La Bohème alla Scala, agosto 2015: voglia di tradizione

By Natalia Di Bartolo


Milano, 31 agosto 2015 – 

Una Bohéme pucciniana d’epoca, alla Scala il 31 agosto 2015, con un sold out inizialmente inatteso, ma realizzatosi pienamente.

Nel golfo mistico l’ Orquesta Sinfonica Nacional Simon Bolivar de Venezuela di Caracas, tutta di elementi ventenni. Questa, insieme al Coro Nacional Juvenil, ha portato respiro, perfino allegria, alle prove e, nello stesso tempo, rigore e precisione alle rappresentazioni, con il M° Gustavo Dudamel saldamente alla guida di tale compagine.

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Il M° Gustavo Dudamel

Lievemente rallentati i tempi orchestrali in alcuni momenti, ma il tutto puccinianamente in perfetta regola: afflato, partecipazione, supporto agli interpreti, minimo scarto tra buca e palcoscenico. Solo una sonorità un po’ “pesante”, accentuata, ma che si è lasciata acoltare comunque per i pregi che hanno caratterizzato tutto il resto.

Tenera Mimì, Maria Agresta, dolce, moderata, raffinata, di bella vocalità. Una Mimì quasi “ideale”, che il pubblico scaligero, che la ama particolarmente, ha accolto con grande calore, soprattutto in quel contesto scenico e registico che richiamava alla mente grandissime voci del passato, di cui la prima, diretta da Von Karajan, fu Mirella Freni, nel 1963.

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Vittorio Grigolo, Rodolfo, ha un gran bel DO, e lo ha sfoggiato tutto, così come la sua facilità negli acuti, ma la sua interpretazione vocale ha risentito di una certa approssimazione e di “scatti” inconsulti, anche dal punto di vista vocale, oltre che scenico. Il tenore, di ben nota bella presenza, si è lasciato trascinare dagli umori personali e non è entrato nel personaggio, rimanendo costantemente se stesso, e non approfondendo più di tanto la parte psicologica del carattere pucciniano. Ha dalla sua l’ammirazione del pubblico femminile e non è poco, ma se si dimostrasse, inoltre, anche musicalmente più preciso, gioverebbe moltissimo alla propria professionalità ed alle fondamenta della propria fama internazionale.

Nella dolce-amara comitiva bohémienne, il Marcello di Massimo Cavalletti si è dimostrato corretto e ben caratterizzato; quindi una conferma, anche se la vocalità andrebbe messa meglio a fuoco; lo Shaunard di Mattia Olivieri ottimo, sia dal punto di vista vocale che scenico.

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Il Colline di Carlo Colombara merita un’attenzione particolare, lì dove il ruolo non è apparentemente di spicco, ma lo diventa palesemente al momento della “Vecchia zimarra”. Il pubblico scaligero ha accolto il celebre basso con grande calore ed applausi a scena aperta alla fine del famoso brano al terzo atto. Voce in gran forma nonostante il caldo e la prossimità delle recite, una dietro l’altra, Colombara si è dimostrato più che mai sulla cresta dell’onda e pronto ad affrontare il ricco calendario internazionale che lo attende.

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La monumentale Musetta di Angel Blue, nonostante il bel timbro vocale, non si è mostrata briosa come la parte richiederebbe, mancando anche di volume: la Musetta dell’immaginario collettivo non si è materializzata, dunque, in maniera adeguata, carente di proiezione e di quel pizzico di classe capricciosa che il personaggio pretende.

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Comprimari decisamente all’altezza del cast, corretti e dotati di voci adeguate, così come, insieme al Coro Nacional Juvenil, il Coro di voci bianche dell’Accademia del Teatro alla Scala.

Allestimento storico, che ha superato i cinquant’anni, ma che ancora regge perfettamente, sia dal punto di vista scenico che da quello registico, per il quale Marco Gandini, con le luci di Marco Filibeck, ha riportato nuovamente in vita la messa in scena di Franco Zeffirelli autore di regia e scenografia, come prima si accennava risalente in originale al 1963, costumi di Piero Tosi.

Lunghi i cambi di scena, due intervalli…più di mezz’ora per rimontare la soffitta per l’ultimo atto, ma ne è valsa ancora la pena.

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Concludendo, c’è da sottolineare come grande protagonista di questa messa in scena scaligera, in fondo, sia stato il pubblico: sfidando il caldo torrido e gli inevitabili disagi ferragostani, gli spettatori che gremivano la Scala all’inverosimile, hanno tributato ovazioni a ciascun solista e dimostrato con interruzioni entusiaste dello spettacolo a scena aperta, regolarmente ad ogni aria, duetto e scena, nonché con oltre dieci minuti di applausi alla fine, tutto il calore di un pubblico giustamente desideroso di qualità e di “tradizione”. 11988700_1123291994380481_727178124127714932_n

Questo ha gratificato gli interpreti tutti, attesi all’uscita da nugoli di fans a caccia di autografi in via Filodrammatici, ma anche chi nel teatro d’Opera ripone speranze e auspica certezze per il futuro.

© Natalia Di Bartolo

PHOTO © MARCO BRESCIA & RUDY AMISANO – TEATRO ALLA SCALA, COURTESY M° CARLO COLOMBARA, AA.VV.