2Reviews2: PETER GRIMES di Britten a Bologna

2Reviews2: PETER GRIMES di Britten a Bologna, al Teatro Comunale, diretta da Juraj Valcuha.

By Federica Fanizza e Lukas Franceschini –


Bologna – Teatro Comunale Giovedì 18 maggio (1a rappresentazione)

Diverse le letture possibili dell’opera di Britten Peter Grimes, con il protagonista che non riesce ad integrarsi nel “borgo” (il titolo dell’opera di George Crabbe, fonte ispiratrice, The Borough, 1810), accusato di aver ucciso il suo mozzo, suicida infine dopo che, in un incidente, era morto anche un secondo giovane aiutante. Ma resta evidente il tormento interiore, con la definizione di un personaggio molto diverso da quello tratteggiato da Crabbe. E le tensioni – le incertezze, gli spasimi – si fanno musica, “con un villaggio del Suffolk e l’atmosfera morale del XIX secolo come sfondo”. Vano sperare nel matrimonio, nel guadagno per farsi accettare dalla comunità. Prevalendo infine la disperazione della solitudine, del rimorso, con l’urgenza di porre fine a quella vita di turbamenti, conflitti, angosce.

Britten si ispira a Berg, senza però mai sposare la causa dell’atonalità o della dodecafonia, scegliendo di navigare nelle sicure acque del lirismo melodico, e alla canzone popolare inglese.

Nell’opera l’orchestrazione riveste un ruolo fondamentale. I sei intermezzi orchestrali tra una scena e l’altra sono pagine di altissimo valore compositivo, grazie alle quali emerge l’atmosfera marina che domina gran parte dell’opera.

Un uomo e il suo piccolo paese, un lembo di terra proteso sul mare. Una storia di estraneità, di pregiudizio, di violenta contrapposizione, di esclusione. Peter Grimes, la prima opera importante di Benjamin Britten, arrivata al teatro Comunale dal 18 al 24 maggio con la direzione musicale di Juraj Valcuha, la regia di Cesare Lievi, l’interpretazione di Ian Storey nel ruolo del titolo e di Charlotte-Anne Shipley, Mark S. Doss e Gabrielle Sborgi tra gli altri. Fondamentale è il coro, che dà voce alla comunità, affidato alla direzione di Andrea Faidutti.

L’opera debuttò a Londra a guerra appena finita, nel giugno del 1945, ed ha subito vari rimaneggiamenti da una dimensione da camera a una molto ampia. Ispirata a un poema romantico di George Crabbe, rappresenta un borgo non tanto diverso da quello di Aldeburgh, dove nacquero sia Crabbe sia Britten. «Una cittadina — ricorda alla presentazione il sovrintendente del teatro Comunale Nicola Sani — che è diventata, proprio grazie alle capacità di organizzazione e promozione musicale del compositore inglese, la sede di uno dei più importanti festival di musica contemporanea».

«In quest’opera — racconta Lievi — sono importanti i luoghi. Il borgo, innanzitutto, la comunità con le sue convenienze e i suoi pregiudizi, che avvolge il protagonista, un pescatore perso dietro i suoi sogni. L’altro posto è invisibile ma presente soprattutto grazie alla musica: è il mare, con la sua forza naturale».

La storia è quella di un pescatore cha ha visto morire un suo mozzo, sfinito dal lavoro, ed è stato prosciolto da ogni accusa in un processo. Ma quando poi ne trova un altro, in un istituto per orfani, gli impone di lavorare oltre le sue forze, fino a che questi non precipita da una scogliera. Il paese, dopo la prima morte, ha iniziato a sospettarlo di maltrattamenti e a tenerlo distanza. E lui si separa dagli altri con il suo sogno di arricchirsi con la pesca, fino a essere espulso come un capro espiatorio dalla piccola comunità pettegola e malevola. «I personaggi — osserva il regista — sono le figure importanti del villaggio, il farmacista, il parroco, un metodista che vede la realtà falsata attraverso le pagine della Bibbia, la tenutaria di una specie di bordello e le sue due «nipoti», una signora che si lascia guidare da fantasie strane e crede di essere in un romanzo poliziesco, il sindaco che, quando nel borgo crescono sospetto e odio, si lascia trascinare… Al di là della terra c’è il mare, con il suo movimento inarrestabile, causa di vita. Grimes è un pescatore, diverso dagli altri

