MUSUMECI e ROTA, concerto sinfonico a Catania – Critique de Natalia Di Bartolo – La terza sinfonia di Matteo Musumeci in prima assoluta e “La Strada” di Nino Rota –
Il 17 gennaio 2020, è stata presentata al pubblico del Teatro Massimo Bellini di Catania, in prima esecuzione assoluta, la Sinfonia n.3 in re maggiore op. 82, del giovane compositore Matteo Musumeci, affidata alla bacchetta del M° Francesco Di Mauro ed alla magnifica Orchestra Stabile del Teatro etneo, schierata in un ricchissimo organico.
L’età che avanza è per il critico fonte non solo di esperienza, ma di memoria…Matteo Musumeci, catanese: lo si ricorda, ancora poco più che bambino, essere sempre presente a teatro, a fianco del padre, il grande Tuccio: un ragazzino attento, allora, serio, interessato. Il risultato, infatti si vede adesso in cui il Musumeci, con giusta ambizione, è entrato a far parte della schiera di compositori di musica “classica” contemporanea.
Il suo stile si delinea fin dalle prime battute: è uno stile che egli stesso ha definito “minimalista”, in cui brevi melodie si ripetono, a volte ossessivamente, per poi reiterarsi e rimbalzare l’una contro l’altra, ma senza mai aprirsi ad un sinfonismo che dia a tali spunti sviluppi di particolare rilevanza. Uno stile “intimo”, sentito, a volte malinconico, ma tutt’altro che semplice, anche perché la composizione armonica è molto curata, in un’orchestrazione ricca ed abile, che evita l’implodere della sinfonia in se stessa, ma la amplia di ricche sfumature e spunti molteplici nel raggio del medesimo impianto melodico.
L’ascoltatore segue lungo tutto l’arco della composizione questo dispiegarsi di bassi ostinati e di slanci della melodia, che, privi di dissonanze, vengono poi sempre contenuti e riportati nell’alveo di un andamento agogico variegato e a tratti brillante. Una sorta di espressione sonora ma contenuta dell’anima, di chi non ami confidarsi con ampi discorsi, ma voglia esprimersi ripetutamente con brevi frasi e decise asserzioni.
Da rilevare la coerenza di stile dell’intera sinfonia, la sua “naturalezza” ispirativa, ma anche la profondità del sentimento che la genera, in un clima che a volte si fa marziale, con l’uso ampio dei tamburi e delle altre percussioni, ma anche con l’ostinatezza dei flauti, dei fagotti e di diversi altri strumenti, fino a giungere al clangore dei piatti.
La composizione sinfonica, in cui si ritrovano dichiarati richiami ai miti del compositore: Bach con il suo “Clavicembalo ben temperato” e Šostakóvič con un “valzer ostinato”, va letta, dunque, così come appare, a tocchi, ad assaggi, con effetti di interessante sonorità e che esprimono, come lo stesso autore ha sottolineato “La gioia malinconica del vissuto”.
Il pubblico ha gradito la composizione, la terza, che l’autore dichiara comunque avere un legame con la prima, e che è stata iniziata nel 2014 e compiuta da poco. Il mondo del sinfonismo, delle importanti sale da concerto e dei grandi teatri si dischiude davanti al giovane compositore, a cui si augura un futuro sempre più in crescendo e sempre più ispirato.
La seconda parte del concerto è stata dedicata alla Suite sinfonica dal balletto “La strada” di Nino Rota, messo in scena al teatro alla Scala nel 1966, intensa protagonista, allora, Carla Fracci.
Il balletto non riscosse particolari consensi, ma la musica di Rota ha mantenuto tutto il proprio fascino, anche perché nella Suite non si rilevano solo musiche legate al film capolavoro “La Strada”, ma anche altri brani da altri film, non ultimi “La dolce vita” e “Giulietta degli Spiriti”. Una buona occasione per Rota per miscelare in un tema unico alcune delle sue più suggestive produzioni musicali, che hanno fatto, insieme ai film di Fellini, la storia della cinematografia e della Musica da film.
Applausi convinti dal pubblico per l’intera serata, affidata, come prima accennato, all’ottima bacchetta, attenta ed elegante, del Maestro Francesco Di Mauro. E, come ben si sa, una buona direzione “fa” già da sé gran parte della riuscita di un’esecuzione musicale.
Natalia Dantas
Photos © James Orlando