THE EXTRAVAGANT MISUNDERSTANDING at the Rossini Opera Festival – Review by William Fratti – Seconda opera di Gioachino Rossini ad essere andata in scena nel 1811-
Seconda opera di Gioachino Rossini ad essere andata in scena nel 1811, L’equivoco stravagante torna a Pesaro il 20 agosto 2019 con una nuova produzione dopo essere già stato proposto nel 2002 e ripreso nel 2008.
Come per Demetrio e Polibio non si dispone dell’autografo e la paternità di diverse pagine è dubbia e sono possibili solo congetture. Ad esempio può essere che la composizione dei recitativi secchi sia stata affidata in tutto o in parte ad altri, come avverrà ne Il barbiere di Siviglia e La Cenerentola. Possono per lo meno essere considerati autentici i numerosi autoimprestiti, sia quelli provenienti da Demetrio e Polibio e La cambiale di matrimonio – le sole due opere composte in precedenza – sia quelli che saranno ricollocati – mai meccanicamente, ma riscritti e rielaborati – ne L’inganno felice, La pietra del paragone, Ciro in Babilonia, La scala di seta, La morte di Didone, Tancredi, Elisabetta regina d’Inghilterra, Torvaldo e Dorliska, Le nozze di Teti e di Peleo, La donna del lago, nonché l’intera sinfonia che proviene da La cambiale di matrimonio e verrà riutilizzata anche in Adelaide di Borgogna.
L’edizione critica curata da Marco Beghelli e Stefano Piana, ovviamente volta al recupero dell’opera il più originale possibile, permette anche di poter ascoltare un Rossini – seppur poco più che debuttante – già in grado di mettere in mostra il genio che sarà.
Carlo Rizzi, coadiuvato dal Maestro collaboratore responsabile e Maestro al continuo Gianni Fabbrini, può essere considerato uno specialista del repertorio e svolge appieno il compito di amalgamare alla perfezione ogni piccolo dettaglio musicale, vocale e interpretativo, al fine di innalzare L’equivoco al posto che le compete. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI e il Coro del Teatro Ventidio Basso guidato da Giovanni Farina sono sicuramente un ottimo valore aggiunto dell’esecuzione.
La messa in scena di Moshe Leiser e Patrice Caurier è davvero azzeccata, elegantissima nonostante le diverse gag attinenti al testo ricchissimo di doppi sensi, risultando così in perfetto equilibrio tra il divertente e il raffinato. Peccato per la mancanza di figuranti e controscene nelle parti centrali di entrambi gli atti, soprattutto il primo, dove l’azione sembra rallentare e perdere di vivacità. Splendida la scenografia di Christian Fenouillat, come pure i costumi di Agostino Cavalca, illuminati dalle belle luci di Christophe Forey.
Teresa Iervolino è un’eccellente Ernestina ed è una vera fuoriclasse, una stella, un connubio di perfezione tecnica e coerenza di stile. Sicuramente colpiscono immediatamente il colore brunito e vellutato della voce, nonché l’abilità nei virtuosismi, ma sa anche dominare la scena con ottime doti interpretative coadiuvate da un fraseggio davvero eloquente. Qui alle prese con la parte contraltile più grave scritta da Rossini, sarebbe molto interessante poterla ascoltare nei grandi ruoli en travesti, come Ciro, Sigismondo, Calbo e Arsace, solo per citarne alcuni.
La affianca l’Ermanno di Pavel Kolgatin che appare un poco modesto. È corretto, educato, musicale e preciso, ma è parco di colori e accenti, un poco tenue e sbiadito, come se non riuscisse a trovare la rampa di lancio.
È invece lanciatissimo il Gamberotto di Paolo Bordogna che, come suo consueto, porta in scena un personaggio maiuscolo, pur essendo alle prese con una parte che non gli permette di brillare e risplendere vocalmente come d’abitudine.
È viceversa luminoso il Buralicchio di Davide Luciano, con i suoni bene in punta e una linea di canto particolarmente omogenea.
Simpaticissimi il bravo e limpido Manuel Amati nel ruolo di Frontino e l’efficace Claudia Muschio nelle vesti di Rosalia.
William Fratti
PHOTOS Rossini Opera Festival