Written by Natalia Di Bartolo ©dibartolocritic —
Alan Rickman, grande attore e regista inglese, è morto il 14 gennaio 2016 per una grave malattia contro la quale lottava da tempo. Era nato a Londra il 21 febbraio 1946.
Rickman era noto al grande pubblico soprattutto per per aver recitato nella saga cinematografica di Harry Potter come Professor Severus Piton, ma era un grande non solo del cinema più raffinato, ma soprattutto del palcoscenico shakespeariano e non solo.
Da questo il contatto elettivo e la collaborazione con il Festival internazionale del teatro romano di Volterra, “Il verso l’afflato, il canto”, che l’ha ospitato anche come attore e che lo ha visto entusiasta sostenitore delle sue iniziative e protagonista di uno degli eventi più interessanti mai realizzati a Volterra dal Festival.
Simone Domenico Migliorini, Direttore artistico del Festival internazionale del teatro romano, giunto quest’anno alla ventura XIV edizione, così ricorda, con accorate parole, l’insostituibile, carissimo amico e collega:
VOLTERRA, 14 gennaio 2015 —
“Non voglio essere ricordato per i film che ho fatto, quello è lavoro, io voglio essere ricordato come Alan, lo diciamo sempre anche con Emma (Thompson), una cosa il lavoro, una cosa la vita e chi ti vuole bene” mi disse una volta seduti in un’Osteria/Libreria a Dublino, prima del debutto del suo spettacolo di Ibsen al Teatro Nazionale irlandese.
Era una gran brava persona, io voglio ricordarlo così, come una persona, come voleva lui; lo ricordo nella sua casa a Londra quando venne ad aprirmi in accappatoio; voglio ricordarlo così nella sua casa italiana a servire in tavola sotto il pergolato, senza scarpe, sorridente, con quella voce potente in un forte accento inglese, sempre pacato, sempre entusiasta. Voglio ricordarlo sulla torre del Palazzo dei Priori incantato dal panorama che stava godendo: non sarebbe più sceso…
“Volterra è una scoperta, una incredibile scoperta.” – diceva Alan – “Ne ho parlato nell’ambiente del Cinema americano nessuno la conosce, Volterra è una grande scoperta, gliel’ho detto e ripetuto a tutti.”
Lo ricordo quando gli proposi di recitare Dante in italiano dalle finestre del Palazzo dei Priori, era emozionatissimo, come fosse un allievo d’accademia. Non solo. Soffriva di vertigini, strano per uno che ha fatto un volo di non so quanti mentri dal grattacielo nelle scene finali del film “Die Hard”.
Lo ricordo in tutte quelle occasioni che in questi anni abbiamo avuto modo di condividere, le sue lettere, il suo sostegno incondizionato al Festival. Ci teneva molto, mi ha sempre detto che potrebbe rappresentare per Volterra un grosso bussiness, potrebbe incidere sull’occupazione, il turismo e lo sviluppo anche demografico della città. Mi disse “il Festival sta a Volterra come il Guggenheim sta a Bilbao, se però ci si crede davvero e non puoi essere da solo a crederci, io ci sono e siamo due”.
Lo scorso Maggio mi chiamò da New York, aveva appena finito di presentare il suo ultimo film da regista “Le regole del caos” al quale stava lavorando da anni. Aveva conosciuto alla cena di gala il Presidente del World Monument Fund e me lo presentò per attivare una linea di osservazione internazionale per raccogliere fondi al restauro e messa in funzione definitiva del nostro teatro romano.
Ci incontrammo qualche mese fa, l’Ombra della Sera che gli donammo è nell’ingresso della sua casa (non ci sono i Globe, i Tony e tutti gli altri premi che ha vinto, ma l’Ombra sì), non sembrava stesse male, ci raccontammo un sacco di cose. Avevamo un sacco di progetti, un sacco di idee tra le quali a lui sarebbe piaciuto girare le piazze italiane con un carro e dei costumi e attrezzi di scena, insieme ad Emma Thompson, per recitare Shakespeare itinerante.
Lo ricordo quando si prestò a partecipare allo spettacolo “Cattivi e cattivissimi nel teatro di Shakespeare”: come era emozionato di poter recitare nel teatro romano, gironzolava estasiato tra i i ruderi monumentali, prima dello spettacolo, ne assorbiva l’energia ; lo ricordo quando dovevamo passare dai vicoli, dai portoni, per evitare l’orda di fans venuti da tutta Italia per vederlo.
Lo ricordo in una delle sue ultime mail, qualche giorno fa, dall’ospedale dove era ricoverato: I’m spending the most relaxing one in hospital… Can’t be too bad…”
Ricordo anche il suo appello pubblico:
“Caro Simone, Il Teatro Romano a Volterra non è solo una cosa di cui la città dovrebbe essere orgogliosa, ma dovrebbe comportare l’appassionata preoccupazione dell’Italia e del mondo. Ho avuto la fortuna di recitare alla sua ombra, due anni fa. La sua importanza come sito storico non può essere sopravvalutata, ma so anche personalmente come sia un posto così emozionante persino nella sua attuale condizione. Per averlo protetto e sviluppato per le generazioni future non solo sarebbe di enorme beneficio economico per la città, ma vorrebbe dire creare un luogo di importanza non solo locale ma anche nazionale e internazionale. Il problema è quello di dover risvegliare la coscienza di tutta l’Italia e di tutto il mondo civilizzato.”
Gli piacevano le foto dei tramonti e del panorama di Volterra, del teatro romano, dell’anfiteatro appena scoperto. Diceva che sarebbe guarito prima se io gli continuavo a mandare quelle foto.
Non sono servite, Alan, qua il tempo è grigio, tutta Volterra piange e si bagna di pioggia e il vento si lamenta di dolore, sul panorama terso è calato il sipario, ogni foto che scatto è grigia, come fotogrammi oltre i titoli di coda…In lontananza una canzone che non conosco ancora, mi dicono si intitoli “Can’t be too bad”…
Simone Domenico Migliorini
La Redazione di OperaeOpera, che tempo fa aveva anche pubblicato un’ intervista di Alan Rickman da Volterra, riproposta in questa sede, si unisce al cordoglio del M° Migliorini e dello Staff del Festival Internazionale del Teatro romano di Volterra, nel ricordo personale del grande artista e dell’uomo “speciale”.
Natalia Di Bartolo ©dibartolocritic
SOURCES, VIDEOS AND PHOTOS: ANSA, @Simone Domenico Migliorini, ©Festival internazionale del teatro romano di Volterra