VEZZI E MALVEZZI: il premio internazionale per la Lirica

VEZZI E MALVEZZI: il premio internazionale per la Lirica, un nuovo articolo umoristico-satirico della serie.

By Natalia Di Bartolo © DiBartolocritic


Ambitissimo il premio internazionale per la Lirica, giunto alla sua LIX edizione, intitolato al compositore della celeberrima opera “Planegonda e Bormonte a Gerusalemme”, Erminio Strozzagalli (1845-1945), gloria della natia, storica, illustre cittadina di Sopramonte di Sotto che ospita il premio da così tanti lustri e che ne celebra la memoria il 15 agosto di ogni anno, pieno ferragosto, nella impareggiabile cornice tardo ottocentesca del teatro Comunale dell’Opera, intitolato al nipote, il celebre tenore Rocco Strozzagalli.

Gran conciliabolo in giuria durante tutto l’inverno per decidere a chi assegnare il prestigioso premio 2017: ben 67 gli illustri giurati, più il Presidente. Fra costoro si sono ritrovati anche i nostri ben noti amici dell’Opera: lo spettatore esigente, quello paziente e quello di bocca buona.

Ci si chiederà come mai sia possibile che i nostri tre spettatori dalle sensibilità e dai gusti così diversi siano confluiti tutti e tre nella giuria di un premio internazionale di tale prestigio. Ma è presto spiegato: lo spettatore esigente è stato appositamente convocato per la propria riconosciuta competenza, quello paziente per aver compiuto cinquant’anni di frequentazione dello storico teatro Comunale dell’Opera e quello di bocca buona perché cognato dell’assessore alla cultura di Sopramonte di Sotto.

Ma allora, ci si chiede: tutti gli altri giurati da dove provengono, visto che è assodato che di lirica non se ne intendano? Questo è uno dei misteri irrisolti che avvolgono il premio e che lo hanno ormai fatto entrare nella leggenda.

Con il passare degli anni, i giurati più giovani sono diventati anziani e i più vecchi sono pure morti, ma nessuno se ne è accorto: il numero spesso ha oscillato fra i quaranta e i settanta, ma non si sono mai riuniti tutti, in molti neanche si conoscono, alcuni sono assenti da sempre, ma continuano ad accapigliarsi per essere nominati nella brochure. L’importante è esserci!

Dopo accese discussioni, conciliaboli privati, cospirazioni carbonare, associazioni e dissociazioni varie di non più di 5 o 6 giurati in tutto, il 25 luglio, sotto una canicola infernale, finalmente si era giunti a proporre i nomi dei candidati: il grande tenore Andrea Cocelli, primo in graduatoria, tre illustri cantanti di fama internazionale a seguire, più, per ultimo, l’intero coro del teatro Comunale dell’Opera Strozzagalli.

Come si era addivenuti a cotanto risultato in fieri? Il giurato esigente conosceva di persona i tre celebri artisti e avrebbe potuto contattarli con facilità. Il giurato paziente, per modestia, non aveva osato proporre nessuno e quello di bocca buona aveva proposto il coro, nel quale canta la sua amica soprano secondo, che ha da anni una relazione con direttore stabile e vuole approdare ai soprani primi, ma che fa l’occhiolino al nostro giurato di bocca buona, che ne è perdutamente invaghito.

Il Cocelli, invece, era stato imposto dall’anziano, illustre Presidente. Coloro che ancora seguivano le vicende tra i rimanenti giurati erano stati coartati a votare sotto minaccia d’espulsione ed avevano assentito per servilismo o per sfinimento. E’ giusto che ciascuno esprima la propria variegata opinione ed estrinsechi la qualità delle proprie competenze in materia di Lirica, purché rispetti il volere dell’autorità e dell’esperienza…E in tale giuria il presidente si fregia di essere un’autorità e di godere di lunga esperienza, anche se, immerso in ricerche incessanti di incunaboli seicenteschi nel polveroso archivio comunale, d’Opera in vita sua non ha mai ascoltato più che il brindisi de La Traviata.

Dunque, alla fine dei giochi, la maggioranza era per Cocelli, nominativo di grande richiamo internazional-popolare, e lo portava a vincere con certezza. MA il presidente, nel proporlo, non si era minimamente posto il problema di come e dove reperirlo. Dunque, fu così che il celebre cantante non potè essere interpellato per l’invito alla premiazione perché assolutamente introvabile. Lo si ritenne disperso probabilmente nei sotterranei del Colosseo, dove si accingeva ad esibirsi in mondovisione duettando con l’ologramma di Enrico Caruso. Invano lo si ricercò con i più potenti mezzi nella zona dove ai tempi di Nerone venivano custoditi, nella fattispecie, i lupi e le iene destinati a sbranare i martiri nell’arena e dove aveva asserito di trovare ispirazione per l’emissione del do di petto, ma ogni ricerca fu vana e la sua candidatura, secondo Statuto, in tal modo decadde.