Chi è Peter Grimes?. In fin dei conti Peter Grimes è un perseguitato, e come tale merita la compassione degli spettatori, ma allo stesso tempo è pur sempre un imperdonabile violento, colpevole, anche se in modo indiretto, della morte dei suoi apprendisti. Troppo bello (e troppo comodo!) sarebbe per noi vedere il mostruoso Grimes redimersi grazie all’affetto della compassionevole Ellen!

“Allontanati!”, è l’unica indicazione che gli viene data dal “giudice” Swallow nel prologo. “Via, prendi la barca e fai vela al largo, finché non vedrai più la terra. Poi affondati”. Queste invece sono le ultime parole che nell’opera gli vengono indirizzate dal vecchio comandante Balstrode, l’unico che è lo rispetta per le sue capacità di marinaio. E su questi momenti del prologo e del finale si delinea la vicenda umana e musicale del Peter Grimes di Benjamin Britten, su libretto che Montagu Slater trasse dalla Ballata XXIII del poema The Borough di Georg Crabbe (1810. La prima rappresentazione si tenne a Londra al Sadler’s Wells Theatre, 7 giugno 1945 e dedicata alla memoria di Natalie Koussevitzky, che l’aveva commissionata. Il mondo che ci prefigura Britten è un ambiente chiuso e a suo modo violento, una piccola comunità, racchiuso realisticamente nel suo paesaggio e nei suoi personaggi, che vivono sul mare e del mare: borgo non tanto diverso da quello di Aldeburgh, dove nacquero sia Crabbe sia Britten. Un dato messo in luce anche dall’allestimento andato in scena al Comunale di Bologna curato da Cesare Lievi, regista con una lunga e prestigiosa carriera le spalle, soprattutto nella prosa, che debutta nella sala dei Bibbiena con uno spettacolo ripreso da un allestimento del Comunale di Modena in coproduzione con Ravenna e Ferrara prodotto nella stagione 2004 – 2005. Gli può essere rimproverato che questa regia possa essere antiquata e statica ma Lievi è stata capace di essere essenziale e pulito nel tratteggiare i personaggi e l’ambiente, giocando con il contrasto, nei movimenti sul palcoscenico, tra il protagonista, quasi sempre isolato distante fisicamente dal resto degli abitanti del Borgo di Crabbe, e il resto del consorzio umano con il quale peraltro, e inevitabilmente, condivide il proprio mondo. Un microcosmo rievocato attraverso le scene di Csaba Antal, una piazza sul porto con le costruzioni stilizzate della locanda, della farmacia e della chiesa, della baracca di Grimes, che secondo le indicazioni di Britten doveva essere una barca rovesciata sugli scogli, trasformata in un vecchia roulotte malandata. Un molo si protende verso la platea, a sbalzo sulla buca dell’orchestra, identificando il pubblico in sala con “il mare” stesso, ovvero con il luogo dove Grimes si lascia morire. Le luci di Gigi Saccomandi contestualizzano i vari momenti, esaltando un certo senso di staticità dell’impianto scenico anche se movimentato nel corso del primo atto dagli effetti luci e ombra della tempesta che incombe sul borgo. I costumi realizzati da Marina Luxardo riportano ad un ambiente tra anni’30 – 40 essenziali nel’l identificare i vari attori del dramma.Oltre a Peter Grimes, protagonista nell’opera è il Coro, abilmente gestito da Andrea Faidutti, che dà voce e corpo alle maldicenze del Borgo con tutti i suoi rancori e pregiudizi nei confronti del protagonisa. Ma è il cast nel suo complesso che ha saputo esprimere al meglio le identità dei personaggi che dominano la vita del villaggio, dal farmacista con la sua insegna nella piazza del paese Ned Keene, interpretato da Maurizio Leoni, alla tenutaria dell’ambigua taverna Boar Inn, la Zietta (Auntie) interpretato vocalmente e con misura da Gabriella Sborgi insieme alle sue “nipotine” Chiara Notarnicola e Sandra Pastrana. Cosi come Mrs.Nabob Sedley, la pettegola del borgo e insistente con le sue insinuazioni sul conto del pescatore impersonificata da Kamelia Kader, come l’autorevole capitano Balstrode, con la voce di Mark S.Doss, che, insieme al Rev. Horace Adams di Saverio Bambi, e il giudice Swallow di John Molloy danno corpo autorevole alla varietà d’animo del paese.

