Review: TOSCA a Torre del Lago, 10/08/2017. Direzione Dejan Savic, Regia Enrico Vanzina, con Kristin Sampson , Dario Di Vietri e Alberto Gazale.
By Antonio Manneschi
Considero Tosca il melo-dramma per antonomasia: trovo il genio in ogni piccolo particolare e, teatralmente, è perfetta ( il lavoro di Sardou risulta, in questo caso, davvero prezioso! ). Ogni personaggio è annunciato da Puccini sia utilizzando un colpo di cannone ( Scarpia ), sia un richiamo nervoso fuori campo (Tosca ), sia una musica allegra e giocosa ( il sagrestano ), costruendone, così , i tratti salienti. L’interpretazione personale nell’esecuzione risulta, perciò, molto difficile. Si può solo giocare sulle sfumature. Eppure è proprio questo gioco che, a volte, fa la differenza.
A Torre del Lago, il 10 agosto 2017, Kristin Sampson è stata una Tosca nervosa, aggressiva e rancorosa. La sua tenuta di scena è stata notevole e mai sopra le righe e i punti di abbandono sono stati gestiti con forza. È risultata una Tosca autoritaria, quindi più credibile come assassina rispetto alle altre ingenue e bigotte a cui spesso ci hanno abituato. Anche sotto il profilo vocale, la Sampson ha mantenuto questa linea e il canto è stato forte e deciso con fiati sostenuti e note ricche in tutti i registri. Peccato che in “…Egli vede ch’io piango….”, la gestione impropria del valore della nota in “vede” abbia impedito alla voce di potersi librare nel crescendo. Stessa cosa “…Signor..” del “Vissi d’arte” che, sempre per una non perfetta gestione dei fiati, è stato chiuso frettolosamente. In compenso, gli acuti del secondo atto e la “lama” del terzo sono stati precisi e taglienti. Nel complesso, è stata una prova notevole.
Dario Di Vetri ha un timbro gradevole, un’emissione piuttosto fluida con acuti sicuri anche se poco squillanti. Buono il fraseggio e notevole presenza scenica. Purtroppo, la dipendenza visiva dal direttore ha compromesso troppe volte la credibilità del suo Cavaradossi e la sua prova è risultata, nonostante tutto, un po’ scolastica.
Alberto Gazale , dal timbro chiaro e con voce non troppo potente, è stato “Scarpia”. Sin dall’entrata in scena, Gazale ha dimostrato di essersi calato nel viscido barone in maniera esemplare. Il suo Scarpia era voglioso e aggressivo ( “…..mie brame inferociva…”), senza mai perdere la classe e l’eleganza.
L’Angelotti di Davide Mura è stato impacciato sia vocalmente che scenicamente.
Una menzione speciale al divertente sagrestano di Claudio Ottino che si è mosso in scena da gran professionista ed ha cantato correttamente il suo ruolo. Lo Spoletta di Francesco Napoleoni non si è fatto notare né in bene, né in male, come il resto del cast. Buoni il coro e l’orchestra diretta con garbo da Dejan Savic.
La regia di Enrico Vanzina e le scene del Pucciniano, classiche e funzionali, hanno reso la recita veloce e gradevole. I bellissimi costumi erano di Floridia Benedettini e Diego Fiorini.
Le luci di Valerio Alfieri stridevano un po’ con la classicità dell’allestimento. Per mettere in evidenza un particolare momento dell’opera, la scena si rabbuiava con l’occhio di bue sparato sul soggetto. Il tutto in maniera un po’ violenta e poco sincrona.
Pubblico formato prevalentemente da stranieri che ha salutato gli interpreti con applausi cordiali.
Antonio Manneschi
PHOTO Festival Pucciniano Torre del Lago