VEZZI E MALVEZZI: L’étoile in tournée. Un altro divertente articolo della serie ideata e scritta da Natalia Di Bartolo.
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Evento epocale di luglio a Sopramonte di Sotto: Stagione estiva di Opera e Danza al Giardino Comunale, intitolato al padre del grande tenore Rocco Strozzagalli, di cui il Gran Teatro dell’Opera di quella ridente cittadina si fregia di portare il nome glorioso, e che ai tempi fu clarinettista emerito nella Banda Comunale.
In arrivo al Giardino Adelmo Strozzagalli, dunque, il Corpo di Ballo dell’Opera di Stato della Repubblica dell’Uzbekanistan, rinomato nell’intero orbe terracqueo per la qualità delle sue produzioni di danza classica.
I manifesti del balletto romantico “Giselle” tappezzano ogni centimetro di spazio dell’intera città. Lo spettatore esigente, in una delle sue rare uscite per comprare i generi alimentari indispensabili alla sopravvivenza, se li trova di continuo sotto il naso. Pure alla cassa del piccolo supermercato del paese è attaccata la locandina patinata con la foto dell’étoile, la celebre Galina Galinova. Un mito!
Nonostante sia un patito d’Opera, lo spettatore esigente cede alla tentazione e, nel giorno previsto per lo spettacolo, affronta la fila oceanica che dalle cinque del mattino si è assiepata al botteghino del Gran Teatro dell’Opera. I suoi concittadini fanno a botte per scavalcarsi l’un l’altro e lo spettatore esigente sì sbalordisce di questo accalcarsi inconsueto: per la Tosca di una settimana prima c’erano quattro gatti.
Poi si accorge che i compaesani fanno a botte perché allo stesso sportello sono in vendita i biglietti del concerto rock di Basco Gialli che si terrà al Giardino Strozzagalli l’indomani.
Gli spettatori di Vezzi e Malvezzi di solito sono tre…Però, in questo caso, trattandosi non d’Opera ma di Balletto, lo spettatore paziente ha deciso, obtorto collo, di accontentare la moglie e guardare con lei alla tv uno speciale estivo degli ultimi 60 anni del Festival di Sanremo (altrimenti perché lo chiameremmo “paziente”?); lo spettatore di bocca buona, ovviamente, è lì a fare a cazzotti per passare avanti nella fila per il concerto della star del rock, ignaro del balletto.
Dunque solo l’esigente esce da quella fila, dopo dodici ore di attesa, con il biglietto per la tanto agognata Giselle: la Galina sarà finalmente sotto i suoi occhi in carne ed ossa.
La sera si reca, come al solito, con un’ora di anticipo al luogo deputato: guai che gli rubino il posto migliore, soprattutto perché i posti non sono numerati.
La location è degna dell’evento. Fra due palme spennacchiate del Giardino Strozzagalli, sul palcoscenico montato su una griglia di tubi, svettano già i riflettori per il rock dell’indomani ed i tecnici si affannano a tarare microfoni e apparecchiature sofisticatissime per amplificare il divo e far sì che lo possano ascoltare abusivamente anche i propri parenti che hanno i balconi sulla piazza principale di Sottomonte di Sopra: è ovvio che tutti vogliano ascoltare Basco Gialli e il volume sarà adeguato.
La compagnia del Balletto dell’Opera di Stato dell’Uzbekanistan arriverà completa d’orchestra, ovviamente. Dunque lo spazio lasciato ai piedi del palco, pronto ad accogliere i fans ultrà con gli striscioni l’indomani, farà da golfo mistico.
La platea per gli spettatori del balletto è stata ricreata accostando le sei panchine sparse di solito per il giardino e trasportando le dodici sedie per i fedeli in sovrappiù della vicina parrocchia. Il parroco le ha concesse con un occhio di riguardo al sindaco che gli ha omaggiato ben due biglietti per la sera del concerto rock: il sant’uomo e la perpetua siederanno accanto al notaio ed al farmacista: occasione imperdibile.
Lo spettatore esigente trova posto sulla panchina centrale un po’ indietro rispetto al palco altrimenti non vedrà nulla, se troppo vicino: il balletto classico va guardato da una certa distanza. Lo sa bene lui che è stato più volte al Teatro al Sottoscala ad applaudire la grande Carla Stracci, molti ma molti anni fa.
Il nostro amico si accomoda meglio. Si è portato dietro un cuscino a fiori del soggiorno, ben sapendo che le panchine sono di ferro dipinto e sono a strisce, a discapito di terga ossute, da asceta, come le sue.
Alla sua destra si ritrova un energumeno tatuato in canottiera, del gruppo degli operai del concerto, che sta lì per riposarsi dopo una giornata di duro lavoro sotto il sole…E adesso svapora felicemente tutta la sua traspirazione. Allora il nostro amico cerca di spostarsi, ma alla sua sinistra si è già seduta la proprietaria del chiosco delle bibite del Giardino, appassionata di danza perché la nipote frequenta la locale scuola di ballo ed è già al terzo anno e inizia ad ambire alle punte: è lì perché la fanciulla, che le siede accanto, non resisteva al richiamo della Galina.
In quattro sul sedile? La panchina ha fatto pieno e il povero spettatore esigente è soffocato dal cattivo odore da una parte e impossibilitato a muoversi dall’altra, o la signora del chiosco scambierebbe di sicuro la sua vicinanza per avance e griderebbe allo scandalo. Non gli resta che imbalsamarsi dove il Fato lo ha collocato e attendere l’inizio del balletto.
