By Salvatore Margarone —
(Following english translation) —
Anche d’estate i teatri d’Opera lavorano alacremente, in particolare nei siti più rinomati della nostra bella Italia.
Ennesima “Traviata”, per esempio, in questa estate 2015, al Gran Teatro La Fenice di Venezia; da circa quattro anni ormai il teatro veneziano ripropone la stessa opera in cartellone alle migliaia di turisti che affollano la città. Il tutto viene giustificato dicendo che opere famose come questa, di repertorio, piacciono molto agli stranieri.
Senza nulla togliere alla popolarità di quest’opera verdiana ed all’opportunità di metterla in scena, quello che pare il caso di contestare è il vederla costantemente riproposta con un allestimento che lascia molto a desiderare. La cosa lascia sgomente anche le migliaia di turisti (e non), che affollano il teatro in periodo estivo, perché quando ci si reca ad assistere ad un Opera Lirica, si va non solo per ascoltare la bella musica, ma anche e soprattutto per assistere ad uno spettacolo a 360°.
Con questo si vuole intendere che, oltre al senso dell’udito, anche il senso della vista vorrebbe sentirsi appagato: perché mai, altrimenti, Verdi con Piave e tanti altri compositori, con i rispettivi librettisti, avrebbero lasciato indicazioni precise su come allestire le loro opere? Perché avrebbero ambientato le loro opere in epoche ben definite, quando oggi, invece, con superficialità e presunzione, si stravolgono tali ambientazioni tramandate dalla Storia della Musica?
Le scene de “La Traviata” proposte da anni a Venezia hanno dell’inverosimile: fondali neri, qualche mobile stile IKEA, qualche lampada decò…Per non parlare di alcuni scenari del secondo atto (il giardino, per intenderci) ricreato con una proiezione di boscaglia su un fondale neutro, inserendo un tavolino da esterno in ferro battuto che contrasta con gli stili moderni degli altri due atti; oppure la pioggia di banconote verdi su Violetta, apparentemente dollari, quando ci troviamo invece in ambientazione parigina.
Ed i costumi di scena? Inesistenti: un riciclo di abiti normalissimi presi da un armadio di un comune cittadino del mondo.
Però qui non s’intende parlare solo de La Traviata a Venezia, ma più in generale: purtroppo oggi, ormai spesso si assiste a messe in scena sconfortanti e drammatiche, che nulla hanno a che vedere con il sentire ed il volere di chi le ha scritte; e le regie, in questi ultimi anni, avvalendosi di scenografie pressoché inesistenti e minimaliste, vanno ormai verso la direzione della “modernità” a tutti i costi.
Altro esempio, al Teatro Antico di Taormina, è stata proposta, lo scorso Agosto 2015, sempre “La Traviata”, allestita lasciando nuda sulla scena la protagonista. Nel libretto di quest’opera non ci sembra di aver trovato mai allusioni riguardanti il nudo!
Il fine “non” giustifica i mezzi, solo per far scalpore: questi capolavori hanno fatto e fanno ancora oggi la Storia della Musica! Vi è ancora questo tipo di mentalità in Italia?
Come rimpiangiamo le scenografie operistiche del grande regista Franco Zeffirelli, che ci ha fatto sognare, lasciandoci a bocca aperta per la sontuosità di scene e costumi da favola! Eppure il Teatro alla Scala, proprio in questa estate 2015, ha ripreso la sua produzione de La Bohème, con immensa gioia e godimento degli spettatori, che amano e spesso rimpiangono quei tempi d’oro in cui tali messe in scena sontuose ed accurate regie venivano create, rimanendo in quella tradizione che andrebbe ancora oggi rispettata all’apertura del sipario.
Altri tempi, sicuramente, ma nulla toglie che le Opere siano capolavori intramontabili a cui non si dovrebbe cambiare una virgola. In definitiva, anziché allestire low cost stravolgendo, si riflette su come questi “ripescaggi” di grandi allestimenti andrebbero fatti più spesso.
L’Opera è uno spettacolo che ingloba in sé musica, teatro, canto, scene, costumi e tutto il resto: non si possono continuare a tacere gli scempi proposti e riproposti al pubblico con tanta libertà.
© Salvatore Margarone
English translation:
SUMMER STAGING OF OPERA IN ITALY: THE DISAPPEARING TRADITIONS
Even in the summer, the theaters of Opera are hard at work, in particular the most famous of our beautiful Italy. Yet another “Traviata”, for example, this summer 2015, at the Gran Teatro La Fenice in Venice; for about four years now the Venetian theater repeats the same opera on the bill for the thousands of tourists who flock to the city. Everything is justified by saying that famous operas such as this, as part of the repertoire, are appreciated a lot by foreigners.
Without detracting from the popularity of this opera by Verdi and the opportunity to stage it, what I think is the case to dispute is to see it constantly revived in a version that leaves much to be desired. It leaves dismayed even the thousands of tourists (and not), who flock to the theater in the summer, because when you go to attend a lyric opera, you go not only to listen to the beautiful music, but also to assist to a show at 360 °; that is, in addition to the sense of hearing, the sense of vision would like to be to be fulfilled: why, otherwise, Verdi and Piave and many other composers, with their librettists, would leave precise directions on how to set up their operas? Why would they set their operas in well-defined eras, when today, instead, with superficiality and presumption, these settings passed down from the History of Music are upset?
The scenes of “La Traviata” proposed for years in Venice have the improbable: black backdrops, some furniture IKEA style, some lamp deco… not to mention some scenes of the second act (the garden, for instance) recreated with a bush projected on a neutral background, placing a wrought-iron outdoor coffee table, which contrasts with the modern styles of the other two acts; or the rain of banknotes on Violetta, apparently dollars, when it is supposed to be a Parisian setting? And the costumes? Nonexistent: a recycling of everyday clothes taken from a closet of an ordinary citizen of the world.
But I don’t not mean to speak only of La Traviata in Venice, but in general: unfortunately, nowadays there are frequently staged that are dramatic and disheartening, that have nothing to do with the feeling and the will of those who wrote them; and the direction, in recent years, using almost non-existent or minimalist scenes, now go towards the direction of “modernity” at all costs.
Another example: in the Teatro Antico of Taormina, last August, they proposed also “La Traviata”, held with a naked protagonist. In Piave’s marvelous libretto there never seems to have been any allusions to the possibility of the nude!
The end “does not” justify the means, especially when it is just to draw attention: these masterpieces have been fundamental and still are to the history of music! Is there still this kind of mentality in Italy?
How do we miss the scenery of the great opera director Franco Zeffirelli, who made us dream, leaving us open-mouthed by the sumptuousness of sets and fabulous costumes! Yet, theTeatro alla Scala, just this summer 2015, has resumed his production of La Bohème, with great joy and enjoyment of the spectators, who love and often reminisce about those golden times when these lavishly staged shows and accurate directions were created, remaining in that tradition that should be respected even today when the curtain rises.
Other times, certainly, but that does not take away that Operas are timeless masterpieces to which you should not change a comma. Ultimately, instead of setting up low-cost productions, twisting the whole original concept, we may reflect on how these “repechage” of large installations should be made more often. The Opera is a show that incorporates within itself music, theater, singing, sets, costumes and everything else: we cannot keep quiet on these dreadful productions proposed over and over to the public with such freedom.
© Salvatore Margarone
Translation courtesy of Tiziano T. Dossena