Il Maestro SALVATORE PERCACCIOLO dirige a Catania – Recensione

di Natalia Di Bartolo – Il M° Salvatore Percacciolo torna al Teatro Massimo Bellini di Catania con un magnifico Concerto, da Mozart a Ravel. Première 24 maggio 2024.


Forse non molti hanno riflettuto sul fatto che la bacchetta di un Direttore d’Orchestra si possa considerare un sorta di “prolungamento”, non solo del suo gesto, ma delle sue mani. Come lo può essere la forcella per un rabdomante o il pendolo per un radiestesista. Sono strumenti che, empirici o meno, per chi voglia crederci o no, se posti in in giuste mani,  convogliano l’energia dall’individuo, la trasmettono come un’antenna e colgono quella dell’ambiente circostante con la finezza di un diapason. Dunque, la bacchetta può essere considerata non solo un modo di precisare il gesto direttoriale, ma quello di comunicare con l’orchestra e, di rimando, con il pubblico. Si creerebbe  così un “vortice energetico”, capace di coinvolgere tutti i presenti in un unico ensemble di emozioni. La Musica è fatta di questo e la bacchetta, dunque, sotto quest’ottica, dovrebbe essere uno strumento di precisione che compia anche una funzione radionica. Senza addentrarsi nei meandri di questi concetti, non da tutti condivisi, ma certamente molto interessanti, basterebbe dire, allora, che la bacchetta sia indispensabile per la direzione di un’Orchestra.

Invece, a sorpresa, in questa sede, si  contraddice questo assunto e lo si dimostra con un esempio concreto: un “grande” Direttore sa benissimo se e quando usare la bacchetta e quando usare solo le mani, che sono, in fondo, la fonte primaria di emissione della propria energia; se è anche pianista, è un empatico ed un esperto in questo. Infatti, il 24 maggio 2024, al Teatro Massimo Bellini di Catania, nella première del Concerto Sinfonico si è visto il M°. Salvatore Percacciolo, Direttore d’orchestra e pianista, dirigere utilizzando alla perfezione la bacchetta in determinati momenti e solo le mani in altri.

Veder giacere la bacchetta sul leggio in alcuni momenti della direzione della Sinfonia n. 35 in Re Maggiore K.385 “Haffner” di Wolfgang Amadeus Mozart, del 1782, è certamente inusuale, ma assolutamente virtuosistico. La splendida sinfonia, nelle mani (è proprio il caso di dirlo) del M° Percacciolo, alla guida della magnifica Orchestra stabile de Teatro etneo è scorsa via in un soffio di rara eleganza, con pacatezza, con dinamiche mai accentuate o d’effetto plateale, in tutti e quattro i movimenti.

Mozart è assolutamente nelle corde del Direttore, siciliano di nascita, allievo in Italia di Bartoletti e Luisotti e negli USA allievo e sostituto di Lorin Maazel. Oggi Erste Kappelmeister del Nationaltheater di Mannheim, ha il genio salisburghese nelle vene e si sentiva tutto, fra l’altro, anche il suo magnifico Don Giovanni, visto e recensito a Catania nel 2017, soprattutto nel quarto movimento della Haffner. Una piuma, un volo, un Mozart raffinatissimo, dalla concezione mai debordante nelle sonorità, seguendo la perfezione dell’andamento agogico con lo stile di un fuoriclasse.

Il M° Percacciolo è anche uno sperimentatore: ama manipolare all’interno della partitura le sfumature dei tempi e degli stili, con la capacità di non alterare nulla, ma di “fare proprie” le grandi composizioni. Quando da Mozart si è passati a Pëtr Il’ič Čajkovskij con l‘Ouverture-fantasia in Si minore Romeo e Giulietta (da Shakespeare), dunque al pieno, tragico romanticismo del 1869, ci si è immersi in un’atmosfera assolutamente coerente con il brano in questione e si è visto il Maestro usare solo la bacchetta: tutto un altro mondo, rispetto al brano precedente. Oltretutto, di solito, questa meravigliosa composizione, con il suo celeberrimo “tema d’amore”, viene danzata. Quindi, si è abituati non solo ad ascoltarla, ma anche a guardare il palcoscenico. A Catania, l’ouverture-fantasia ha assunto connotati assolutamente e solo sinfonici, con tempi e stile decisamente russi, pienamente attinenti a ciò che veniva eseguito e che, a volte, anche per assecondare i danzatori, viene alterato. La “libertà “che il M° Percacciolo è riuscito a ritagliarsi in questo capolavoro, ha fatto sì che la composizione cambiasse quasi sembianze e convogliasse solo nella musica tutte le emozioni possibili: solo Čajkovskij col suo genio ne è stato protagonista.

Nella seconda parte del Concerto, è stata scelta l’esecuzione di una chicca: la suite Ma mère l’oye di Maurice Ravel, dalle fiabe di Charles Perrault, Marie-Catherine d’Aulnoy e Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Da “Pavane de la Belle au bois dormant” a “Le jardin féerique”, la determinazione di eseguire Ravel, con la sua capacità coloristica e fiabesca, è stata di grande efficacia  e tutte le suggestioni  evocate dal compositore nella sovrapposizione magistrale di melodie tradizionali ad armonie d’innovazione hanno dato al Direttore modo di esprimere al meglio un gusto personale che lo dimostra “onnivoro” nel senso migliore del termine, considerando anche che la suite è nata nel 1910 per pianoforte a quattro mani.

Davvero un elegantissimo preludio all'”esperimento” più riuscito della serata da parte del Direttore siciliano e che chiudeva il Concerto: l’esecuzione del celeberrimo Bolero, sempre di Ravel, che ha visto Maestro ed orchestra impegnati allo spasimo nella resa di dinamiche di alta Scuola, che sottendevano tempi lievemente accelerati, con un crescendo impercettibile al finale. Infatti, i tempi crescevano, all’orecchio galvanizzato e attentissimo,  insieme alle sonorità orchestrali, nell’esecuzione di un brano talmente celebre che potrebbe divenire scontato. Invece, si è ascoltato il più bel Bolero mai sentito prima. Non occorre aggiungere altro, se non che la bacchetta, qui, per travolgere gli spettatori, al M° Percacciolo non è servita.

Un Concerto di altissimo livello qualitativo sotto ogni aspetto, che probabilmente ha spiazzato qualche spettatore un po’ distratto, poiché sostituiva, all’ultimo momento, un altro concerto in programma. Il pubblico è andato in crescendo di coinvolgimento nel suddetto “vortice energetico” e di applausi, al pari delle dinamiche e dell’orchestrazione nel Bolero, rendendosi conto alla fine di aver assistito ad uno spettacolo fuori dal comune: Maestro e Professori d’orchestra, motivati e soddisfatti, hanno infine concesso il bis del finale sempre del Bolero, suscitando l’entusiasmo del pubblico, che si è prodotto in una vera e sentita ovazione per tutti.

Natalia Di Bartolo ©

Foto di Giacomo Orlando ©