I Capuleti e i Montecchi / Catania 2014

Catania, 27 ottobre 2014

Le melodie di Vincenzo Bellini sono come fiori pronti a sbocciare. Sbocciano ovunque, in qualsiasi condizione, in qualsiasi esecuzione, purché si rispetti l’Arte che le ha generate. E rispetto per l’Arte è stata la parola d’ordine della messa in scena del capolavoro “I Capuleti e i Montecchi, andata in scena il 27 ottobre 2014 al teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania. Nella partria del Cigno non avrebbe potuto essere diversamente. Certo, però, le suddette melodie avrebbero avuto bisogno di linfa complessiva più vitale per sbocciare in tutto il proprio splendore…

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L’ottima orchestra del Teatro catanese ha dato il meglio, con il proprio inconfondibile colore e le sonorità che riecheggiano in un luogo che appare come consacrato al genio etneo. Alla guida il Maestro Fabrizio M. Carminati, che ha diretto con polso fermo, ma con una brilantezza a volte fin troppo sfolgorante, soprattutto nella sinfonia. Per il resto, nonostanrte qualche accelerazione di troppo, non sono mancati attenzione filologica e supporto agli interpreti.

Giulietta e Romeo in quest’opera devono necessariamente avere caratteristiche vocali, sia pure entrambe femminili, decisamente opposte. Non è stato il caso di Rosanna Savoia e Belfiore, che avrebbero necessitato la prima di squillo e di filati più soavi e la seconda di gravi ben appoggiati e robusti e maggiore proiezione, soprattutto nella fusione dei duetti. Ciò nonostante, entrambe corrette ed espressive non si sono risparmiate nella tessitura impervia dell’opera belliniana, seguite a ruota da tutti gli altri interpreti, tra cui spiccava l’ottimo Capellio di Maurizio Muscolino.

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Coro monocorde sul mezzo-forte/forte, diretto dal recente acquisto Gaetano Costa, il quale avrebbe potuto tirar fuori quei coloriti, quei piano e pianissimo per i quali gli ottimi professionisti catanesi, se ben diretti e coordinati, sanno decisamente distinguersi. Ci si augura un feeling più intenso, tutto ancora da modulare, del coro con il nuovo direttore.

Regia a tratti routinaria, a tratti discutibile nello snodarsi dell’azione e nei cambi a scena aperta di Ezio Donato, in una scenografia a cura di Salvatore Tropea a volte un po’ ingenua quanto a qualità grafica delle proiezioni. Gradevoli i costumi di Dora Argento, auspicabilmente da mettere a punto le luci di Salvatore Da Campo.

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Tiepidi gli applausi…ma si sa…i belliniani convinti, nonostante la pioggia, erano tutti a teatro, nella massima correttezza del comportamento e nel rispetto del lavoro e delle difficoltà attraversate dal teatro catanese …ed accontentarli non è mai davvero facile per nessuno.

Natalia Di Bartolo

FOTO DI GIACOMO ORLANDO

pennaperartisti , scritti d’Arte per l’Arte