IL LAGO DEI CIGNI a Catania – Recensione

di Natalia Di Bartolo – Il Balletto di Čajkovskij al Teatro Massimo Bellini, con la Compagnia di Stato della Georgia, diretta da Nina Ananiashvili.


Può capitare che nella vita fiaba e vissuto si tocchino: fu così che un giorno di molti anni fa, una bambina di cinque  anni, che aveva tanto desiderato frequentare la Scuola di danza Classica che ai tempi era un fiore all’occhiello del Teatro Massimo Bellini di Catania, felice allora di essere pronta a seguirne i corsi, chiese alla  mamma: “Ma il mio tutù di che colore sarà?”; e la mamma, intenerita, le rispose: “Di tutti i colori che vorrai e di quello che sarà il tuo personaggio…Potrai anche avere un tutù nero!”. La bambina ne rimase impressionata, lei che aveva da sempre sognato tutù bianchi di piume e tulle con coroncine deliziose di fiori nei capelli. La notizia non le piacque, ma la mamma aveva ragione: le aveva citato appositamente il celebre tutù nero di Odile, la sosia malvagia di Odette, protagonista de “Il lago dei cigni di  Pëtr Il’ič Čajkovskij, uno dei più grandi balletti classici che siano mai stati scritti.

Crescendo e proseguendo negli studi, la bambina si rese conto, allora, che arrivare ad indossare il tutù nero fosse un traguardo da sogno; indossarli entrambi, nero e bianco , nello stesso spettacolo, avrebbe voluto dire essere diventata una prima ballerina. E da allora, pur avendo preso nella vita strade diverse, la figura della ballerina dal tutù nero rimase nel suo immaginario ammantata di un fascino particolare.

Il tutù nero della bellissima e malvagia Odile, al Teatro Massimo Bellini di Catania, il 24 gennaio 2024 è stato indossato, insieme a quello bianco, dalla diafana e bellissima danzatrice Nino Samadashvili, del prestigioso Corpo di Ballo  dell’Opera di Stato di Tbilisi in Georgia, prima Teatro Imperiale, fondato nel 1851, uno dei più antichi dell’Europa Orientale, oggi diretto dalla celeberrima étoile Nina Ananiashvili, già prima ballerina del Bolshoi di Mosca, insignita di  innumerevoli premi e riconoscimenti internazionali.

Composto tra l’agosto 1875 e l’aprile 1876, il balletto consta di quattro atti e quattro scene. Esistono versioni diverse, ma la compagnia di Danza della Georgia ha adottato l’allestimento più celebre e rappresentato, dal punto di vista sia coreografico sia musicale, sul revival di Marius Petipa e Lev Ivanov per il Balletto Mariinskij, presentato la prima volta il 15 gennaio 1895 al Teatro Imperiale Mariinskij a San Pietroburgo. Nel primo allestimento Petipa curò il primo e il terzo atto, mentre Ivanov curò gli atti bianchi, il secondo e il quarto, ovvero quelli dove dominano personaggi fantastici ed eterei, rappresentati nel costume da abiti bianchi di tarlatana o di tulle: i celebri tutù. La nuova versione coreografica presentata a Catania de “Il lago dei cigni” è stata messa in scena con Aleksej Fadeechev per la compagnia nel 2005 e nuovamente rivisitata anche sul piano musicale nel 2016.

La gente si riconosce inevitabilmente in questa coreografia, dove  la trama, però, può variare nel finale; ed in questo caso si è trattato di un finale positivo, o comunque che arieggia il lieto fine, che, con la morte dei due innamorati, non è originariamentre previsto. Qui Odette si libera delle sue piume di cigno; l’incantesimo del crudele mago Rothbart, che le ha imposto di giorno, insieme alle innumerevoli compagne, di apparire sotto le sembianze del candido volatile, si spezza per l’amore del principe Siegfrid ed i due innamorati si congiungono per sempre nell’incontro fatidico di anime e corpi.

In realtà, la trama originale prevede un finale tragico, che nel tempo è stato fantasiosamente alterato, ma mantenuto tragico: i due amanti dovrebbero soccombere alla crudeltà dell’incantesimo. Qui, invece, l’amore ha trionfato, dopo tanta sofferenza ed inganni da parte del mago che ha dato alla propria sorella Odile, il cigno dal famoso tutù nero, le sembianze di Odette per ingannare crudelmente il principe.

Una serata di grande musica, innazitutto, a Catania, nell’affollatissima prima, tutto esaurito, del balletto del genio Čajkovskij, con l’orchestra stabile impegnata nell’esecuzione di una partitura che al debutto del balletto fu definita “complicata e diversa dalla consuetudine” e che è comunque grandiosa, a parte qualche taglio, evidentemente previsto dalla revisione. Una nota di lode ai quattro magnifici Corni ed all’Arpa della compagine orchestrale catanese, diretta per l’occasione dal M° Papuna Gvaberidze.

La scenografia ultra-classica di Vyacheslav Okunev, con le luci di Srteen Bjarke e la messa in scena ricca e dotata anche di bei costumi hanno affascinato il pubblico catanese, che ha tributato caldi applausi all’intero corpo di ballo, in cui spiccavano delicate e numerose ballerine di fila ed in cui, come sempre accade, applauditissima è stata l’esibizione dei quattro piccoli cigni che danzavano tenendosi per mano, in sincronia.

Nel Balletto classico è bellissimo anche il momento degli applausi, caldi e sentiti, ai solisti, alla direttrice ed all’intero Corpo di ballo, Direttore d’orchestra compreso. Tutto come da copione, ma, una volta tanto, compresa alla bambina di allora, ricca ormai per età dell’esperienza dell’Arte e plaudente in prima fila, ha fatto piacere perdersi nella fiaba, almeno in quella sul palcoscenico.

Natalia Di Bartolo ©

Foto di Giacomo Orlando ©