ERNANI al Teatro del Maggio a Firenze – Recensione

Di Natalia Di Bartolo. Un Ernani eseguito tutto d’un fiato, ma di grande successo e con voci di alto livello.


Ernani è una di quelle opere in cui ogni nota ha un peso artistico, che nel totale conta e rende sublime l’insieme. Ma il Maestro James Conlon, il 10 novembre 2011, nella sala Metha del Maggio Musicale Fiorentino di Firenze, nell’ambito del “Festival d’Autunno”, sembra aver premuto troppo l’acceleratore su questo che è un dato positivo, ma anche può rappresentare un tranello esecutivo. Infatti l’Ernani non può essere tracannato come un bicchiere d’acqua, ma va bevuto a sorsi, anche a piccoli sorsi quando è il caso, evitando di precipitarsi, incatenando ogni melodia all’altra senza soluzione di continuità e con una conseguente mancanza di chiaroscuri.
L’esecuzione a precipizio dell’ottima orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, se da un lato ha nuociuto al lavoro, dall’altro ha avuto il voluto effetto trascinante sul pubblico, che ha seguito l’opera con il fiato sospeso, lasciandosi travolgere dalla bacchetta del Maestro Conlon, al debutto nella direzione del capolavoro verdiano.


Quanto alle voci, nel ruolo del titolo un Francesco Meli in gran forma, timbro che ovviamente non è eroico ma lirico, che però non ha guastato andando un po’ contro tradizione. Gli si deve perdonare qualche fiato poco sostenuto nei piano, ma, si sa, è il suo costante “modus in rebus”.


La vera perla della serata è stata Maria Josè Siri, al debutto nel ruolo, che ha dato voce ad una Elvira dai toni bruniti e nello stesso tempo dallo squillo brillante come non mai. Dotata di una voce scura con gravi degni di un mezzo, eppure con picchi di grande pregnanza negli acuti, Maria José Siri cresce sempre di più in bravura ed immedesimazione nei ruoli.


Roberto Frontali, Carlo V, ha messo in campo tutta la sua esperienza, con una voce robusta ed anche scabra, quando è servito, nonché una capacità di espressione anche attoriale, che si prestano ormai praticamente a tutti i ruoli verdiani. Particolarmente apprezzabile il suo duetto con la Siri, in cui le due voci, nel registro medio-grave, facevano a gara per morbidezza e duttilità, il che le assimilava curiosamente in un unicum raro in un duetto tra un baritono ed un soprano: tutto da ascoltare.


Gradevole e giovane il “Vecchio Silva” Vitalij Kowaljow, che possiede una voce da Basso sicuramente da limare quanto a legato e chiarezza di dizione, ma possiede gravi notevoli ed emissione corretta e ben proiettata.
Gli altri interpreti ed il coro, diretto dal M° Lorenzo Fratini, si sono distinti per precisione e chiarezza.


Una regia “tranquilla” quella di Leo Muscato, lineare, coerente, nel nuovo allestimento trasposto ai primi dell’Ottocento, nelle scene un po’ claustrofobiche a scorrimento e saracinesche di Federica Parolini, con i costumi dal gradevole effetto cromatico di Silvia Aymonino e le ben curate luci chiaroscurate ad ombre di Alessandro Verazzi che hanno completato lo spettacolo.


Serata di ottimo livello, alto il favore del pubblico, con lunghi applausi anche ritmati, entusiasmo da parte dei cantanti, che, trascinati dal Meli, non si sono risparmiati le corsette verso il proscenio, non si sa, come sempre, quanto opportune ed eleganti dopo le tetre atmosfere ed il tragico finale dell’Opera. Anche questo sarebbe un “modus in rebus” da rivedere.

Natalia Di Bartolo ©

Foto Michele Monasta