DIVA AGATHA, concerto lirico sinfonico a Catania
Review by Natalia Di Bartolo © dibartolocritic
La rappresentazione di “Diva Agatha – Mistero per mezzosoprano, Coro e Orchestra”, del M° Matteo Musumeci, andato in scena al teatro Massimo Bellini di Catania il 2 febbraio 2017 in prima esecuzione assoluta, inaugura un progetto di celebrazione annuale organizzato da teatro stesso in onore di Sant’Agata, Patrona veneratissima di Catania. La data in cui il concerto si è svolto, infatti, rientra in pieno nelle celebrazioni agatine, particolarmente solenni nella città etnea e come sempre sentite.
Sant’Agata, immortalata nel busto reliquiario d’argento cesellato e legno policromo dello scultore Giovanni di Bartolo, del XIV secolo, portato ogni anno in processione nell’ambito di una grandiosa Festa popolare che è divenuta Patrimonio dell’Unesco, e il suo martirio hanno ispirato il M° Musumeci, giovane rampollo di Tuccio, attore di rinomata fama, a comporre l’opera lirico-sinfonica.
Ci si sarebbe potuto aspettare da un compositore contemporaneo una sorta di altrettanto contemporanea modernità compositiva, ma la composizione del Musumeci si è dimostrata aderente ai canoni della tradizione, priva di qualsiasi dissonanza e dotata di una parte cantata celebrativa letterariamente tradizionale anch’essa, su testi in prosa versificata di Massimiliano Costantino.
La variegata fonte d’ispirazione che ha caratterizzato la Cantata, fondendo e accostando momenti di musical e musica da film a momenti d’ispirazione sinfonica di matrice riconducibile, tra gli altri, a Saint-Saëns e Dukas, con incursioni operistiche soprattutto in Rossini e in Puccini, nonché nei Carmina Burana ed in molte altre illustri fonti, ha dimostrato la profonda cultura musicale dell’autore, che da tale fonte ha tratto la propria composizione.
Il mezzosoprano Maria José Lo Monaco e il numericamente imponente Coro dell’Istituto Musicale Vincenzo Bellini di Catania (evidentemente aduso alla tecnica polifonica e non a quella lirica), diretto dal M° Carmelo Crinò, unito a quello del teatro, diretto da Ross Craigmile, non si sono sottratti al tentativo di passare dalle tonalità gravi alle tonalità acutissime della partitura, in cui, certo volutamente, gli accenti musicali spesso non corrispondevano a quelli letterari del testo, in un fraseggio ripetitivo e a tratti ossessivo, ispirato chiaramente alle orazioni devozionali popolari.
Un pregevole intervento, a questo proposito, è stato quello del percussionista Alfio Antico, che è piombato dalla platea in un contesto sinfonico-corale con suoni di tamburo e frasi in dialetto dedicate da secoli alla santa dal popolo in processione, attestandosi poi anch’egli sul palcoscenico insieme ai propri tamburi a cerchio.
Il tutto in mano al M° Antonino Manuli che si è prodigato a coordinare e dirigere il nutritissimo organico orchestrale del teatro, comprendente anche strumenti desueti e comunque variegati, compreso l’organo, tutti ai limiti del proscenio per fare spazio alla massiccia presenza della compagine corale.
Teatro colmo e plaudente, pubblico catanese delle grandi occasioni certo coinvolto dalla fascinazione del tema e dalla rilevanza data all’evento.
Natalia Di Bartolo © dibartolocritic
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