Review: Il M° MICHELANGELO MAZZA dirige a Catania Rossini e Respighi al Teatro Massimo Bellini.
By Natalia Di Bartolo © dibartolocritic –
“Cinque mesi impiegai a comporre il Guglielmo Tell, e mi parve assai.” scrisse Gioachino Rossini di se stesso e del proprio immenso capolavoro. Per i suoi tempi compositivi da record era davvero tanto, ma l’opera è monumentale, in ogni sua parte. Monumento che compendia il monumento è l’ouverture, celeberrima, in quattro movimenti, operistica quanto mai, ma dal carattere anche cameristico, con il dialogo dei violoncelli solisti nella prima parte. Poi, con lo scatenarsi della tempesta, prende corpo tutto il seguito, fino al finale trascinante.
Iniziare un concerto sinfonico con questo brano è un bel banco di prova, sia per il direttore che per l’orchestra. Ma nessuna meraviglia quando sul podio sale il M° Michelangelo Mazza, alla guida dell’orchestra del teatro Massimo Bellini di Catania, come è accaduto il 31 marzo 2017 nel tempio catanese.
La sua direzione è brillante, il suo polso fermo e deciso, ma anche delicato quando occorre: è il polso di un Maestro che da violinista già in carriera è divenuto da qualche anno direttore d’orchestra, lanciato ormai sui podi internazionali più prestigiosi. Il salto non è da poco, ma la fucina è quella della Parma verdiana, di inossidabile tradizione. Dunque il polso del M° Mazza è, a priori, quello di un direttore capace di reggere insieme buca e palcoscenico.
Non dimentichi del suo mirabile Rigoletto, diretto a Catania nel 2015, lo si è ritrovato adesso sul podio, di nuovo a Catania, nell’ambito della Stagione Sinfonica 2017, reduce da un prestigioso concerto alla Philharmonie de Paris, in una serata musicale che, dunque, non a caso, è iniziata col suddetto brano rossiniano. Un Rossini molto difficile, che è venuto fuori nei tempi corretti e nelle dinamiche variegate e che ha soddisfatto la platea del teatro catanese con sonorità pulite e espressione agogica chiara e sentita.
Un sottile fil-rouge ha legato i brani in programma: ancora Rossini, subito dopo, tramite la Boutique Fantasque di Ottorino Respighi. Il Respighi, infatti, trasse la musica per questo balletto dalla trascrizione di alcuni brani per pianoforte proprio di Rossini, tratti dai suoi Péchés de veillesse, i passatempi della vecchiaia di un genio. Incastonata nella propria musica dal Respighi, per prima, “La danza” rossiniana, celeberrima tarantella che definisce il colore dell’intero balletto. Deliziosa la direzione, tra il colore immaginario delle bambole protagoniste e l’ostentata drammaticità favolistica che si conclude però con l’immancabile “e tutti vissero felici e contenti”.
Ancora Respighi, poi, in programma, ma qui si è cambiato registro: si è giunti al Respighi del poemetto lirico Il Tramonto, del 1914, con tratti originalmente poetici. Questa volta il sinfonismo si è legato al clima dell’opera per la presenza di un mezzosoprano, Elena Lo Forte, che ha eseguito la parte cantata del poemetto, composto dal poeta inglese Percy Bysshe Shelley, nella traduzione italiana di R. Ascoli.
Gradevole l’esecuzione della Lo Forte del prestigioso modo del Respighi di ornare il canto in tratti originalmente poetici, specie nella parte in cui l’orchestra s’accompagna alla voce. Attento e puntuale il M° Mazza, che ha mantenuto il controllo della direzione nei momenti più complessi e diversi.
E sempre con Respighi si è concluso il ricco programma, con I pini di Roma, dando così nell’insieme nel complesso del Concerto, dopo essere partiti da Rossini, un tratteggio ampio e variegato dell’opera del Respighi, fino a giungere all’acceso colorismo di questo poema sinfonico, uno dei capolavori della cosiddetta trilogia romana, insieme a Le fontane di Roma e Feste romane. Ciascun movimento descrive l’ubicazione di un gruppo di pini in Roma, nel corso delle ore della giornata, in una tavolozza tra il descrittivo e il pittorico.
Anche in questo caso assai ben diretta, l’esecuzione dell’ottima orchestra del Bellini, in cui, nel corso dell’intera serata hanno spiccato le sezioni dei fiati, con gli ottoni, in particolare, e delle percussioni, si è accesa di colori, in un turbinio di suggestioni, che sono state recepite in pieno dal pubblico che affollava il teatro a questa prima catanese e che ha tributato applausi convinti al direttore, alla cantante, ai solisti e a tutti gli interpreti.
Natalia Dantas © dibartolocritic
Photos © James Orlando