di Natalia Di Bartolo – Il giovane pianista russo in concerto al Teatro Massimo Bellini di Catania con un programma virtuosistico.
Gioventù pianistica: una ventata di freschezza sui palcoscenici dei teatri di oggi e una garanzia per il futuro.
Il 2 febbraio 2024 il pianista russo Dmitry Shishkin, classe 1992, già onusto di riconoscimenti e premi internazionali, si è esibito al Teatro Massimo Bellini di Catania in un concerto pianistico con un programma da virtuoso. E’ stato proprio il programma ad incuriosire chi scrive, poiché ci vogliono mani e braccia solide, nonché, ovviamente gran talento per eseguire i pezzi scelti per la serata catanese.
Quasi in sordina, lo Shishkin ha iniziato il programma con “Ich ruf’ zu dir Jesu Christ, BWv 639, Corale in Fa minore di Johann Sebastian Bach. E’ naturale che un concerto inizi con un brano per “rompere il ghiaccio”, ma già dalle prime note si evidenziava una capacità che si sarebbe concretizzata nel succedersi dei brani in programma.
A seguire, “Prélude, fugue et variation in Si minore opera 18” di César Franck: un bel salto di tempo e di stile, ovviamente, ma mani e dita sempre più agili e precise.
Di seguito, “Dunka, op.59, Scena rustica russa in Do minore “Scherzo à la Russe”, op.1, n1 di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Ed ecco, dunque, proseguire a mettersi a fuoco in questo programma la precipua predisposizione artistica e di gusto pianistico del giovane musicista, che è una vera macchina da guerra sulla tastiera e che, con la Rapsodia Ungherese n. 5 S 244 di Franz Liszt ha concluso la prima parte del concerto, riscuotendo consensi plaudenti dal pubblico.
Ma in verità è stata nella seconda parte del concerto, con la Sonata n.2 “Sonate -fantaisie” in sol diesis minore, op. 19 di Aleksandr Niìcolaevič Skrjabin e soprattutto con i Preludi op. 23 n.1, 3, 5, e i Preludi op. 32 n. 5,8,10,12 di Sergej Vasil’evič Rachmaninov e con la sonata per pianoforte n.2 di Sergej Sergeevič Prokof’ev, che tutta la potenza e la capacità di “inquadrare ed inquadrarsi” in maniera impressionante per precisione e puntualità nell’esecuzione, anche nei passaggi più virtuosistici, di Shishkin si è definitivamente imposta all’orecchio dell’ascoltatore, il quale non ha sentito la minima sbavatura tecnica per tutta la durata del concerto. Il che, ovviamente, è un dato di estrema positività nel valutare un pianista emergente e talentuoso, di scuola decisamente russa, ma adesso affidato all’esperienza ed alla sensibilità del M° Epifanio Comis.
E’ naturale che per un talento del genere si scelga un programma del genere: sta perfettamente nelle sue corde: lo Shishkin è come se si confrontasse giocando a scacchi con la tastiera, in un porgersi all’esibizione come se stesse eseguendo una partita che voglia assolutamente vincere. Il tutto avrebbe dovuto e sicuramente sarà, in futuro, essere arricchito da maggiore compartecipazione interpretativa. Una modulazione più morbida dai piano ai fortissimo, inoltre, sarebbe per il giovane musicista russo raggiungere la perfezione.
Infatti, se è pur vero che per suonare Rachmaninov, per esempio, si dica che occorrerebbero più di dieci dita, le lunghissime, agilissime dita del giovane Shishkin hanno volato in maniera impressionante sulla tastiera ed hanno vinto la partita con un pianoforte gran coda, che, fra l’altro, non aveva probabilmente, per sua natura, quella morbidezza di suono che in parte mancava all’esibizione. Si è certi che, la suddetta macchina da guerra che ha vinto tale partita con la tastiera ribelle, avrà tempo e modo per diversificare “soggetti” ed “oggetti”, epoche e stili, esprimendo quella sensibilità interpretativa che sicuramente cova all’interno di un animo di spiccata musicalità, che ha pure dimostrato una semplicità ed una naturalezza nel porgersi agli applausi che sono proprie solo della giovinezza.
Applausi e bis ripetuti, sempre con la medesima caratteristica esecutiva, hanno siglato una gradevole serata di musica che, per essere eseguita così come è stata, senza che sfuggisse dalle dita del pianista una semibiscroma, è oggigiorno una vera chicca.
Natalia Di Bartolo ©
Foto di Giacomo Orlando ©