Successo personale ha raccolto il soprano Charlotte-Anne Shipley nel ruolo di Ellen Orford, insegnante vedova, figura struggente e patetica nell’inseguire questo suo sogno d’amore per il pescatore. Ha saputo dominare la scena Ian Storey che nel ruolo del titolo, con voce possente e talvolta rude e spigolosa, ha saputo tratteggiare i complessi aspetti della personalità del personaggio travolto tra il furioso e l’allucinato. Intensa è la parte finale che Britten gli assegna: una scena di pazzia, con tanti richiami a più famose scene di pazzia del repertorio romantico, strutturata tra canto e un remoto suono di corno da nebbia; del resto proprio l’interludio al 3 atto s’intitola the Fog (Nebbia) e innalza lo stato di inquietudine che attornia l’anima di Peter ormai avvolto nei fantasmi della pazzia.

Merito del caloroso successo di questa esecuzione spetta alla direzione di Juraj Valcuha. Il giovane direttore ha saputo gestire le sonorità cupe e molto timbriche della composizione di Britten, dove spesso dominano il complesso degli ottoni e l’unisono degli archi senza sovrapporsi alle voci, offrendo spazio ai momenti più intimi e lirici della partitura come il Finale che si dissolve in una sonora ricostruzione delle onde marine che si infrangono sulla scogliera, un “Mare” che si calma al momento dell’affondamento dell’imbarcazione di Peter con il suo proprietario. Il pubblico a fine serata ha tributato a tutti un grande successo.

Federica Fanizza


Bologna, 24 maggio 2017.

Per la prima volta al Teatro Comunale è stata rappresentata l’opera Peter Grimes di Benjamin Britten, una lacuna colmata solo nell’odierna stagione in uno spettacolo ideato da Cesare Lievi e con la mirabile direzione di Juraj Valčuha.

Prima opera lirica di Britten fu scritta in versi da Montagu Slater, il quale s’ispirò al poema “The Borough” di George Crabbe. Ebbe la sua prima rappresentazione al Teatro Sadler’s Wells di Londra il 7 giugno 1945 diretta da Reginald Goodall e con Peter Pears, compagno del compositore, quale protagonista. Ottenne sin dall’esordio un trionfale successo di critica e di pubblico, mai appannato, e conquistò in breve tempo i più importanti palcoscenici internazionali. Il “borgo” in cui l’opera è ambientata ricorda Aldeburgh, cittadina sulla costa orientale dell’Inghilterra, dove viveva Crabbe, e in seguito anche i Britten, i quali fondarono l’omonimo festival tuttora in attività. La genesi dell’opera è legata a una commissione del direttore d’orchestra russo-americano Sergej Koussevitzky il qulae, nel 1942 per commemorare la moglie appena scomparsa, chiese a Britten di comporre una nuova opera per un festival.

Il protagonista, Peter Grimes, è un ritratto psicologico tra i più complessi dell’opera contemporanea, librettista, compositore e interprete lo trasformarono in una vittima delle circostanze e della comunità. Il suo violento comportamento divenne il risultato della sua smania di lavoro senza fine: una denuncia riguardo al complesso di superiorità dei suoi concittadini e sulla loro mancanza di umanità. L’azione si svolge in un villaggio di pescatori sulla costa orientale dell’Inghilterra, intorno al 1830.

