Review: ANDRAS SCHIFF dirige a Vicenza per il Festival “Omaggio a Palladio” giunto alla XX edizione.
By Lukas Franceschini
Vicenza, 28 aprile 2017.
Come ogni anno András Schiff ritorna nella città veneta per una serie d’importanti concerti inseriti nel Festival “Omaggio a Palladio” giunto alla XX edizione.
Il programma odierno sono incentrati su una triade di compositori: Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart e Franz Schubert, autori tutti presenti nel secondo concerto eseguito nella Basilica dei Santi Felice e Fortunato.
Il programma comprendeva “Magnificat in Re Magg. BWV 243” (versione in Mi Bem. Magg. del 1723 trasposta in Re magg. tra il 1728-e il 1732) di Bach, “Mottetto Ave Verum Corpus KV 618” di Mozart e “Intende voci in Si Bem. Magg. D.963” di Schubert.
Il Magnificat è una delle più importanti opere vocali di Bach, trattasi di una cantata sacra composta per orchestra, coro a cinque voci e cinque solisti. Il testo è tratto dal cantico contenuto nel primo capitolo del Vangelo secondo Luca, con il quale Maria loda e ringrazia Dio perché ha liberato il suo popolo. La cantata, insieme alla Messa in Si minore, costituisce una delle due principali composizioni in lingua latina del compositore tedesco. Egli compose una prima versione in mi bemolle maggiore nel 1723 per i Vespri di Natale a Lipsia, versione che conteneva numerosi testi natalizi. Nel corso degli anni il compositore rimosse i brani specifici per il Natale in modo da rendere il Magnificat eseguibile durante tutto l’anno. Bach traspose in seguito il brano in re maggiore, tonalità più adatta per le trombe. La nuova versione, che è quella conosciuta oggi, venne eseguita per la prima volta nella Thomaskirche di Lipsia il 2 luglio 1733. La cantata è divisa in dodici parti che possono essere raggruppate in tre movimenti, ognuno inizia con un’aria ed è completato dal coro. Cantico tra i più antichi della chiesa romana, non abrogato dalla riforma luterana, è caratterizzato da una varietà estetica barocca alla quale si sommano elementi come l’energia, la solennità e la freschezza che scaturiscono a ogni nota.
L’Ave verum corpus è un celeberrimo mottetto e come ebbe ad affermare Paumgartner “la più alta opera d’arte che Mozart abbia scritto”. Il brano vide la luce a Baden, località termale nei pressi di Vienna, ove Mozart soggiornava assieme alla consorte. E’ stato accertato che fu composto per ricompensare l’amico Stoll, kapellmeister della chiesa parrocchiale e maestro di scuola, il quale aveva offerto qualche lezione al piccolo Carl. La pagina, piccola per l’esiguità dell’organico (quartetto d’archi, organo e coro) adatto a una chiesetta di paese; grande per la nobile aura mistica che emana e per la purezza del linguaggio. Inoltre, il brano è uno dei rarissimi spartiti di musica sacra composti da Mozart dopo il trasferimento a Vienna nel 1781 ed è un importante indizio del nuovo linguaggio musicale in un codice più popolare per rappresentare il mistero divino.
“Intende voci” fu composto da Schubert nell’ultimo anno di vita, fu pertanto creato nel contesto di altre grandi opere della sua letteratura musicale, nel quale è rilevante una frenesia creativa senza precedenti nel compositore, creando composizioni in cui ruppe tutti gli schemi precedenti e si spinse verso nuove aree di espressione. “Intende voci” è certamente un lavoro secondario. Eppure, in questo caso si può cogliere l’atmosfera che riflette quest’ultimo anno creativo lasciando alle spalle i modelli barocchi e classici per uno stile musicale più personale e romanticamente colorato linguaggio di un testo sacro. Elementi di questo nuovo stile da chiesa includono l’iterazione che crea atmosfera, la sottile introduzione di strumenti a fiato e suoni che muoiono nel nulla, un effetto che Schubert impiegherà anche in altri spartiti sacri.
Sublime esecuzione quella che ci ha offerto András Schiff e la “sua” Orchestra Cappella Andrea Barca nella basilica del X secolo, la quale è doveroso rilevare ha un’acustica eccezionale se paragonata ad altri templi sacri il cui ascolto musicale è sovente imbarazzante, anche se il luogo resta carismatico.
Schiff è un assoluto interprete di questi compositori, in Bach trova la sinergia con l’organico strumentale e il coro che possiamo definire eccezionale, per la compattezza esecutiva e la raffinatezza stilistica del Magnificat. I tempi sono sostenuti ma allo stesso tempo morbidi e funzionalissimi nello stile del compositore. Bravissimo il Coro San Rocco, diretto da Francesco Erle, che si conferma come una delle migliori formazioni corali non solo regionali nel repertorio barocco. Non meno efficace il quintetto di solisti, con nomi di alto rango esecutivo, Ruth Ziesak (soprano I), Britta Schwarz (mezzosoprano), Werner Gura (tenore), Robert Holl (basso) e Giulia Bolcato (soprano II) che coglie un personale successo il quale contribuisce a una carriera sempre più in ascesa. L’insieme ha offerto al pubblico un’esecuzione più che ragguardevole, nella quale l’impronta del direttore è stata fondamentale nella continua e pertinente ricerca dell’estetica esecutiva, la solennità e una peculiare freschezza che assieme caratterizza quest’autentico gioiello di spartito.
Non meno efficace, la bacchetta, in Mozart, che nel breve mottetto toglie il respiro per l’aulica introspezione di una scrittura semplice ma sempre di grande effetto, seguito dalla soave esecuzione di Schubert, nel quale Schiff afferma la consuetudine con il compositore trovando un perfetto equilibrio dinamico nella lettura, la quale è elettrizzante nel finale, cosi sospeso e lieve.
Successo, più che meritato al termine.
© Lukas Franceschini
PHOTOS Ufficio Stampa Festival “Omaggio a Palladio”