Review: OPERAFESZTIVAL BARTOK PLUSZ in Ungheria

Review: Operafesztivál Bartók Plusz in Ungheria ricorda i legami musicali che l’Ungheria tiene con uno dei compositori che valorizzarono la musica tradizionale ungherese-

By Federica Fanizza – 


Il titolo completo Operafesztivál Bartók Plusz, ricorda i legami musicali che l’Ungheria tiene con uno dei compositori che valorizzò in termini di ricerca etnomusicale la musica tradizionale ungherese. Cerca di imporsi all’attenzione dei maggiori festival europei, questo Festival creato nel 2001 che si tiene nella terza maggior città dell’Ungheria dal 19 al 25 giugno 2017, facendo nelle composizioni di Bartok l’elemento fondante dell’esistenza della manifestazione alla quale si aggiunge, in queste ultime stagioni rette dalla direzione artistica di Kesselyak Gergely, l’offerta di sviluppare e proporre musica contemporanea, specificamente l’opera, ma a condizione che sia musica “popolare”.

Ecco quindi il sottotitolo della manifestazione “Rebirth of Opera” (rinascita dell’Opera) supportato da un programma complessivo che allinea una ragtime-opera dedicata a Martin Luther King (A Lutherek) di giovani compositori magiari, Ittzes Tamas e Lanczkor Gabor, a un tradizionale Candide di Leonard Bernstein, alla riscrittura del mito dell’eroe romano Muzio Scevola (di Matyassy Szabolcs) con protagonista il soprano ungherese Andrea Rost, alla cooproduzione con il Festival di Torre del Lago Puccini , di Junior Butterfly del compositore giapponese Saegusa, per concludersi con una riproposta musicale del romanzo di Bulgakov Il Maestro e Margherita (A mester es Margarita di Gyöngyösi Levente). Non manca un omaggio a Astor Piazzolla con la sua opera tango Maria de Buenos Aires e a Kodaly stesso, con la sua opera da camera The spinning Room, produzione del Teatro dell’Opera di Stato ungherese. Non ultima come importanza, una performance originalissima, Phoné; affidata al compositore italiano Girolamo Deraco che ha creato una installazione sonora di 100 grammofoni a manovella (di provenienza di un collezionista italiano) approntati a suonate dischi a 78 giri, appositamente rielaborati, con l’accompagnamento di coro e fiati. Attorno a questi eventi portanti si incastrano tutta una serie di concerti che vedono presenze internazionali come l’Orchestra dei Musici di Roma e l’Orchestra da Camera Russa.

Quest’anno 2017 al nome tutelare di Bela Bartok si è aggiunto quello di Zoltán Kodály di cui si ricorda il 50 anniversario della morte al quale sono state dedicate le prime due serate del festival. Insieme i due musicisti pubblicarono numerose collezioni di musica popolare e ne furono parimenti influenzati nella loro produzione. Nella prima serata inaugurale del 16 giugno è stato presentato il Kodaly corale e sinfonico autore del Budavári Te Deum e Psalmus Hungaricus con la stretta collaborazione, per le parti soliste, dell’Opera di Stato di Budapest. Ma certamente l’evento celebrativo più atteso era la serata con concerto monografico dedicato al mondo delle danze tradizionali rielaborate da Kodaly con “János Háry suite” e le famose “Peacock variations” con protagonista il Corpo di ballo del Teatro Nazionale di Budapest e la locale compagine sinfonica.
Tutto questo è segno di vivacità e culturale e di entusiasmo creativo in un momento in cui l’Ungheria stessa e la cittadina di Miskolc è paradigma delle contraddizioni di una nazione economicamente depressa che chiede attenzione e rispetto, ponendo sulla bilancia della storia e del confronto tra nazioni certamente uno dei beni più preziosi che una popolazione possiede: il proprio patrimonio culturale, in questo caso musicale e drammaturgico.

Federica Fanizza

PHOTOS Operafesztivál Bartók Plusz – F.F.