Di William Fratti – Al Teatro Comunale di Piacenza, con Jordi Bernàcer sul podio, la produzione più volte rimandata a causa della pandemia finalmente torna sui palcoscenici emiliani.
12 novembre 2023. Produzione più volte rimandata a causa della pandemia, finalmente Don Carlo torna sui palcoscenici emiliani a riscattarsi dalla disfatta dell’autunno 2012. Inutile ripetersi sul piacevole, ma vecchio e polveroso spettacolo di Joseph Franconi-Lee, con gli splendidi costumi (tranne quello del protagonista) di Alessandro Ciammarughi e le luci, nettamente migliori delle precedenti, di Claudio Schmid.
La direzione di Jordi Bernàcer è piuttosto discontinua e alterna momenti di grande emozione nelle pagine grandiose, a momenti piuttosto disgiunti, scollati nelle parti più liriche, dove ogni frase sembra distaccata dalla precedente e dalla successiva. Talvolta eccede anche nel suono, mentre nella scena dell’autodafé gli interni sono troppo nascosti. Nonostante tutto l’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini si prodiga in suoni molto belli e un plauso va a tutti gli ottoni.
Paolo Lardizzone, titolare del ruolo di Don Carlo a Rimini, sostituisce l’indisposto Piero Pretti all’ultimo minuto e riesce a portare a casa la pelle con grande dignità, professionalità e soprattutto generosità, nonostante non sia aiutato da una direzione che non comprende, o non vuole rallentare alcuni passaggi per agevolarlo e permettergli di fraseggiare.
Lo affianca la brava Anna Pirozzi, una Elisabetta piuttosto riuscita e ben rifinita in terzo e quarto atto, mentre nei primi due i colori, gli accenti e soprattutto i piani e pianissimi non sono del medesimo livello.
Statuario il Filippo II di Michele Pertusi, che domina il personaggio nella sua migliore interpretazione di sempre di quest’opera. Pertusi conosce alla perfezione lo stile verdiano e il suo canto fa scuola.
Molto bene anche per il Rodrigo di Ernesto Petti che si sta imponendo come una delle voci baritonali più belle e interessanti del momento. Ma resta sempre avaro di fraseggio e sfumature: con i mezzi che possiede potrebbe essere uno dei migliori al mondo, invece pare accontentarsi di essere semplicemente molto bravo.
Sorprendente Teresa Romano nella parte di Eboli. Nonostante abbia frequentato il repertorio da soprano per molti anni, le sue note basse sono perfettamente omogenee, mai affondate, cantando sempre con la sua voce e il suo colore naturali. Anche l’interpretazione è ben riuscita e sa dosare una buona presenza scenica.
Ramaz Chikviladze è un grande Inquisitore soddisfacente, ma si sarebbe preferito un colore più scuro e ben differenziato da Filippo II. Meglio per il frate di Andrea Pellegrini, che gode di un buon cantabile.
Il povero Coro Lirico di Modena diretto da Giovanni Farina, qui ridotto ai minimi termini (forse non ce ne saremmo accorti in uno spettacolo moderno, ma quando si mette mano alla tradizione tutti i nodi vengono al pettine), offre una prova appena sufficiente.
William Fratti
DON CARLO
Opera in quattro atti
Libretto di Achille De Lauzières e Angelo Zanardini
tratto dall’omonima tragedia di Friedrich Schiller
Musica di Giuseppe Verdi
Filippo II re di Spagna Michele Pertusi
Don Carlo, infante di Spagna Piero Pretti (10) Paolo Lardizzone (12)
Elisabetta di Valois Anna Pirozzi
Rodrigo, marchese di Posa Ernesto Petti
Il grande Inquisitore Ramaz Chikviladze
Un
Tebaldo e Una voce dal cielo Michela Antenucci
La principessa Eboli Teresa Romano
Il Conte di Lerma e L’araldo reale Andrea Galli
Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini
Coro Lirico di Modena
Direttore Jordi Bernàcer
Maestro del coro Giovanni Farina
Regia Joseph Franconi-Lee
Regista collaboratore e movimenti scenici Daniela Zedda
Scene e costumi Alessandro Ciammarughi
Luci Claudio Schmid
Assistente ai costumi Letizia Parlanti
Foto: Cravedi