Finalmente, con mezz’ora di ritardo, giunge l’orchestra del Teatro dell’Opera di Stato dell’Uzbekanistan, otto elementi in tutto con il rinforzo di qualche volenteroso della banda cittadina, seguita dal Maestro, tondeggiante e visibilmente rubizzo, che non ha esitato a brindare già abbondantemente con il vino genuino di Sopramonte di Sotto al successo della serata.
Si accendono quattro dei duecentotrentacinque riflettori pronti per il cantante rock e, sulla scena pressoché vuota, il Corpo di Ballo si appresta a comparire.
In un fruscio di veli e balzellando sulle punte, sei-ballerine-sei e tre-ballerini-tre si apprestano alle danze conviviali del primo atto di Giselle. I ¾ del Corpo di Ballo dell’Opera di Stato sono rimasti in Uzbekanistan: i biglietti aerei dall’Est costano; e vitto e alloggio pure…
Ma l’attesa della Galina è spasmodica fra gli astanti: provoca un attacco di tachicardia e l’emozione di trovarsi davanti un mito in carne e ossa è troppo forte. Anche lo spettatore esigente trema, gli sudano le mani: ecco l’étoile!
Giunge flessuosa sulle punte e si piazza a centro palcoscenico. Lo spettatore esigente si sveglia di colpo dall’estasi: chi è quell’asparago lungo e secco vestito da Giselle?
Ma le ballerine non sono piccole di statura? Se lo chiede guardando dal basso due gambe da trampoliere, issate su punte di scarpine misura 40. Lo spettatore non ha mai visto una ballerina dai piedi così lunghi. L’impressione è tale che sobbalza sulla panchina e si becca un’occhiataccia dalla signora del chiosco che sente il coscia-a-coscia e si ritrae scandalizzata.
Sarà un’étoile, pensa lo spettatore, ma qui il fenicottero è alto un metro e settantotto, più alto del principe, più della regina, di tutte le dame e dell’intero corpo di ballo: non finisce mai! La testa, con un sorriso stampato a 37 denti sul viso, svetta su un busto legnoso e l’impalcatura complessiva si muove con la grazia di un ciocco da caminetto. Quella è la Galina? Lo spettatore esigente è rimasto senza fiato.
Ad un certo punto, l’iniziale clima villereccio di Giselle si fa tragico con la Galina morta, esanime sul palco. Distesa a terra è lunga quanto una rotaia della stazione di Sopramonte di Sotto. Lo spettatore si scopre a cercare di misurarla come farebbe suo cugino impresario delle pompe funebri. Ci sarebbe voluta una cassa con la prolunga, anche per contenere le scarpine a punta con le quali di certo l’étoile avrebbe voluto essere sepolta.
Scuotendosi d’un tratto da tali tetri pensieri, lo spettatore si accorge dell’intervallo. L’operaio accanto a lui mastica bruscolini e sputacchia le scorze, la signora, dall’altro lato, si rivolge con tenera premura alla nipote che è estasiata e, a dodici anni, è alta un metro e settanta. “Vedi, ‘a nonna tua, non ti devi scoraggiare: altezza è mezza bellezza, anche per una ballerina!”.
Lo spettatore è stranito. Avrà un calo di zuccheri, ma al secondo atto, nel pas de deux vede sforbiciare, sfocate, più volte le lunghissime gambe della Galina, che quando si aprono diventano un compasso di lunghezza indefinita. Il ballerino la solleva e lo spettatore accenna un fremito: se gli cadesse? 50 kg di ossa non sono leggere e, con due metri di gamba da una parte e due di braccio dall’altra, la Galina rischia di sbilanciarsi e fare un tuffo sul proscenio. Chissà che rumore farebbero tutte quelle ossa rotte…
Lo spettatore continua a guardare, ma ormai con un occhio; e con un orecchio ad ascoltare lo scempio dell’orchestra con i tempi del direttore brillo che accelera e rallenta.
Il nostro amico non ce la fa più: il fantasma della Galina-Giselle è aggraziato come un palo del telegrafo…e lui è stanco, tanto stanco. Dopo tante ore di fila per avere il biglietto, con quell’effluvio narcotizzante al fianco e il chiacchiericcio di nonna e nipote, non si accorge di chiudere anche l’altro occhio; l’orecchio analogo si disattiva in contemporanea. Lo spettatore dorme. Non sente neanche gli applausi finali delle dieci persone che hanno assistito con lui allo spettacolo, sedute sulle altre panchine.
Si sveglia con il frastuono del camion della nettezza urbana che con solerzia ripulisce il Giardino Strozzagalli per l’indomani. Lo trasportano ancora seduto, rimettendo la panchina al proprio posto: “Stia comodo, facciamo tutto noi” si sente dire dal netturbino, sorridente come un pompiere americano “Ci hanno detto di creare spazio per le mille sedie per il concerto di domani”.
Lo spettatore, ormai ben sveglio, accenna ad alzarsi, recuperando il cuscino…“Aspetti, aspetti…” – prosegue il netturbino con un sorriso ineffabile – “Attaccata alla spalliera della panchina c’è ancora una locandina del balletto: dobbiamo toglierle tutte per far posto a quelle di Basco Gialli. Non vediamo l’ora!”.
Lo spettatore guarda senza battere ciglio l’effige della Galina finire nel camion per lo smaltimento dei rifiuti urbani. “Era ora! – pensa – Accartocciata occuperà meno spazio…”.
Natalia Di Bartolo © DiBartolocritic
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