IL VENDITORE DI ISPIRAZIONI – Web serie – Recensione di Natalia Di Bartolo – Un film di Francesco Murana, opera onirica e simbolica, della Melqart Productions –
“Il venditore di ispirazioni”, opera prima del regista Francesco Murana, è una web serie vincitrice del bando “Sensi Contemporanei – La Sicilia in sala”, iniziativa promossa e cofinanziata dall’Assessorato Regionale Turismo, Sport e Spettacolo (Servizio 7 Sicilia FilmCommission) ed uscita su YouTube il 13 dicembre 2019; in otto episodi, prodotta da Melqart Productions.
Da un’opera prima e dal web ci si potrebbe aspettare una fiction come se ne vedono tante; in realtà si tratta di un piccolo gioiello che non ti aspetti di vedere, perché è raro trovare un lavoro di un giovane regista che tratti non di episodici eventi di una qualche comunità di persone nella società di oggi, ma s’immerga nella coscienza propria e di quella dello spettatore per indagare il significato degli eventi e della vita in maniera profonda e impegnativa.
“Il venditore di ispirazioni” è il viaggio di un giovane scrittore che non riesce a trovare l’ispirazione per compiere il proprio primo romanzo. Romanzo e vita s’intrecciano, perché fin da bambino il protagonista, Lino Macchìsio, si cimenta nello scrivere con una macchina da scrivere regalatagli da nonno Pasquale. Il nonno: figura fondamentale nel racconto e nell’itinerario di questo viaggio, un maestro e un mentore nello stesso tempo.
Dunque Lino, in crisi ispirativa, dopo aver trovato per caso una misteriosa lettera del nonno ormai scomparso, intraprende un lungo viaggio alla ricerca di un mitico “venditore d’ispirazioni” indicatogli dal nonno trovarsi sul monte Celere, nella speranza di trovare la soluzione ai propri problemi e concludere il proprio lavoro.
Durante il viaggio incontra molti personaggi diversi, ognuno dei quali riveste un significato simbolico. Lino incontra dati ed esperienze della vita, dall’omosessualità alla malavita, dall’inerzia dei vitelloni da bar e da biliardo a quella dei ladri.
Particolarmente suggestivo l’episodio del Barcaiolo, in cui si intende, oltre ad una opportuna citazione del Caronte dantesco, “il rilascio” del tempo, la comprensione del fatto che il tempo segnato dall’orologio sia cosa assolutamente relativa. E l’attraversamento dello “Stagnazzo” segna una tappa fondamentale nel viaggio del giovane, dopo il quale incontra la depravazione la perdizione in un’isola di prostitute e protettori.
Ma non si lascia incantare il nostro Lino e ancora prosegue, senza badare più al tempo che gli è stato opportunamente sottratto, fino ad incontrare la vecchiaia e la morte, nell’episodio pregevole popolato dai fantasmi della memoria e della vita.
Ma da qui la svolta, il ritorno, l’incontro con se stesso bambino che, ancora vivo il nonno, aveva già iniziato a scrivere il romanzo della propria vita. E qui il viaggio di Lino si conclude, svelando che si sia trattato di un itinerario della mente, dell’immaginazione e della coscienza e che il romanzo non sia altro che la vita stessa.
Il venditore di ispirazioni, quindi, non esiste, né è esistito il viaggio, se non come riflessione sui personaggi e gli eventi dalla nascita alla morte, sul “diverso” sull’esistenza di tanto di quel materiale in se stesso da non aver bisogno di comprare ispirazioni da nessuno.
La conclusione, dunque, porta il protagonista a ciò che il nonno avrebbe voluto ma non ha avuto il tempo di insegnargli: la vera ispirazione per vivere una vita serena, la vera “gioia” sta nelle cose semplici di tutti i giorni, nell’amore della propria compagna e della famiglia; e questa non si compra da nessuna parte.
Un film onirico, simbolico, molto raffinato nella scelta delle location, nella fotografia elegante di Dario Baldini, nelle scenografie curate di Tony Agueci, tutto parlato in siciliano e registrato in presa diretta dal sound designer Valerio Scirè.
Risultato complessivo scorrevole, criptico quanto basta, mai folkloristico né scontato, ambientato in una Sicilia polverosa, arida, desolata e bellissima. Una Sicilia vera, nella quale ci si riconosce e si riconosce il significato dell’esistenza della vita e della morte.
Nei panni di Lino il giovane attore Danilo Fodale, espressivo e credibile, affiancato da numerosi altri interpreti e da una rilevante quantità di comparse.
Luci, ombre, particolari, inquadrature, suoni, tutto curato con la cura che si dedica a qualcosa che si ami profondamente e che riesca a crescere nel corso dell’azione sempre più coinvolgendo lo spettatore, facendo sì che si ponga le domande che gli sceneggiatori, ovvero lo stesso regista Francesco Murana e Giuseppe Lanno, si erano prefissi, senza perdere un colpo.
Lo spettatore si lascia portare per mano lungo l’intera serie e alla fine comprende di aver compiuto, insieme al protagonista, un itinerario a cerchio, che inizia e finisce nello stesso punto, ma lascia soddisfatti per la visione raffinata ed i contenuti di ammirevole intensità.
Natalia Di Bartolo
PHOTOS © Cinzia Di Caro|Melqart Productions – VIDEOS © Melqart Productions
https://www.ilvenditorediispirazioni.com/
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