Concerto di capodanno viennese a Catania

Rewiew by Natalia Di Bartolo ©dibartolocritic


Concerti di Capodanno per ogni dove, nel mondo, da quando quello storico di Vienna, che in questo 2016 ha compiuto 75 anni, impera con la sua caratteristica assolutamente personale e d’oltralpe.

Anche Catania non si sottrae a questa consuetudine, invero piacevole, tutto sommato, se non si pensasse che l’Italia è la patria del Bel Canto e, nella fattispecie, Catania quella di Vincenzo Bellini.

E’ pur vero che di celebrazioni “Belliniane” se ne mettono in piedi (?) tante sul siculo territorio, in ogni momento dell’anno…ma giusto il concerto di capodanno a Catania, in un teatro di tale tradizione, perché deve seguire il filone inflazionato di quello della storicamente ben più blasonata capitale imperiale? La gente, probabilmente, identificando ormai “capodanno” con “valzer” non se lo chiede più e chi programma ama il tutto esaurito. Ed eccoti ammannito anche a Catania il concerto di capodanno in strettissimo stile viennese.

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Il teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania

Al Teatro Massimo “Bellini” l’Orchestra c’è…e su questo, come si suol dire, “non ci piove”. Orchestra di ottimo impegno, esperienza in crescita, in parte consolidata…ma…c’è un ma, come sempre, quando ogni cosa andrebbe al proprio posto e andrebbe trovato un posto per ogni cosa: è un’orchestra poco adusa a suonare (Johann) Strauss a oltranza (con un assaggio di Offenbach all’apertura).

L’orchestra di Catania è formata da ottimi professionisti di comprovata esperienza e da giovani che si affacciano volenterosi al mondo della professione musicale in ensemble, ed è capace di dare il massimo, perché suona “di cuore”.

La si è vista piegarsi a tempi improbi, a dinamiche inconsulte, passando, soprattutto negli ultimi tempi, di mano in mano direttoriale, pure ove la mano non fosse proprio del tutto “ortodossa” con i tempi scritti e con la tradizione italiana. Ma si parla di Opera. E l’Opera è un mondo a sé. Soprattutto nell’Opera, dunque, l’orchestra catanese si ritrova e trova se stessa, come in una sorta di “nicchia” privilegiata. E’ come se lo spirito di Bellini e quello dei suoi meravigliosi colleghi, soprattutto italiani, aleggiasse nella magnifica sala del Sada ed ispirasse archi, ottoni, legni, percussioni e quant’altro ad emettere i suoni più perfetti.

Oltretutto, l’orchestra del Massimo Teatro catanese ha anche una propria caratteristica personalissima ed inconfondibile: ha un suo proprio “colore”, che si riconosce immediatamente all’ascolto: questo è un dato di fondamentale importanza, che non può che fare onore alla compagine catanese e che la rende un’orchestra stabile degna di questo nome, a livello nazionale ed anche internazionale.

MA, se a capodanno ti capita il giovane direttore Thomas Rösner, viennese, ecco che l’orchestra suddetta si trova come costretta a non essere più se stessa.

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Il M°. Thomas Rösner

Innanzitutto, il maestro austriaco ha selezionato un programma di musiche da concerto di Capodanno a Vienna, né più né meno, con l’aggravante di scegliere soprattutto i brani più noti, anziché tenerli alla fine. Solo che, personalmente, non ha ancora l’esperienza di Barenboim o il carisma del compianto Maazel, né ha avuto davanti i Wiener Filharmoniker! Ergo, il risultato non poteva essere che approssimativo, quanto a stile, dinamiche, colore e quant’altro.

Occorre polso direttoriale robusto per un’orchestra robusta come quella del Bellini, per governarla nel migliore dei modi e plasmarla degnamente allo stile degli autori da eseguire: la si troverebbe docile e duttile, perché tali sono le virtù delle grandi orchestre. Invece, supportato certamente, purtroppo, da limitatissime prove, il Maestro Rösner ha dato adito ad uno dei casi che, però, accadono solo avendo davanti una compagine con una propria spiccata personalità: ne è stato sopraffatto. L’orchestra, a tratti, suonava sfuggendo di mano al direttore.

Il che ha dato vita ad un concerto di musica  viennese carente di spirito mitteleuropeo e di chiaroscuri, leggerezza e aplomb, affermandosi comunque nei tempi corretti e nelle celeberrime caratteristiche, che sono arrivate ad entusiasmare il pubblico, ignaro, probabilmente, di tutte le problematiche di cui sopra, ma desideroso di cullarsi “Sul bel Danubio blu” in un pomeriggio di tiepido capodanno siciliano.

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E così, il concerto del primo dell’anno 2016 a Catania non solo ha celebrato il sold out tanto auspicato, ma ha riscosso il successo che il pubblico stesso attendeva di provocare e sottolineare, dopo che si erano sentite all’ingresso levarsi voci da signore habitués, invisonate ed avvolte in profumati effluvi, che affermavano tra loro flautando: “Sai, cara…Mi è parso che il concerto da Vienna, quest’anno, non sia stato bello come al solito…che peccato!”. Niente sapendo (avendolo ascoltato in televisione e, probabilmente, in cucina ai fornelli per i numerosi invitati già a tavola) che, invece, è stato uno dei meglio riusciti degli ultimi anni, proprio perchè il M° Mariss Jansons ha avuto la capacità di scegliere il programma “giusto” , con l’orchestra giusta, nel posto giusto.

Si potrebbe obiettare: ma non tutte le orchestre sono i Wiener a Vienna! Appunto! Allora, perché non un concerto di capodanno con l’Orchestra di Catania a Catania ma con musiche (anche) di Bellini? Non è una proposta nuova, certamente…ma perché non ribadirla? Attenzione, anche in questo caso, al direttore “giusto”, però…nonché ai cantanti! Altrimenti, meglio panem et circenses, con Vienna a capodanno 2017 anche a Catania.

Natalia Di Bartolo ©dibartolocritic

 

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