Review by Natalia Di Bartolo ©dibartolocritic —
In una Catania piombata improvvisamente da un inverno primaverile ad uno glaciale, il 17 gennaio 2016, voglia di applausi al teatro Massimo “Bellini”, con la prima della stagione 2016, Fedra, di Giovanni Paisiello, in prima mondiale a Catania nei tempi moderni.
E il freddo esterno è stato così compensato dal calore interno al teatro, in cui il pubblico compassato delle prime ha comunque seguito con interesse lo spettacolo-evento che ha inaugurato la stagione.
Opera desueta, quindi, la Fedra, che al di là della trama con un intreccio mitologicamente poco attendibile e pressoché impossibile da seguire nei particolari, risente di tutta la temperie di un’epoca. Musica fresca, lieve anche nel tragico, quella di Paisiello e dunque italianissima.
Cantanti alle prese, però, con una partitura molto lunga, fatta di infiniti recitativi, ma anche di arie di tutto rispetto e certamente voci più robuste e autorevoli avrebbero giovato alla qualità musicale dello spettacolo.
Su tutte spiccava quella di Caterina Poggini, nella parte di Ippolito, espressiva e volenterosa. Corretta la protagonista nel ruolo del titolo, Raffaella Milanesi, ma priva di particolare intensità; a tratti interessante l’Aricia di Anna Maria dell’Oste, che avrebbe avuto però bisogno di maggiore dimestichezza con le agilità precise e cesellate che la parte richiede. Altrettanto dicasi per il Teseo un po’ flebile di Artavazd Sargysian.
Numerosi i comprimari, di cui uno insolitamente microfonato, sanza infamia e sanza lodo; una volta tanto gradevole e ben calibrato il Coro del Teatro, diretto da Ross Craigmile.
Il Maestro Jérôme Correas ha mantenuto, con sobria dimestichezza, su un binario di correttezza e brio la musica del compositore napoletano, governando un organico orchestrale ridotto per le esigenze particolari dell’opera settecentesca, ma di comprovata esperienza e bel colore d’insieme.
Ma ciò che ha dato corpo alla serata è stata la messa in scena interessante, guidata dalla regia attenta ed espressiva di Andrea Cigni, che sarebbe stata degna di un Macbeth, quanto a momenti evocativi, apparizioni e giochi scenici e coreografici, incisività e originalità. Scene ricche e costumi sontuosi e originali di Lorenzo Cutùli, comparse ben coordinate, trucchi curati e bizzarri, ma fantasiosi e gradevoli, il tutto assai ben illuminato dalle luci di Fiammetta Baldisseri ed arricchito dalle interessanti proiezioni, anche calligrafiche, di Mario Spinaci.
Gli spettatori sono desiderosi di qualità e, nell’insieme, la produzione si è dimostrata di livello. Se solo le voci fossero state più rilevanti, quanto soprattutto a proiezione, certamente sarebbe stata assai ben riuscita.
Ma il pubblico, come si diceva all’inizio era assetato di spettacolo; e di spettacolo se ne è visto tanto in scena, al punto da tributare meritatamente agli artefici della messa in scena visiva gli applausi più sentiti della serata.
Dunque, nonostante il genere mitologico settecentesco non risulti a tutti gradito ed abbia fatto registrare qualche defezione, successo per questa prima di Fedra, che ha dato il via ad una Stagione che si auspica in crescendo per il teatro catanese, onusto d’impareggiabile tradizione.
Natalia Di Bartolo ©dibartolocritic
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