Written by Natalia Di Bartolo —
Il precursore dell’Espressionismo Edvard Munch (1863-1944) è di nuovo in mostra nella capitale austriaca con le sue opere grafiche, a dodici anni di distanza dalla grande retrospettiva dedicatagli nel 2003 e che inaugurò la riapertura dell’Albertina di Vienna.
Nella mostra viennese, aperta dal 25.9.2015 al 24.1.2016, sono esposte circa 80 delle opere più famose dell’artista norvegese. Appartengono tutte a collezionisti privati e vengono messe a disposizione dell’Albertina in via del tutto eccezionale per questa occasione.
Gli splendori di un artista, a volte, sono travisati dalle consuetudini. Nel caso di Munch, dall’immediata, inevitabile connessione tra il nome e quello che è considerato il suo capolavoro o, comunque, il suo dipinto più famoso: l’urlo.
Ma Munch non era solo un pittore, era anche (e ci sarebbe da aggiungere soprattutto) un grande grafico.
L’attività grafica di molti artisti è spesso sottovalutata, poiché, se si considera la consuetudine di ritenere le opere grafiche dei multipli, il loro valore economico di stima sembra calare e, in misura proporzionale, perfino l’interesse artistico nei loro confronti. Invece, il disegno e quindi le attività grafiche di un artista sono, ad avviso di chi scrive, basilari per la sua formazione e anche per il “giudizio” che su di essa e sul suo complesso si possa dare da parte di storici ed esperti. Una gran mano da disegnatore è fondamentale anche per un pittore, perfino per un astrattista.
Inutile rinfocolare polemiche in questa sede, ma per fare Arte visiva è d’obbligo saper disegnare dal vero. Poi ci si può permettere qualsiasi innovazione o bizzarria. Forse non tutti sanno, per fare un illustre esempio senza andare troppo indietro nel tempo, che Picasso era un genio del disegno figurativo.
E’ il caso anche di Munch, nello specifico, gran disegnatore, dalla mano lieve ed agile, abile nel fissare con mezzi grafici apparentemente semplici quei segni eleganti e nello stesso tempo essenziali, quasi astratti a volte, che si ritrovano poi anche nei suoi lavori pittorici più pregevoli.
In particolare, all’Albertina di Vienna, si assiste alla visione di una carrellata di opere grafiche di squisita fattura, litografie e xilografie in particolare, che offrono un ampio spaccato su un Munch probabilmente poco conosciuto ai più e che, come tutti gli artisti, va guardato dal vivo.
L’eleganza raffinata, esile e quasi “consunta” di alcune sue composizioni risalta all’occhio come gioiello di coerenza e coesione stilistica e compositiva. Le abili mani del litografo e dello xilografo, nonché del calcografo stampatore sul campo, hanno dato vita a multipli che multipli non sono: sono reali opere d’arte che bastano a se stesse e che non si ripetono mai, pur rimanendo originate dalla medesima matrice. Le opere ritoccare e colorate a mano, poi, rimangono uniche e irripetibili.
Grandissimo il Munch ritrattista, in visione all’Albertina, in una scelta abile e significativa dei suoi migliori lavori. Ma non solo: è in mostra soprattutto il Munch che si ripiega su se stesso e sulle proprie visioni della vita e dell’arte, in una spontanea semplicità che è raffinatezza di scelte, perfino della matrice di legno delle xilografie: si notano in alcuni esemplari le venature di filo, che vengono sapientemente utilizzate come sfondi grafici e fanno parte integrante dell’opera. Questa finezza è tutta da rilevare e da esaltare nella visione di una mostra ampia e inconsueta come quella viennese, in cui anche il colore la fa da padrone, perché grafica d’Arte, checché se ne pensi, è anche raffinatissimo, stilizzato colore.
Negli ampi, eleganti locali del Museo austriaco, le opere di Munch, selezionate in numero relativamente esiguo, possono essere fruite in piena serenità di visione e di godimento dell’opera d’arte, in un ambiente altamente professionale, dotato di didascalie murali chiare, che delineano un itinerario da seguire con attenzione e sempre più con ammirazione per la grandezza dell’artista.
Decisamente una mostra non solo interessante, ma per certi aspetti perfino “illuminante” sul genio norvegese.
©Natalia Di Bartolo
PHOTO © Albertina Museum