Review by Natalia Di Bartolo © dibartolocritic
Una lunga serata il 19 novembre 2016, a Viagrande (CT), ideata per ricordare Vincenzo Bellini e per celebrarlo.
Da una parte, interesse per le partiture, anche pressoché sconosciute del grande musicista, dall’altra la voglia non solo di ascoltare la sua musica, ma averne anche testimonianza tangibile in ritratti, spartiti d’epoca, oggetti d’arte che lo raffigurino e lo commemorino.
Dunque, in un’unica serata, due azioni con la stessa forza motrice, quella della passione per il Cigno.
Così, da una delle navate laterali, antichi ritratti di Bellini, accostati a spartiti e altri oggetti rari, occhieggiavano tra le arcate bianche della chiesa Madre di Santa Maria dell’Itria, mentre il Coro Lirico Siciliano diretto da Francesco Costa eseguiva, tra i molti altri brani, le Litanie della Beata Vergine del grande musicista etneo.
Una mostra interessante quella organizzata da Franco Di Guardo, antiquario e collezionista appassionato di cimeli, a latere del Festival “Cantantibus organis” sotto l’alto Patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, durante il quale il direttore artistico Nino Di Blasi ha consegnato un riconoscimento al musicologo Domenico De Meo.
Un’esposizione quella del Di Guardo ideata e studiata con amore per il bello, sia antico che moderno, riguardante la vita e le opere di Vincenzo Bellini, messa insieme con il principio di testimoniare come la memoria della figura di Bellini e della sua Arte siano ancora vive e presenti, oggi come nei tempi passati e di darne dimostrazione tangibile.
Dunque in esposizione pezzi unici tutti provenienti da collezioni private, come il ritratto della seconda metà ‘800 del fotografo londinese William Gee Parker, incorniciato in oro quale medaglione, pezzo di punta della mostra, o come l’altorilievo in gesso del M° Carmelo Florio del 1935, eseguito quale bozzetto per il bronzo celebrativo del I centenario della morte del musicista.
Ma non solo ritratti, tra cui una pregevole acquaforte francese di Charles Alphonse Deblois del 1878, o il grande profilo bassorilievo in gesso della seconda metà dell’800, ma anche documenti stampati, come lo spartito per solo pianoforte “Norma – Reminiscenze”, del compositore A. Jael degli inizi del ‘900.
Anche due stelle del melodramma aleggiavano tra le navate della chiesa di Viagrande: Eugenia Burzio, nella locandina di Norma al Teatro alla Scala nel 1912, direttore Arturo Toscanini, e Maria Callas, fotografata sulla copertina del libretto di Norma della casa discografica Columbia.
E poi pagine di antichi periodici, un estratto con ritratto dall’Album letterario e di Belle Arti di Roma in data 12 novembre 1835 che annunciava la morte di Bellini, libretti d’opera, ritratti dipinti del volto del musicista, anche d’epoca più moderna.
Il pubblico che gremiva la chiesa ha gradito moltissimo queste testimonianze artistiche di commemorazione del genio catanese, affollando la zona dedicata all’esposizione ed osservando gli oggetti esposti con vero interesse, quasi con devozione.
Una Mostra da ripetere senz’altro, da ampliare e da rendere autonoma, nel nome di quell’amore per il bello e l’antico che spinge il Di Guardo ad essere costantemente in movimento alla ricerca del “pezzo” sempre più raro, sempre più pregevole.
Una passione da evidenziare e di fronte alla quale provare sincera ammirazione.
Natalia Di Bartolo © dibartolocritic
PHOTOS © Franco Di Guardo, © Natalia Di Bartolo