By SALVATORE MARGARONE
Firenze, 1/02/2015
“Tre Lune…tre mesi…tre secoli…” così recita il libretto di Carlo Pepoli dell’opera I Puritani di Vincenzo Bellini. Lo spazio temporale quindi, è stato il fil rouge per il regista Fabio Ceresa nella messa in scena del capolavoro belliniano all’Opera di Firenze, giorno 1 febbraio 2015.
Il buio ha pervaso fin dall’inizio l’intera opera, suddivisa per scelta registica in due atti. Un solo cambio scenico, poi non così d’impatto, nell’ultimo atto.
L’orchestra ha iniziato a suonare nel buio pesto del nuovo teatro fiorentino, dando subito l’impressione che sarebbe stata presente con forza per l’intera opera, sotto la direzione di Matteo Beltrami; ma, entrati ad uno ad uno gli artisti protagonisti, ci si è resi conto che così non sarebbe stato: la resa vocale degli interpreti non permetteva all’orchestra di avere quelle sonorità potenti di cui a tratti avrebbe necessitato.
Obiettivamente, il secondo cast impegnato non è stato all’altezza del grande Bellini, che purtroppo, ancora oggi, viene visto come autore languido e melanconico, quando invece, ad avviso di chi scrive, è impetuoso, nervoso, a tratti dirompente.
Le voci, anche se l’orchestra ha mantenuto volumi molto contenuti, venivano coperte e in sala la voce non arrivava! Sara stata pure colpa dell’acustica di questo nuovo teatro, ma sorgono legittimi dubbi.
Elvira, interpretata da Maria Aleida, al debutto in quest’opera, aveva una voce leggera, con buone agilità, ma non omogenea nel registro. Infatti nella zona centrale perdeva corposità e non utilizzava il registro misto. Azzardate le variazioni fatte sulla cabaletta “Vien diletto…”.
Il tenore Jésus Léon , rivelandosi a tratti inespressivo ma dotato di voce di grazia, aveva squillo, ma nei sovracuti, purtroppo, portava indietro i suoni che quindi risultavano piccoli e coperti dall’orchestra.
Degno di applausi il basso Riccardo Zanellato, nel ruolo di Giorgio Valton, voce piena, bella, calda, omogenea, emessa con padronanza dello strumento vocale e che ha dato un momento di relax all’intera opera durante l’aria “Cinta di Fiori”.
Cosa dire del basso baritono Julian Kim? Voce routinaria del Sol Levante…
Certo, nel corso della serata hanno giocato non poco l’emozione e la consapevolezza di affrontare un autore molto complesso sia per le linee vocali che per interpretazione.
Il pubblico non ha risposto con calore, non ha concesso applausi scroscianti, né ha richiesto bis delle arie famose su cui è imperniata l’opera.
Le incognite del secondo cast, in definitiva, hanno confermato la valenza del primo cast, che ha visto spiccare in altre recite una splendida Jessica Pratt e Antonino Siragusa nei ruoli principali.
Lo spettacolo, in coproduzione con il Teatro Regio di Torino , sarà replicato a Torino in primavera.
Salvatore Margarone
Foto Opera di Firenze