INTERVISTA ESCLUSIVA a puntate per la RUBRICA Il Salotto d’Arte
di Natalia Di Bartolo © dibartolocritic
Questa al basso emiliano Carlo Colombara sarà una mia intervista sui generis, illustrata da numerosi video, che andrà avanti nel tempo “a puntate” e che abbiamo ideato insieme per il piacere di condividere un parere così autorevole sulle voci liriche nella loro accezione più corretta, per sfatare falsi miti e leggende su impostazioni, tipi, modi, emissioni, colori vocali, sia maschili che femminili.
Ogni “puntata” sarà costituita da un video con un/a protagonista, colui/lei che per il celebre interprete rappresenta “la vocalità giusta” per ogni tipo di voce si possa presentare sul palcoscenico. I suoi “ideali vocali”, insomma, coloro che incarnano la vicinanza alla perfezione secondo i suoi parametri non solo di cantante, ma anche di autorevole insegnante che in numerose Masterclasses ha dato il proprio imprinting a decine di allievi.
Si partirà dalle voci dei Bassi, che rappresentano il tipo di vocalità che il Maestro frequenta e pratica nei maggiori teatri del mondo in quasi trent’anni di carriera, per poi proseguire con tutti gli altri tipi di voce lirica: baritoni, tenori, mezzi soprani, soprani.
Insomma, cantanti di oggi: adeguatevi a questi parametri: è un consiglio da parte mia, ma un imperativo da parte del M°. Carlo Colombara, che ringrazio per la sua simpatia e collaborazione qui nel mio Salotto d’Arte su operaeopera.com., dove sono onorata di riceverlo e ospitarlo in questo interessante excursus.
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NDB: Maestro, la vedo risoluto e anche un po’ arrabbiato, in fatto di voci liriche oggi… Di belle voci giovani, in effetti, se ne sentono poche…Voci capaci, per esempio, di cantare le cabalette come Dio comanda…
CC: Certo! A che serve cantare Trovatore, Attila, Jerusalem, Lombardi, Norma, Nabucco e tante altre opere con la cabaletta cantata noiosamente due volte, se non hai la voce giusta? Non dico di fare come Christoff che asseriva: “Ma si, una volta basta!” Una volta sì, può anche andar bene, ma con un po’ di grinta nella voce, un po’ di nervetti..e, potendo, con un po’ di VOCE! Questo ibridume…farlocco.
NDB: Ma allora che fare con questa cabaletta?
CC: La cabaletta dev’essere eseguita due volte solo se con variazioni. Comunque io penso che ai personaggi serva più’ che altro la voce giusta, la giusta drammaticità, intensità’ nell’espressione, piuttosto che vincere semplicemente la gara dell’arrivare in fondo comunque, “come da spartito”. Stiamo tutti ad idolatrare la Callas perché ha dato una nuova espressività ai personaggi. Però poi, mai come oggi, quella grande lezione viene disattesa. Da basso parlo dei bassi, per esempio in Attila e Nabucco. Attila non può’ avere una vocina..Il flagelletto di Dio? E’ ridicolo, cozza con quello che dice. Zaccaria del Nabucco è un profeta, non parla sottovoce, parla al coro, quindi…
NDB: Dunque lei le cabalette le esegue sempre due volte?
CC: Io le cabalette di Nabucco e di Attila le ho eseguite sia due volte che una sola. Quando l’ho cantata due volte ho sempre cercato di differenziare almeno il colore nella ripetizione. Ripetere due volte la stessa cosa senza nessun cambiamento sembra di cantare un “per chi non avesse capito”…sembra un tic! Comunque i compositori mica erano deficienti da scrivere due volte la stessa cosa. La prima la si esegue come è scritta e la seconda con variazioni. I compositori scrivevano la seconda cabaletta proprio perché i cantanti potessero variarla con dei virtuosismi. I compositori amavano i loro cantanti!
NDB: Cosa pensa del “periodo d’oro” della Lirica, quello della Callas e di Di Stefano, per intenderci?
CC: Sì, c’e’ stato un periodo della lirica che tutti chiamiamo giustamente “d’oro”. Perché era d’oro? Per la grandiosità’ degli allestimenti? Forse. Per la grandezza dei direttori d’orchestra? Forse. Per la qualita’ dei cantanti? Sicuro!
NDB: Ma allora se ci servissimo di youtube, lei ci potrebbe indicare quali siano, a suo parere le voci che hanno reso “d’oro” quel periodo?
CC: Certo, tramite youtube sarà interessante passare in rassegna alcune delle voci che hanno fatto si che quell’epoca fosse “d’oro”. Le vocalità’ ,la qualità’ del timbro, il volume, la morbidezza, la tecnica, etc.. Ma soprattutto il timbro vocale. Perché è proprio qui che oggi si fa una grande confusione, volutamente. Ecco: tutto quanto si discosta troppo dai video che seguiranno non chiamateli bassi-baritoni, bari-tenori, soprani falcon e così via, ma semplicemente “voci corte” o “ibrido-stimbrate” .. Perché dato che alcuni come il sottoscritto hanno lavorato da pazzi per avvicinarsi a coloro che ascolterete, ogni tanto a sentire castronerie ci si inquieta…Bene, partiamo. E partiamo con:
IL BASSO PROFONDO
In Italia abbiamo avuto un grande esponente di questa categoria : GIULIO NERI.
https://youtu.be/GxuBfHx1jiA
Altri notevoli bassi profondi sono stati Matti Tavella, finlandese e Jerome Hines statunitense.
Voce oggi praticamente scomparsa, quella del basso profondo, come le tante voci più gravi, le voci dragatiche. Vuoi per il diapason alto, vuoi per il cambio di stile di vita…è un dato assodato che le dragatiche ormai siano praticamente scomparse. La voce di basso profondo ha un’estensione di circa due ottave e mezzo e va dal do grave al mi-fa acuto.
NDB: Grazie Maestro!
Al prossimo appuntamento sarà la volta di un altro grande basso: il basso Cantabile o basso Nobile: CESARE SIEPI, scelto e commentato sempre da CARLO COLOMBARA…
SEGUITECI! …
Natalia Di Bartolo © dibartolocritic
PHOTOS © Natalia Di Bartolo, AA.VV.
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