Review: “MARATONA RACHMANINOV”al Teatro Massimo Bellini di Catania, con cinque giovani pianisti.
By Natalia Di Bartolo © DiBartolocritic
“Maratona Rachmaninov”al teatro Massimo Bellini di Catania, in collaborazione con ‘Rachmaninov Society’ NONSOLOCLASSICA, il 30 maggio 2017.
Una lunga serata, come il titolo preannunciava, un fuori abbonamento, in cui sono stati eseguiti i quattro concerti per pianoforte e orchestra del genio russo e la sua rapsodia su un tema di Paganini.
Buona scusa quella di tirare fuori un repertorio così ampio e virtuosistico per mettere in luce giovani talenti della tastiera. Buona occasione, oltre che buona scusa, per fornire loro l’appoggio e la potenza esperiente di un’orchestra come quella del Teatro Massimo Bellini.
Però, se si vogliono valorizzare giovani pianisti con concerti per pianoforte e orchestra, è bene che l’orchestra li coadiuvi, non che li ostacoli. Invece, alla guida del M° Epifanio Comis, noto pianista d’indiscussa capacità artistica, ma direttore d’orchestra certamente meno esperto, i bravi professori catanesi erano lasciati soli ai coloriti scritti sulla partitura, perché il direttore, nello spasmodico vigilare sui propri rampolli al pianoforte, imperversava, privando totalmente l’orchestra di una guida dinamica. I colori erano inesistenti, un tutto forte da tutte le sezioni e i volenterosi orchestrali, pur facendo del proprio meglio nell’arco dell’intera serata, inevitabilmente hanno coperto in diversi passaggi il suono del pianoforte.
Poi, sia chiaro, tutto è dipeso anche da chi abbia suonato il bel pianoforte gran coda Steinway & Sons in dotazione al teatro catanese. Sempre quello per tutta la serata, ovviamente, ma, quando la parte pianistica riusciva ad emergere, è sembrato di ascoltare il suono di cinque pianoforti diversi.
Primo solista a salire sul palcoscenico del Bellini è stato Riccardo Alma, che ha eseguito il Concerto n.1 in Fa diesis minore op. 1. Al giovane artista era affidato un concerto a sua volta giovanile dell’autore russo e il suo tocco era ancora nettamente scolastico. La parte orchestrale, per fortuna, non lo ha ostacolato più di tanto. Inquadrato e composto, ha portato a termine correttamente l’esecuzione.
E’ seguito il Concerto n.4 in sol minore, op. 40 ed al pianoforte si è seduto il sedicenne catanese Daniele Rametta, il più giovane del gruppo. Altro piglio, altro approccio con lo strumento, decisamente altra resa sonora. Un ragazzone promettente che va seguito con attenzione, perché ha un talento di tutto rispetto e trae dal pianoforte sonorità interessanti. Riguardo alla parte orchestrale, anche lui ne è uscito graziato.
Dopo un primo, annunciato, lungo intervallo per consentire al folto pubbico di sgranchirsi e dissetarsi, anche portando in sala bottigliette d’acqua con relativi bicchieri (neanche si fosse stati al cinematografo), si è ripreso il concerto con la Rapsodia su un tema di Paganini (Capriccio 24) op. 43, con al pianoforte Viviana Lasaracina.
La pianista ventottenne, la più “anziana” del gruppo, ha dato un’interpretazione corretta del difficile brano pianistico, denunciando però un’emozione ed un impegno spasmodico che probabilmente le avevano procurato notti insonni nell’arco di una certamente lunga, curata e sofferta preparazione.
Si è proseguito con il celeberrimo concerto n.2 in Do minore op. 18, solista Lorenzo Pascucci. E qui il Maestro Comis ha dato il meglio di sé nel coprire il suono del pianoforte, già di suo suonato con piglio non particolarmente vigoroso né pregnante dal giovane solista, portando il volume orchestrale a livelli tali che neanche se il pianista avesse avuto martelli pneumatici per dita si sarebbe sentita una nota in più di quelle poche che sono riuscite ad emergere.
Altro intervallo per la gente che assiepava anche i palchi, oltre che la platea e che mostrava di gradire moltissimo le performances dei giovani solisti. Una cappa di stanchezza incombeva, però, sul viso di molti: la maratona, con ben due intervalli per giunta, può divenire pesante.
Ecco l’ultimo concerto, quindi, il meraviglioso n. 3 in re minore op. 30, affidato alle mani del pianista russo Dmitrij Shishkin.
In attesa della conclusione, si dava fondo alla pazienza scaturita dalla comprensione per il nobile intento che animava la serata. E invece, a questo punto, la sorpresa. Il giovane Shishkin suonava, eccome! Un vero virtuoso in erba sul palcoscenico, a concludere la serata.
C’è poco da fare: l’approccio con lo strumento è fondamentale e si nota al primo accordo. Il tocco del giovane russo era ammirevole, calibrato alla perfezione, di una rara scioltezza e dotato della capacità di affrontare una diteggiatura improba senza battere ciglio. Senza smorfie, con una compostezza da manuale, ha eseguito un concerto che farebbe tremare i polsi al più esperiente dei pianisti. Anche gli orchestrali, rincuorati dal livello del solista, hanno bypassato il direttore e dato il meglio che si potesse in quelle condizioni.
Applausi scroscianti hanno festeggiato la promessa più evidente tra tutti i giovani che hanno affrontato l’impegnativo concerto. E’ valso la pena sostenere l’intera serata anche solo per ascoltare questo concerto che l’ha conclusa.
Ovviamente, si augura comunque un futuro radioso di studio e perfezionamento a tutti i giovani pianisti che si sono esibiti al teatro Massimo Bellini in questa “maratona” musicale di primavera, come ha auspicato nell’intervento finale il M° Francesco Nicolosi, Direttore Artistico del teatro catanese…e un direttore d’orchestra più accorto.
Natalia Di Bartolo © DiBartolocritic
PHOTO © Giacomo Orlando