivo, poi amplificato dai social con attributi del tipo “sontuosa” o “indimenticabile”. Basta limitarsi a definirla un “successo”, se tutto va bene. E questo risultato è quasi sempre dovuto all’abilità di porgere lo spettacolo complessivo al pubblico odierno con la capacità di sfruttare al meglio il “materiale”, di solito variegato quanto a valenza e possibilità, di cui si dispone, a cominciare dall’orchestra e dalle voci: il segreto sta nell’amalgamare il tutto a dovere.

Il 13 dicembre 2024, in scena al Bellini “La Gioconda” di Amilcare Ponchielli, grazie innanzitutto alla prudenza della concertazione e direzione d’orchestra del M° Fabrizio Maria Carminati, ogni possibile passo falso è stato evitato, a favore del “successo”, con buona pace dell’intero pubblico della première. Il Maestro, infatti, alla guida dell’ottima orchestra stabile del Teatro etneo, ha optato per una direzione attenta, senza intemperanze, con sostegno agli interpreti e mantenendo un volume orchestrale moderato, che non fosse mai d’ostacolo al canto.

In tal modo, una illustre debuttante, non tanto nel ruolo della protagonista, quanto sulle tavole del palcoscenico etneo, il soprano Anna Pirozzi, ha potuto esprimere la propria particolare concezione del personaggio di Gioconda. L’interpretazione della Pirozzi, infatti, propendeva più per il lato umano di generosità della cantatrice veneziana che per l’aggressività della sua gelosia possessiva e modellava un personaggio più dolce che predatore, più religioso che passionale. Una lettura che è stata espressa in un canto morbido, ben modulato e dotato di ogni requisito per la resa ottimale del ruolo del titolo.

Dal perfido Barnaba, invece, il buon Franco Vassallo, da poche settimane visto e recensito nel concerto per il trentennale della carriera, sempre al Bellini, ci si sarebbe aspettata una cattiveria luciferina più convinta, così come una proiezione più incisiva.

Al tanto conteso Enzo Grimaldo di Ivan Momirov avrebbe giovato un maggiore appoggio, a favore di rotondità di voce; Anastasia Boldyreva si è dimostrata una Laura Adorno solo avvenente; maggiore autorevolezza, sia vocale che scenica, sarebbe occorsa all’Alvise Badoero di George Andguladze e più limpidezza vocale a “la cieca”, Agostina Smimmero; uniformati all’insieme gli altri comprimari.

Il Coro, diretto da Luigi Petrozziello, ha profuso molti, molti suoni, anche poco controllati, in contrasto con la pacatezza orchestrale; grazioso, ma ancora da affinare, il coro di voci bianche InCanto diretto da Alessandra Lussi.

La celeberrima “Danza delle Ore” ha avuto gli interpreti del Corpo di ballo AltraDanza, con la coreografia, più di braccia che di gambe, di Domenico Iannone.

Per tornare allo spettatore esperiente presente in sala, commosso dall’aver riconosciuto nelle scene di Francesco Esposito la struttura scenografica di Roberto Laganà per il Bellini, del 2006, ha moderatamente apprezzato la regia tradizionale dello stesso Esposito (con i costumi di Giovanna Adelaide Giorgianni e le luci di Antonio Alario), che ha dato risalto in particolare alle scene di massa; nel frattempo, però, rosicava nel sentire la signora del posto accanto flautare al consorte, all’inizio: “Ma io la storia non la so!” e non batteva ciglio, poi, alla prematura defezione della coppia al primo intervallo.

Alla fine, applausi compatti da ogni tipologia di pubblico per la primadonna Pirozzi, gradimento per l’insieme dello spettacolo.

Natalia Dantas

Photo of James Orlando