Era il 30 luglio. Rimanevano i tre illustri candidati e il coro del teatro. Ma il giurato di bocca buona, che aveva proposto quest’ultimo, fu costretto a ritirarne la candidatura, perché il soprano secondo aveva nel frattempo troncato la relazione con il direttore, che l’aveva tradita con un contraltista. Ne erano nate tali gravi beghe interne che il coro era stato in procinto di sciogliersi ed era rimasto senza direttore, il quale aveva piantato baracca e burattini ed era fuggito ad Antigua col contraltista e tutti gli stipendi dei coristi…Lo spettatore di bocca buona, però, nonostante la delusione per l’esclusione, aveva iniziato a nutrire serie speranze di conquista amorosa.

“Bene!” gioì alla notizia del coro silurato il giurato esperiente, che ne aveva una propria personalissima, irriferibile considerazione. “Adesso si premierà uno dei miei candidati e la cerimonia di premiazione avrà degno protagonista.”

Secondo lo statuto, venne fuori il primo nome: si trattava di un tenore di fama internazionale, degno dello Strozzagalli. Costui, però, interpellato prontamente dal giurato esperiente, essendo già onusto di una caterva di analoghi premi, tutti internazionali, si guardò bene dall’accettare, procurandosi un immediato ingaggio al teatro dell’Opera di Sidney giusto per il giorno della premiazione.

“Vai col secondo in lista, allora!” Disse tra sé e sé, un po’ contrariato, il giurato esigente. Ma uno dei giurati più audaci e volenterosi, autoproclamatosi vicepresidente perché nel frattempo il presidente, dopo la figuraccia del Cocelli, si era reso a sua volta irreperibile mimetizzandosi da incunabolo rilegato in pelle tra i faldoni dell’archivio comunale, s’intromise e propose il nome di un celebre baritono il cui viaggio sarebbe stato low-cost per le sempre magre casse del Premio, perché abitava non lontano dalla città e in quel momento era in ferie.

“Lo interpelli lei!” esclamò irritato il giurato esigente al vicepresidente, che tentò invano di convincere il divo a rispondergli in giornata. Però costui, dopo inspiegabile silenzio di diversi giorni, comunicò di essere desolato nel non poter presenziare per un improvviso attacco di orticaria.

Ma la data della premiazione era imminente e dunque i due premiandi superstiti andavano avvisati con estrema urgenza. Uno stava cantando Tosca in Brasile e l’altro teneva una masterclass a Tokyo: erano entrambi liberi per il giorno della premiazione, ma farli venire da così lontano costava un botto e non si poteva dirglielo una settimana prima. E allora? Adesso si rischiava di non assegnare il premio!

“No! Non è possibile, è troppo tardi!”, protestava il giurato esperiente con il vicepresidente, quest’ultimo in preda a crisi d’ansia ed insonnia notturna. “Io non faccio queste figuracce con tali celebrità! Trovate i fondi, fatemeli chiamare un anno prima e ve li porto!”

Ancora protestando, ritirò le due illustri candidature rimanenti e i noti interpreti non seppero mai di essere stati candidati al premio. “Mi ritiro anch’io, in meditazione al teatro dell’Opera di Kiev, dove stanno mettendo in scena il Boris Godunov!” concluse perentorio “Quest’anno il Premio non si assegna…Oppure, sbrigatevela voi!”.

Il giurato paziente, implorato dal vicepresidente già in cura neurologica, si offrì di fare da mediatore, comprendendo che, se il giurato esperiente si fosse ritirato a studiare Opera russa, la premiazione avrebbe rischiato davvero di saltare. Fu così che convinse il giurato esigente a venire a più miti consigli e a consultarsi, in extremis, con quello di bocca buona.

I due si incontrarono, per tutelare la propria reciproca incolumità, tramite colloquio telefonico. Il giurato di bocca buona propose senza riserve di premiare il cugino del pronipote di Francesco Tamagno, che egli conosceva personalmente e sapeva abitare nelle vicinanze di Sopramonte di Sotto. Il grande tenore del passato, primo Otello voluto da Verdi in persona, sarebbe stato degnamente commemorato durante la cerimonia di premiazione perché il giurato avrebbe fatto di tutto per convincere l’erede a cantare in pubblico l’“Esultate”: a suo dire, per trasmissione del DNA, tale capacità era certamente compresa nel patrimonio genetico vocale del cugino del pronipote, che di mestiere faceva il commercialista.

Il giurato esigente avrebbe voluto far ingoiare la cornetta al collega di bocca buona, ma per educazione e rispetto nei confronti del grande tenore del passato, si limitò a dire che la scelta non era di suo pieno gradimento e che riteneva più adatta come vincitrice la promettente cantante, giovane soprano di sua conoscenza, che stava per debuttare nell’Aida al teatro greco di Sopramonte di Lato, lì a due passi: qualità della premiata, dell’esibizione e viaggio low-cost assicurati, nonché salvo il vicepresidente di Giuria dall’internamento in clinica psichiatrica.

Il giurato di bocca buona dissentì vivacemente. “Ma io propendo per la premiazione di personaggi che giovino al premio!” disse con falso disinteresse, pensando che il cugino del pronipote di Tamagno possedeva una casa discografica che avrebbe potuto pubblicargli il primo CD dell’amica soprano…Inascoltabile registrazione mutuata direttamente da un disco della Callas, che andava proponendo in giro da una vita e che tutte le case discografiche gli rifiutavano.

