di Natalia Di Bartolo – Al Teatro Massimo Bellini di Catania, un recital/concerto tra il pop e il jazz, dedicato al grande musicista americano.
Chi si sia preso la briga d’inventare e diffondere la definizione di “boomers” per i nati tra gli anni 1946 e 1964, applicando il detestabile anglicismo quasi con compassione, si è persi gli anni ’70 e dunque non sa che i veri rivoluzionari siano stati proprio quei “vecchietti” settantenni che oggi ancora arrancano per andare a teatro a vedere ciò che piace alle nuove generazioni, delle quali non si sta in questa sede a specificare le innumerevoli denominazioni. Non sanno neanche che tra gli oggetti preferiti dei boomers c’era e c’è il “giradischi”, con ampio corredo di vinili dell’epoca…Anche se lo stanno riscoprendo con un certo interesse archeologico. Non sanno, invece, che ciò che di musicale sia nato negli anni che sembrano ormai così lontani, sia diventato prima “vintage” e adesso “classico”. Dunque il boomer esigente si sente autorizzato ad applicare il rigore filologico anche alla musica di quel periodo di gioventù.
Se faccia bene o male, saranno i posteri dei Millennials e C. a sentenziarlo, ma certo è che alcuni dischi in vinile di quegli anni sono sacri, nella collezione degli amanti della musica che si distacchino dal “monoteismo classico”, o, quanto meno, siano sufficientemente nostalgici dal ricordare certe festicciole in casa in cui si ballavano i cosiddetti “lenti”, ormai dimenticati, ma così tanto consoni a mantenere ancora in vita il baby boom.
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Fra questi dischi non poteva mancare almeno un LP del grande Burt Bacharach, genio e “reinventore” del pop americano, classe 1928, un mito inossidabile, interprete di se stesso e della propria musica, affiancato sempre da grandi orchestre e grandi voci soliste. Da Barbra Streisand ad Aretha Franklin, tutti i più grandi cantanti si sono succeduti nell’interpretazione dei suoi brani, caratterizzati da armonie innovative, da scatti improvvisi e da invenzioni melodiche e armoniche di tutto rilievo. Ma i suoi ammiratori lo ricordano soprattutto per i suoi interventi al pianoforte, eleganti e molto “americani”.
Era musica Pop, con la P maiuscola, grande pop, pacato, mai affannato o chiassoso, che però, oggi, in tempi in cui manipolare le partiture dei classici è diventato quasi una sfida all’apertura a nuovi generi, presta il fianco ai suoi generi conterranei, soprattutto al jazz. Prestare il fianco non significa che il jazz gli giovi, ma che sia un mezzo di manipolazione orchestrale e solistica che tenti inevitabilmente i musicisti a mettere le mani nelle partiture, nelle orchestrazioni e negli arrangiamenti del Bacharach.
A questa tentazione non ha resistito il Maestro Domenico Riina, che il 23 febbraio 2025, al teatro Massimo Bellini di Catania, ha diretto il Récital “Omaggio a Burt Bacharach”, alla guida dell'”Orchestra Jazz Siciliana The Brass Group”. Già il nome dell’orchestra è ben lungi dal riportare alla mente l’elegante tocco pianistico dell’autore, per cui, naturalmente, il Direttore si è fatto forte del contributo di una “String Orchestra” assai ben nutrita e di un pianoforte, che, hanno bilanciato l’arrangiamento dichiaratamente Jazz dell’intero concerto, del tutto “riorchestrato” personalmente dal Maestro Riina.
Con l’apporto della voce della cantante Lucy Garsia, dell’armonica a bocca di Giuseppe Milici e di tre vocalist, bene ha fatto il Maestro ad intitolare “Omaggio” il concerto, perché di pop originale del Bacharach è rimasto solo il filo conduttore melodico, spezzettato dalle improvvisazioni jazz dei solisti e da momenti di canto altrettanto jazz, oltre che pop. Una sorta di “contaminazione” che si è dimostrata efficace dal punto di vista degli appassionati del genere, ma non altrettanto da quello dell’omaggio a Bacharach, la cui musica è stata utilizzata per comporre un sonoro e a volte debordante recital. Dunque, in quanto recital (e in quanto jazz), aperto alle interruzioni delle voci parlate, in particolare della cantante che presentava brani ed esecutori, che raccontava e che si faceva raccontare aneddoti e che ha intrattenuto il pubblico anche esibendo una voce cantata, a cui ha dato fondo senza risparmiarsi, che stava tra l’impostazione lirica e il pop/jazz e che, nella zona acuta presentava problematiche di appoggio.
Tuttavia, pur non plaudendo al gusto dell’impostazione del concerto, è giusto lodare soprattutto l’orchestra, nel suo complesso ben amalgamata, arricchita dalla presenza di solisti di rilevante professionalità.
L’armonicista solista Milici ha riportato, inoltre, gli astanti ad un’atmosfera addirittura country, il che aggiungeva carne al fuoco al menu tutto U.S.A. della serata, graditissimo ad un pubblico ormai eterogeneo e che oggi si lascia trascinare dalle sonorità a molti decibel anche nel Tempio del Sada.
Natalia Di Bartolo
Foto di Giacomo Orlando