Review: Il M°. JORDI BERNÀCER dirige Schumann

 Review: Il M°. JORDI BERNÀCER dirige Schumann con l’apporto della pianista russa Ksenia Kogan al teatro Massimo Bellini di Catania.

By Natalia Di Bartolo © DiBartolocritic –


Pare che in teatro d’Opera si vada sempre alla ricerca di nuove voci valide e se ne trovino poche. Lo stesso non può dirsi, in questo momento, anche nei teatri internazionali più blasonati, per i direttori d’orchestra. Ce ne sono tanti sui podi più prestigiosi, giovanissimi e molto bravi. Questo conforta il melomane, non solo per l’opera ma anche per la Sinfonica: i maestri giovani non solo sono bravi, ma sono pure versatili.

E’ il caso anche del Maestro Jordi Bernàcer, che ha diretto il Concerto Sinfonico tenutosi a Catania il 7 aprile 2017, alla guida dell’orchestra del Teatro Massimo “Bellini”.

Reduce dalla direzione de I Puritani a Piacenza, il Maestro Bernàcer, spagnolo, di scuola maazeliana prima e viennese poi, ha dato forma ad una serata di musica che nel complesso si è dimostrata di buon livello.

La scelta dei brani, ovviamente, è fondamentale e iniziare con l’ouverture in DO minore op. 81 dall’unica opera di Robert Schumann, Genoveva, ha fatto da ponte ideale tra l’opera, che il Maestro dirige spesso, e la sinfonica, in una serata interamente dedicata proprio al musicista tedesco.

L’ouverture di Genoveva è stata diretta con mano che faceva avvertire la dimestichezza con la direzione d’opera del M° Benacer e lasciava presagire per il seguito un buon dialogo tra le sezioni orchestrali e un polso piuttosto fermo, ma non particolarmente leggero. Per l’ouverture suddetta, che prelude ad un’opera di soggetto storico medievale, la pregnanza della direzione, però, ci sta tutta.

Altrettanto ci sta l’attenzione posta dal M° Bernàcer alla direzione del concerto per pianoforte e orchestra in LA minore op. 54, eseguito con protagonista la pianista russa Ksenia Kogan.

La giovane e bella solista, ha però, fin dall’approccio con lo strumento, mostrato una certa pesantezza di tocco. Noi non possiamo conoscere il tocco di Clara Wieck Schumann, che fu la prima ad eseguire il concerto, ma un’ampia gamma di esecuzioni ci ha porto nel tempo, dal vivo e in registrazione, tale concerto in versioni pianisticamente molto più scorrevoli, senza intoppi, anche tecnici, e prive di quel certo certo nervosismo che serpeggiava nelle mani dell’esecutrice russa, spesso intenta ad usarle non solo sulla tastiera, ma anche per ravviarsi i capelli o stropicciarsi gli occhi; tutto ciò si ripercuoteva senza scampo sull’esecuzione: la caratura dell’attacco e rilascio dei tasti era decisamente poco pregevole, il dinamismo inadeguato alla difficile diteggiatura, a tratti in anticipo o ritardo, e privo di fluidità.

La pianista Kogan è un’artista a tutto tondo, si dedica a molte attività nel campo della musica classica e del cinema d’autore. Forse, quindi, non ha ancora deciso cosa fare da grande. Le si consiglia di compiere al più presto la scelta più opportuna e, se la carriera concertistica dovesse essere la prescelta, giungerà certamente ad affinare le proprie doti fino ad onorare, con una maturità più appropriata, anche questo concerto meraviglioso, che merita un solista di grandi capacità.

La Sinfonia No. 1 in Si bemolle maggiore Op. 38 (denominata Spring, “Primavera”), sempre di Schumann, primo lavoro sinfonico pubblicato dall’autore, ha costituito la seconda parte della serata musicale ed è stata godibile nel suo complesso.

I bravi professori catanesi devono essere motivati per suonare al meglio e si ritiene che abbiano gradito il piglio del direttore Bernàcer, nonché la sua attenzione ai particolari e soprattutto alla suddetta cura dei dialoghi tra le sezioni. Gli ottimi solisti dell’orchestra hanno fatto il resto e la sinfonia, sia pur soffrendo di quella mancanza di leggerezza di cui sopra si parlava, è venuta fuori scavata e sentita, inconsueta così com’è stata composta, proprio più con i canoni del concerto che della sinfonia. Prosieguo ideale, quindi, del concerto per pianoforte e orchestra che l’aveva preceduta.

Alti e bassi, dunque, in una serata di musica comunque di buon gusto, che ha suscitato il visibilio delle signore soprattutto per la mise della pianista, tutta di rosso vestita: bellissima lei, bell’abito, molto elegante, splendida collana…Meglio, però, se accompagnati da altrettanta classe strumentale.

 

Natalia Di Bartolo © DiBartolocritic

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