par Natalia Dantas – Concerto Sinfonico-Corale al Teatro Massimo Bellini di Catania, diretto dal M° Mārtinš Ozolinš, in un viaggio simbolico.
Un viaggio da Venezia a San Pietroburgo non è né breve né agevole da affrontare, poiché in termini di distanza è davvero impegnativo ed in temini artistici davvero lungo e difficoltoso. Ovviamente si parla sempre per metafora e dunque la distanza diventa non solo di luogo, ma anche d’epoca. E’ accaduto al Théâtre Massimo Bellini de Catane, en prèmiere del 10 maggio 2024, dunque, che lo spettatore si trovasse ad affrontare un tragitto decisamente originale e coraggioso.
La scelta del programma di un Concerto è sempre di grande responsabilità per un Direttore d’Orchestra ed il Maestro Mārtinš Ozolinš ha osato veramente tanto, accostando simbolicamente due periodi decisamente lontani fra loro, sia nel tempo che nello stile.
Meta della prima parte del viaggio, come dal titolo dello spettacolo, era Venise, con il meraviglioso Gloria in Re maggiore RV 589 par Antonio Vivaldi, il più celebre dei suoi tre Gloria, del 1714. Dopo un intervallo si proseguiva verso la Russia con la Sinfonia n. 4 in Fa minore op. 36 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, del 1877.
Et’ parso dunque insolito questo itinerario, ma comunque interessante, perché nella prima parte coinvolgeva insieme all’orchestra ad organico ridotto secondo i canoni barocchi, con il clavicembalo, anche la chorale del Teatro etneo, diretto dal M. Luigi Petrozziello, e tre voci soliste, due soprani ed un contralto: Silvia Caliò, Claudia Ceraulo e Maria Russo; mentre, nella seconda parte era coinvolto l’intero organico orchestrale stabile del Massimo Teatro catanese.
Però, volendo ricercare un punto comune che spieghi tale scelta di programma, si può ipotizzare che “il viaggio” proposto al pubblico avesse una duplice valenza: da parte del Gloria di Vivaldi, un viaggio dell’anima verso il salvifico visto come lode incondizionata a Dio Creatore dell’Universo; mentre la sinfonia di Čajkovskij si potrebbe considerare un viaggio dell’anima verso il salvifico che provenga dall’anima stessa dell’individuo. Dunque il nucleo della scelta del programma potrebbe essere l’antitesi posta in musica da due geni così lontani e diversi: “salvarsi grazie a Dio – salvarsi grazie a se stessi”.
L’accostamento dei due brani del Concerto catanese, dunque, pare lecito; perché se è pur vero che il Gloria è un elevarsi dell’anima tra voci degli strumenti e voci umane, tutto volto verso un Sacro lontano e imperscrutabile al quale rivolgersi con fede assoluta senza porsi alcun quesito, ma affidandosi al Divino, è pur vero anche che la sinfonia di Čajkovskij, composta appositamente come “musica a programma”, non preveda fede alcuna se non nella forza di resilienza dell’animo umano contro la forza oscura del Fato; vinta al quarto movimento dalla capacità di trovare una “cura” alla disperazione attraverso un atteggiamento che porti ad elevarsi godendo della gioia semplice e positiva degli altri, uscendo dall’isolamento.
La musica di Vivaldi parla da sola, anche se sulla partitura autografa l’autore vergò annotazioni che dimostrano che la struttura in dodici movimenti era stata comunque sofferta e rivista; quella di Čajkovskij, in quattro movimenti, è addirittura accompagnata da una lettera scritta dal musicista all’amica e mecenate Nadežda Filaretovna von Meck, che è esplicativa, movimento per movimento, del tragitto percorso dall’anima a partire dalla disperazione, fino ad una speranza di redenzione.
Non è questa la sede per approfondire i due temi dei brani scelti per il Concerto di cui si tratta, ma, consigliando di leggere soprattutto la lettera citata, facilmente reperibile, non si può far altro che plaudire ad una doppia esecuzione curata ed attenta.
Dans Gloria di Vivaldiréalisé par M° Ozolinš con gesto misurato e bacchetta gentile, si è distinto l’organico orchestrale (ridotto come prima accennato), insieme al clavicembalo, e si è apprezzato la chorale anche nella pronuncia corretta del Latino (la “ou” di Glouria è aperta, ma è stata moderata e quasi chiusa per evitare, all’inizio, di lanciare suoni plateali; gradita, soprattutto, la pronuncia di “excelsis”, se non con la “exc” scandita, almeno con la doppia c, “cce”: “eccelsis”, che invece molti cori d’oltralpe pronunciano erroneamente “ezèlsis”); nonché il canto delle soliste, che hanno portato a compimento i movimenti loro affidati.
Nella seconda parte, dedicata alla sinfonia di Čajkovskij, Maître Ozolinš, probabilmente più a proprio agio a Saint-Pétersbourg qu'un Venise, ha dominato con slancio contenuto un organico orchestrale attento e preciso, sottolineando dinamiche robuste e adottando tempi diversificati con cura, fino al brillantissimo “joyeux avec le feu” del finale e facendo spiccare le sezioni degli strumenti, applaudite poi singolarmente, per sua richiesta, alla fine del concerto.
Applausi per tutti, dunque, in un viaggio che ha coinvolto anche molti turisti stranieri, orientali in particolare, e che, quindi, trasversalmente, ha fatto percorrere a tutti un inaspettato e gradevole mezzo giro del mondo.
Natalia Dantas ©
Photo de Giacomo Orlando ©