“E io pure, visto che propongo artisti seri e validi!” replicò il giurato esperiente. “La presenza di un promettente soprano non può che giovare alla serietà del Premio ed alla qualità della serata della premiazione!” esclamò a denti stretti, pensando a quanto squallide fossero, di solito, le cerimonie di premiazione, specie se commemorative!

“Cerchiamo un punto d’incontro e vediamo se la cantante promettente è disponibile per quella data.”, insistette il giurato esigente, impegnandosi a contattarla immediatamente. Il giurato di bocca buona fece finta di acconsentire, ma, chiuso il telefono, chiamò a stretto giro il cugino del pronipote di Tamagno, perché gli trovasse un’alternativa e costui gli suggerì i nomi dei due organizzatori di un Festival che si svolgeva poco distante, che egli stesso stava promuovendo e che proponeva l’opera al circo, quale abbinamento e fusione tra i suoni emessi dagli uomini cantando e quelli degli animali in cattività; a scopo puramente scientifico-culturale, ovviamente, e a favore dell’apprendimento del canto lirico da parte anche degli animali domestici, i quali è giusto che fruiscano dell’arte della musica, tanto quanto i loro padroni.

Il giurato di bocca buona, lodando gli alti intendimenti dell’iniziativa e lo spessore culturale degli eventi che ne derivavano, colse la palla la balzo, pregustando la pubblicazione del CD, e approvò incondizionatamente i due nomi proposti.

Intanto, però, si era fatto il 13 agosto e, preso dal panico, il vicepresidente, disperato, telefonò per primo giusto al giurato di bocca buona: “Fuori il vincitore, immediatamente!”

Il giurato di bocca buona, sostenuto dall’amica soprano secondo, che iniziava a consolarsi dalla storia andata a finire male col direttore del coro, si affrettò a confermare al vicepresidente la presenza certa alla premiazione dei due organizzatori dell’opera al circo, scavalcando senza scrupoli, a piè pari, il giurato esigente che avrebbe certamente detto di no alla proposta circense, e dando per approvati anche da lui i due nomi, quali vincitori.

Il vicepresidente, pur sospettando la partaccia perpetrata ai danni del giurato esigente, sollevato, accettò al volo i due nomi e li diede per definitivi: il LIX Premio Internazionale Erminio Strozzagalli per la Lirica 2017 era finalmente assegnato; e per questa volta disdisse il ricovero in clinica.

Venuto a conoscenza del fatto compiuto dalla pronta circolare ufficiale, il giurato esigente, che nel frattempo aveva già contattato il soprano e ne aveva pure ricevuto l’assenso commosso, andò su tutte le furie per essere stato scavalcato, per avere disturbato invano l’artista, per doverle adesso dare una delusione e soprattutto per la scelta effettuata da quello di bocca buona. Tuttavia, per il suo innato desiderio di pace e concordia e nel nome del prestigio del Premio Strozzagalli, lanciò qualche strale, ma fece buon viso a cattivo gioco e sperò nel miracolo.

E fu così che, in sede di cerimonia, con il presidente della giuria in spolvero, riemerso dai faldoni dell’archivio e assiso nel palco reale col sindaco e l’assessore alla cultura, nonché con autorevoli personalità della musica e della critica che affollavano il parterre del teatro Strozzagalli, il 15 agosto, il giurato esigente, entrando in sala, scorse da lontano la coppia dei vincitori, organizzatori del Festival circense, i quali essi stessi sembravano il gatto e la volpe.

Inorridito, per protesta si isolò in un palco laterale del quarto ordine, rifiutandosi di scendere in platea. Ma, in un afflato di auspicata concordia, il vicepresidente andò a prelevarlo personalmente e lo condusse a forza sul palcoscenico. Lì il gatto e la volpe non solo ricevettero l’ambito premio, ma furono pure esortati dal giurato di bocca buona, anch’egli sul palcoscenico per prendersi il merito di cotanti premiati, a dare un saggio delle proprie capacità operistico-circensi; esibizione a sorpresa sulla quale si erano messi d’accordo poco prima in platea, all’insaputa di tutti, presidente e vicepresidente compresi.

Alle prime note dell’esibizione, il giurato esigente ebbe una crisi isterica dietro le quinte, si dimise in tronco dalla giuria e, voltate le spalle, dopo aver ingiunto ai fotografi ufficiali del premio di cancellare tutte le foto scattate a lui personalmente durante la serata, abbandonò il teatro. Il giurato paziente invano lo inseguì per riportarlo indietro, ma il giurato esigente partì all’alba successiva, con il primo volo, per il teatro dell’Opera di Kiev.

E l’indomani i giornali titolarono: “Assegnato il prestigioso LIX Premio internazionale per la Lirica “Erminio Strozzagalli” – L’opera al circo: anche gli animali hanno il diritto di cantare.”

Natalia Di Bartolo © DiBartolocritic

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