L’IMPERATORE DEI CONCERTI a Catania – Recensione

di Natalia Di Bartolo – Al Teatro Massimo Bellini, una serata dedicata a Beethoven e Mendelssohn, “Agli albori del Romanticismo”: Riccardo Bisatti, Giovanni Bertolazzi.


La scelta del programma di un concerto sinfonico è quanto di più difficile e intuitivo da parte dei protagonisti. E’ dettata anche da coloro che devono interpretare parti solistiche e soprattutto dal direttore d’orchestra, dal quale dipende ben più del 50% della riuscita di una serata musicale del genere. Dunque, la scelta del concerto n 5 per pianoforte e orchestra in MIb maggiore, op. 73, “Imperatore” di Ludwig van Beethoven è stata decisamente coraggiosa e concorde da parte dei due giovanissimi artefici di una serata musicale di richiamo al teatro Massimo Bellini di Catania.

Infatti, il 21 marzo 2025, due giovani certezze della musica classica di oggi, uno sul podio e uno al pianoforte, il Direttore d’orchestra Riccardo Bisatti e il pianista Giovanni Bertolazzi, hanno avuto l’idea di aprire il programma della serata col suddetto concerto del Titano di Bonn, facendone anche il fulcro di richiamo dell’evento, intitolando l’intero concerto proprio “L’Imperatore dei Concerti – Agli albori del Romanticismo”.

Una scelta di improba difficoltà, che richiede doti non comuni sia da parte del direttore che del solista. Beethoven è un osso duro, dunque il risultato complessivo non è stato particolarmente entusiasmante: ha mostrato qualche lieve defaillance pianistica di precisione tecnica e, da parte del Direttore, il tenere l’orchestra ad un livello sonoro sempre moderato, che ne causava carenza di brillantezza e incisività. Ma si è certi che sia dipeso dalla suddetta “scelta”, che non si attagliava, a parere di chi scrive, ai due giovani protagonisti, in particolare al pianista Bertolazzi.

Giovanni Bertolazzi

Se si fosse dovuto valutare nel complesso il giovane musicista solo dalla resa della temperie preromantica beethoveniana, ci si sarebbe ingannati: il Bertolazzi ha dato il meglio di sé alla fine del concerto di Beethoven, nei tre bis concessi, lì dove, superati i canoni ferrei della scrittura, è venuto fuori tutto il suo impeto, decisamente più portato per il repertorio pienamente romantico, ma soprattutto per il virtuosismo intriso di modernità, come nel secondo bis, la “Danza rituale del fuoco” di De Falla. Intensi anche il primo bis, il “Valzer triste”op. 44 n.1 del violinista ungherese Franz von Vecsey, in una trascrizione per pianoforte; e il terzo, il delizioso “Piccolo Valzer” di Giacomo Puccini, del 1894, che sarebbe diventato il valzer di Musetta ne “La Bohème”.

Riccardo Bisatti

Uscito di scena il solista fra sentiti applausi, nel secondo tempo della serata, dopo un ricordo, a due anni dalla scomparsa, del M° Piero Rattalino, illustre didatta e saggista, anche Direttore Artistico del teatro Bellini dal 1994 al 2006, da parte del musicologo prof. Giuseppe Montemagno, il podio è rimasto in possesso del Maestro Riccardo Bisatti, classe 2000, che ha gestito la serata in crescendo di qualità, con un secondo tempo dedicato tutto a Felix Mendelssohn.

Con le splendide “Ebridi (La grotta di Fingal)” ouverture da concerto in SI minore op. 26, MWV P7,  il Direttore ha ravvivato anche le dinamiche e definito la brillantezza del suono dell’intera, ottima orchestra del Teatro, esibendo polso attento e intensa partecipazione emotiva.

Buon risultato anche nella Sinfonia n.4 in LA maggiore op. 90 “Italiana” dello stesso Mendelssohn, laddove, però, occorre una gestione delle sezioni di grande controllo, che talvolta è sfuggito di mano al direttore, a favore della cura spasmodica di tempi e  dinamiche.

Un programma, comunque, di ammirevole interesse, per un pubblico folto anche di giovani e decisamente plaudente.

Natalia Di Bartolo

Foto di Giacomo Orlando