Gli abitanti del borgo pongono un’insormontabile barriera di pregiudizi nei confronti del pescatore Peter Grimes, solo Ellen la maestra mostra sentimenti benigni, poiché i modi violenti e la casualità della morte del suo giovanissimo apprendista lo rendono avverso agli abitanti del villaggio. Il suo agire, irruento e percorso da invisibili tormenti, nell’evolversi del dramma diventa sempre più evidente, arrivando al delirio. Tutto ciò è causato essenzialmente dal voler per sé una migliore situazione sociale, che lo porterà però a distruggere la propria vita e quella dei poveri apprendisti, nell’incessante smania di lavoro. La tragica vicenda è narrata attraverso un bellissimo contrappunto tra voci soliste, coro (uno dei protagonisti essenziali dell’opera) e orchestra. Lo straordinario originale tessuto musicale dell’opera vanta anche una mescolanza raffinata di stili, dal romanticismo del primo ‘900 a riferimenti dodecafonici, senza tralasciare la musica popolare che rende credibile l’atmosfera del villaggio di pescatori. Grandiosi sono gli interludi sinfonici, utilizzati da Britten come un anticipo del clima drammaturgico, senza tralasciare il sapiente utilizzo dei singoli strumenti con particolare riferimento agli archi, all’arpa e alle percussioni. Non da ultimo è doveroso rilevare che non solo in quest’opera britteriana è presente un velato accenno all’omosessualità.

Il bellissimo spettacolo di Cesare Lievi, ideato per il Teatro Comunale di Modena, Ferrara e Ravenna nel 2005, ha il pregio di raccontare la vicenda attraverso una gestualità subdola e di forte impatto teatrale. La scena, in legno di Csaba Antal, è volutamente astratta e atemporale. La drammatica vicenda che ha influssi sicuramente morali, è vera e crudele, poiché la recitazione, quasi da commedia dell’arte, pone i personaggi nella chiarissima sfera dei loro ruoli. Il protagonista è sempre isolato, volutamente marcato è l’isolamento dalla società. A questa mirabile lettura contribuiscono i bellissimi e personali costumi di Marina Luxardo, che per rafforzare la concezione della vicenda hanno stili diversi, e le fosche luci di Luigi Saccomandi.

Sul podio Juraj Valčuha, una delle bacchette più importanti dell’ultima generazione di direttori, coglie un personale successo impegnandosi in una concertazione spigolosa, con tempi incalzanti, sovente nervosi, e attraverso una straordinaria focalizzazione di colori orchestrali vivi e momenti di puro lirismo, realizza una narrazione drammatica e appassionata di valore eccelso. Coadiuvato negli impeccabili intenti dall’Orchestra del Teatro Comunale in forma smagliante, precisa e calibratissima e uno straordinario Coro, istruito da Andrea Faidutti, che realizza una delle migliori performance della stagione.

Convincente il cast, i cui ruoli sono molto impegnativi. Ian Storey, il protagonista, dopo un inizio canoro stentoreo spesso impreciso e un assolo nel secondo atto non calibrato, trova la giusta via nella scena finale realizzata con grande enfasi e compattezza vocale rilevante. Il personaggio era invece centrato appieno sin dall’inzio, straziante e ieratico.

Bravissima Charlotte-Anne Shipley, Ellen, che sfodera doti raffinate in un canto dolente, sempre misurato con accenti e fraseggio ammalianti. Non è da meno il Capitano Balstrode di Mark S. Doss, cantante preciso e di grande impatto scenico.

Mirabile l’avvocato di John Molloy, perfetto Paolo Antognetti nel ruolo di Boles, intrigante la Mrs. Sedley di Kamelia Lader, e altrettanto convincenti e professionali Luca Gallo, Hobson, e Maurizio Leoni, Ned.

Strepitosa Gabriella Sborgi, la zietta, che nel teatro d’opera di Britten sta raccogliendo grandi successi sia per resa canora sia interpretativamente. Non da meno le due nipoti interpretate da Chiara Notarnicola e Sandra Pastrana. Professionali il resto del cast: Saverio Bambi (reverendo), Amos Colzani (Dr. Crabbe) e il ragazzo, del quale non possiamo scrivere il nome perché non specificato.

Opera sicuramente non di repertorio e anche di non facile ascolto, ma il Teatro Comunale, con soddisfazione, era quasi esaurito. Al termine successo trionfale e meritato.

© Lukas Franceschini


PHOTOS © Rocco Casalucci – Teatro Comunale di Bologna