I DUE FOSCARI di Verdi a Parma- Review by William Fratti – L’edizione critica torna dopo dieci anni sul palcoscenico del Teatro Regio –
Eseguita per la prima volta in versione preliminare in occasione del Festival Verdi 2009, l’edizione critica de I due Foscari a cura di Andreas Giger è stata pubblicata nel 2017 e torna dopo dieci anni sul palcoscenico del Teatro Regio di Parma ancora più aggiornata, nella sua veste definitiva.
Leo Muscato decide di trasporre la vicenda ai tempi della composizione dell’opera e la scelta appare piuttosto azzeccata. Il Doge potrebbe essere un vecchio Giuseppe Verdi che ricorda la sua sventurata gioventù, Jacopo sembra un giovane Verdi intrappolato negli “anni di galera” e che troppo presto deve rinunciare alla sua prima moglie Margherita, qui Lucrezia, e ai loro due bambini. A evocare questo sogno e questi sentimenti piuttosto tragici contribuisce anche la scenografia suggestiva di Andrea Belli, che si avvale di pochi elementi utili a scopo indicativo; come pure i bei costumi di Silvia Aymonino, corredati di un ottimo trucco. Completano lo spettacolo le affascinanti luci di Alessandro Verazzi. Peccato che la regia sia molto concentrata su gesti e sguardi, lasciando un certo vuoto nei movimenti e nelle controscene, tanto da risultare a tratti un poco noiosa.
Paolo Arrivabeni guida la brava Filarmonica Arturo Toscanini con polso saldo e sicuro e ha il pregio di essere piuttosto compatto e aderente allo spartito. Sempre eccellente è la prova del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani.
Vladimir Stoyanov è un buon Francesco Foscari. Innanzitutto il baritono bulgaro conferma, per l’ennesima volta, di essere un ottimo interprete verdiano, ma questo personaggio avrebbe bisogno di un fraseggio e un accento drammatico più marcati.
Lo stesso vale per la bella voce di Stefan Pop. Il ruolo di Jacopo Foscari ha messo in ginocchio moltissimi grandi tenori, ma il cantante rumeno non si fa intimidire e lo affronta col giusto piglio, mancando però di quello smalto assolutamente necessario che dai grossi centri dovrebbe salire in acuto.
La presenza di Maria Katzarava in Lucrezia, per la seconda volta al Festival Verdi dopo Stiffelio, è un assoluto mistero. Vero è che il soprano messicano ha vinto Operalia nel 2008 e, come tante altre vincitrici della competizione fondata da Placido Domingo, è stata subito lanciata a livello internazionale, ma ciò non è sinonimo di cantare bene. Innanzitutto è sgraziata e inelegante, basti vederla accanto alla ben più raffinata Pisana di Erica Wenmeng Gu. Inoltre parla nelle note basse, fino ad arrivare al finale in cui un’intera frase risulta totalmente distorta. Colori e fraseggio sono ai minimi termini.
Giacomo Prestia è un Loredano di lusso. Adeguati ai loro ruoli sono Francesco Marsiglia come Barbarigo, Vasyl Solodkyy come fante e Gianni De Angelis come servo.
William Fratti
PHOTOS Roberto Ricci